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Ministro Speranza, sulla assistenza domiciliare purtroppo né i dati né i fatti le danno ancora ragione

di Claudio Maria Maffei

14 GIU - Gentile Direttore,
lo slogan che vuole la casa come primo luogo di cura è quasi un mantra nella comunicazione governativa e ministeriale sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Non stupisce dunque che in occasione dell’ultimo question time di cui ci ha riferito alcuni giorni fa QS a proposito di assistenza domiciliare, il Ministro Speranza abbia fatto una serie di affermazioni molto rassicuranti.
 
“Fornisco alcuni dati. In Italia, prima che arrivasse questo Governo, la copertura dell'assistenza domiciliare per le persone oltre i sessantacinque anni era pari al 4 per cento, mentre grazie al cosiddetto decreto rilancio nella fase precedente del Governo Conte II si arrivò al 6,7 per cento. Con l'intervento che stiamo predisponendo nel PNRR arriveremo a essere il primo Paese d'Europa per assistenza domiciliare, con il 10 per cento. Oggi i migliori modelli in Europa sono Svezia e Germania, con il 9 per cento”. Sulla base di questi dati il Ministro conclude: “le garantisco da parte del Ministero che guido il massimo impegno su questo terreno. Dobbiamo però attenerci ai fatti, che sono quelli che devono guidarci sempre". In queste affermazioni c’è tanto sia del Ministro Speranza che del PNRR. Intenzioni buone, a volte ottime, ma conoscenza scarsa dello stato dei fatti (da cui pure Speranza intende farsi guidare) e conseguente affidabilità ridotta del contenuto dei progetti, almeno al momento.
 
Il potenziamento della assistenza territoriale è stato giustamente segnalato qui su QS  sia dalla CARD ( Confederazione Associazioni Regionali di Distretto) che dal NNA (Network Non Autosufficienza) come segnale importante che viene dal PNRR. Del resto è proprio da NNA che è venuta la proposta  di dedicare nel PNRR maggior spazio e maggiori risorse alla domiciliarità nell’ambito di un maggior sostegno alla non autosufficienza.
 
Vale la pena di andare più a fondo dei “fatti” ovvero dei numeri del Ministro.  Un grande aiuto viene da una analisi di Franco Pesaresiche partendo da una verifica  di dettaglio della struttura del finanziamento del progetto per il potenziamento della assistenza domiciliare  arriva tra l’altro a queste due considerazioni:
 
- il PNRR almeno per ora non prevede di cambiare la attuale tipologia di cure domiciliari e prevede almeno per ora di mantenere le attuali 18 ore annue;
- il PNRR al momento non prevede di affiancare agli interventi domiciliari di natura medico-infermieristica anche quelli di sostegno nelle attività fondamentali della vita quotidiana, che la non autosufficienza preclude all’anziano di poter compiere da solo.
 
Le implicazioni di questi due punti sono importanti: se il progetto di potenziamento della assistenza domiciliare manterrà la attuale impostazione tutti malati non autosufficienti che hanno bisogno per anni delle cure domiciliari rischieranno di rimanere esclusi da questo tipo di assistenza e in ogni caso rischia di essere carente il supporto ai soggetti quotidianamente impegnati ad affrontare le limitazioni dell’autonomia della persona assistita, cioè i caregiver e le assistenti familiari.
 
Rimando alla lettura del citato documento che affronta anche il tema dei costi del personale a partire dal 2027, anno in cui il progetto - al pari di tutti gli altri – si  dovrà reggere da solo. E non ce la farà se non si troveranno in modo credibile le risorse necessarie. Qui voglio tornare ancora sui fatti, i numeri, di Speranza che è convinto che col DL Rilancio del maggio 2020 si è già arrivati ad un incremento della assistenza domiciliare dal 4 % al 6,7 %.
 
Quando fa affermazioni di questo genere il Ministro mi lascia davvero sconcertato perché dimostra di non conoscere lo stato delle cose. Quel 6,7% era sì previsto nel Decreto Rilancio, come si legge anche nel sito del Ministero, ma  non si è mai raggiunto e probabilmente nemmeno avvicinato perché il poco personale infermieristico disponibile in più è stato assorbito dal potenziamento delle attività ospedaliere specie nelle aree intensive e semintensive. Tanto è vero che la riattivazione e completamento dei concorsi per l’assunzione degli infermieri da parte delle Aziende Sanitarie in alcune Regioni come le Marche ha determinato una drammatica carenza di operatori nelle strutture socioassistenziali di prevalente gestione privata.
 
Questo problema è stato chiaramente messo in luce anche di recente dalla Corte dei Conti nel suo Rapporto sul Coordinamento della finanza pubblicache ha fornito dati, ripresi poi anche qui su QS dalla FNOPI, secondo cui  degli Infermieri di famiglia e comunità previsti dal decreto Rilancio finora sono in servizio solo in 1.132, l’11,9% delle previsioni. E quindi se non ci saranno misure di razionalizzazione della rete ospedaliera, che al momento il PNRR assume come fatte e quindi non prevede,  e non ci sarà un aumento della disponibilità complessiva di infermieri altro che 10% di copertura con la assistenza domiciliare della popolazione anziana.
 
Questo è quello che mi preoccupa attualmente di più del PNRR (e del Ministro): presenta dati scollegati dai fatti pensando che invece coincidano.  E nel PNRR questo dell’assistenza domiciliare è solo l’esempio più clamoroso di questo atteggiamento.
 
Claudio Maria Maffei
Coordinatore Chronic-On

14 giugno 2021
© Riproduzione riservata

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