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Covid. Siamo pronti per tornare alla normalità?

di Anna Paola Lacatena

25 MAG - Gentile Direttore,
proprio ora che ci stavamo abituando, tutto riparte… Grazie alle norme anti-contagio al fine interiorizzate (forse), alla speditezza della campagna vaccinale (probabile), al sopraggiungere del caldo (inequivocabile), tutto riapre.

Dopo aver galleggiato, fermi e remoti, per più di quindici mesi in una mega vasca di deprivazione sensoriale, nel giro di pochi giorni scendono il tasso di positività, il numero dei letti occupati nei reparti e nelle terapie intensive- a proposito io comincerei a organizzarmi o quanto meno a pensare ad una programmazione per l’autunno – riaprono cinema, teatri, stadi, ancora poche settimane e anche le discoteche torneranno a ripopolarsi.

Non aspettavamo altro. Non ci era sembrato, infatti, troppo il tempo dell’attesa del ritorno alla “normalità” (mai termine fu più opportunamente collocato tra le virgolette)? Non avevamo tutti una grande fretta di tornare ad appropriarci di quella che avevamo a lungo rimpianto, attribuendole frettolosamente il titolo assoluto di “vita vera”?

E ora? Ora che ci stavamo abituando, tutto riparte…

Come spesso è capitato in questi lunghi mesi di pandemia da Sars-CoV-2 arriviamo alla nuova tappa un po’ impreparati, con un profondo senso di smarrimento e una certa stanchezza.

In attesa delle risultanze dello studio di follow-up PHOSP-COVID su 10.000 soggetti, condotto nel Regno Unito da un consorzio di ricercatori e clinici finalizzato a valutare gli effetti a lungo termine della Covid-19, Joanna Herman, consulente in malattie infettive e professoressa alla London School of Hygiene & Tropical Medicine sostiene, attingendo dai dati di uno studio di settembre 2020 del King’s College London, che circa 60mila persone nel Regno Unito hanno sperimentato il long-covid, ossia la sindrome di quanti hanno contratto la Covid-19 in forma sintomatica e ad oggi - 3 su 4 a leggere le conclusioni dello studio pubblicato sulla rivista The Lancet- sono ancora costretti a fare i conti con conseguenze e postumi.

Non sembrano così distanti le percezioni e i contraccolpi tra chi ha vissuto sulla propria pelle la malattia e chi è riuscito a evitare il contagio ma non certamente lo stress da pandemia: senso di stanchezza, annebbiamento mentale, voglia di ripartire ma anche e soprattutto paura e smarrimento.

Eppure, l’abbiamo sognato tutti il ritorno alla “normalità” con acclusi plateale lancio in aria della mascherina, tuffo nell’abbraccio dell’altro, impetuosa e giuliva stretta di mano riservata anche e soprattutto agli sconosciuti. Ora che tutto riparte, siamo sopraffatti dalla desuetudine, da ansie e trepidazioni, da agitazione e inquietudine, segnati dai solchi che il nostro personalissimo (inopinabile la generale assenza di certezze dettate dalla pandemia) modo di rispondere all’emergenza vissuta ha provocato in termini di annichilimento o progettualità creativa.

E ora? Ora che ci stavamo abituando, tutto riparte…

Come reduci di severe battaglie facciamo fatica a dimenticare il fronte e, forse, ancor più a patteggiare tra ciò che in casa abbiamo piacevolmente (ri)scoperto, adattandoci plasticamente e valorizzandone la portata tranquillizzante e ciò che ci è mancato all’esterno e a cui abbiamo rinunciato per prudenza.

Percorriamo ora in senso inverso la strada a senso unico che dal troppo esterno ci ha ridotti al tutto interno e che ora ci chiede di destrutturare quel confort domestico per ricollegarci con l’esterno dove l’offerta, dettata dalla necessità di recuperare soprattutto sul piano economico quanto perso in questi mesi, verosimilmente sarà traboccante di opportunità.

Quante mostre d’arte da recuperare o partite di pallone da giocare, quanto sport da praticare e viaggi da organizzare, quanti festeggiamenti da riscattare, quante persone da ritrovare, cene da consumare, incontri da calendarizzare e tanto altro ancora si contenderanno la nostra fisica presenza?

Perché i criceti girano sulle ruote se non per sfogare il loro innato bisogno di correre? Lasciandoli reclusi senza possibilità di muoversi continuamente impazzirebbero, cominciando a mordere le sbarre della gabbia.
Per (pensare) di stare bene questi roditori hanno bisogno di tre cose: acqua, cibo e una ruota per correre. Il suo perpetuo movimento, infatti, garantiscono al criceto serenità ed equilibrio emotivo.

La ruota non ha smesso di muoversi nemmeno per noi in questi mesi di pandemia in un perenne rincorrere notizie, performance culinarie, sport indoor, like e post.
L’abbiamo fatta girare incessantemente (indoor) con la speranza di farla girare incessantemente (outdoor).

E ora? Ora che ci stavamo abituando, tutto riparte…

Abbiamo corso chiusi in casa ma perennemente in movimento per non impazzire. Riprenderemo a correre fuori casa per dimostrare a noi stessi di non essere impazziti.
Nel mondo traboccante di rischi e offerte torneremo alla patologia dell’eccesso, del vivere in un presente continuo entrando e uscendo da impegni, obblighi, relazioni, circoscritte e ben selezionate responsabilità.

La felicità dentro o fuori le mura domestiche è sempre offerta continua e insoddisfazione perenne.

Se non abbiamo solo fatto e non vogliamo solo tornare a fare, ricercando un senso da attribuire al nostro movimento, solo allora potremo dirci – e non è l’ormai trita questione del venirne fuori migliori o peggiori dopo l’emergenza – titolari della nostra vita.

In definitiva, quel ce la faremo potremmo declinarlo con un più attuale ce l’abbiamo fatta, a patto di aver compreso che è durevole solo ciò che sa cambiare e che la direzione anche in ciò che è imponderabile comunque la imprimiamo noi, tenacemente fedeli alla responsabilità del risultato del nostro sartriano projet de la vie.

Cos’è allora che potrebbe non andare nella riapertura post Covid-19? La coercizione alla ricerca della felicità e la paura di non avere più una ruota.

Ora che ci stavamo abituando, tutto riparte… Come? Dipende da Noi anche se non abbiamo mai smesso con l’Ih Ohhh.

Anna Paola Lacatena
Sociologa e coordinatrice del Gruppo “Questioni di genere e legalità” della Società Italiana delle Tossicodipendenze (SITD)


25 maggio 2021
© Riproduzione riservata

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