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Cosa c’è stato di sbagliato nella gestione della Sars-Cov-2

di Quirino Piacevoli

22 GIU - Gentile Direttore,
in questi mesi, dall’inizio della pandemia, abbiamo assistito a numerosissimi dibattiti sulla gestione della pandemia. Molte cose non saranno più come prima. Vorrei ricordare quanto il Segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterrez, ha detto di recente a questo proposito durante la Conferenza tenutasi a Roma, del G20 su “Global Health Summit”: “Nessuno potrà ritenersi sicuro finché tutti non saranno al sicuro”.
 
Messaggio forte e chiaro che ci fa capire come questa battaglia sia ancora in corso con sviluppi del tutto imprevedibili. Oggi il dibattito più costruttivo ed illuminato, nel mondo, si concentra su come si possa essere giunti a un punto tale da mettere in pericolo l’umanità e avere minato l’economia globale creando sacche enormi di povertà ed aumentando le diversità in modo drammatico.
 
Tutto ciò ha portato gruppi di scienziati indipendenti a chiedersi quali siano stati gli errori fatti e se tutto ciò poteva essere evitato ed infine come prepararsi per il futuro perché questo dramma non si ripeta. non si ripeta.
 
La prima conclusione è stata che tale disastro era assolutamente prevedibile. Inoltre si sottolinea da più parti come Il mondo ha bisogno di un nuovo sistema internazionale per la preparazione e la risposta alle pandemie, e ne ha bisogno di uno veloce, per impedire che future epidemie di malattie infettive diventino pandemie catastrofiche.
 
Altra evidenza è stata la totale assenza di leadership politica globale. L'epidemia iniziale è diventata una pandemia a seguito di lacune e fallimenti in ogni momento critico di preparazione e risposta al COVID-19: anni di allarmi di un'inevitabile minaccia pandemica non sono stati presi in considerazione e si è perso tempo prezioso.
 
Troppi paesi hanno adottato un approccio "aspetta e vedi" piuttosto che mettere in atto una strategia di contenimento aggressiva che avrebbe potuto prevenire la pandemia globale.
 
Purtroppo gli Stati membri dell’OMS avevano sottodimensionato l'agenzia per svolgere il lavoro richiesto e nel contempo alcuni avevano anche iniziato una campagna di discredito.
 
Il finanziamento internazionale era troppo poco, troppo tardi. Il fatto che almeno 18.000 operatori sanitari siano morti di COVID-19 nel primo anno della pandemia sottolinea la necessità che i paesi facciano molto di più per sostenerli e proteggerli.
 
La ricchezza del paese non si è dimostrato un fattore predittivo di successo. La devastante realtà della pandemia COVID-19 ha mostrato come 178 milioni di persone sono state confermate infette e più di 3,8 milioni sono morte in 223 paesi, territori e aree (al 28 aprile 2021);
• almeno 18.000 operatori sanitari sono morti a causa del COVID-19 durante il primo anno di pandemia ;
 
• si prevede che 10 trilioni di dollari di produzione andranno persi entro la fine del 2021 e 22 trilioni di dollari nel periodo 2020-2025: lo shock più profondo per l'economia globale dalla seconda guerra mondiale e la più grande contrazione simultanea delle economie nazionali dalla Grande Depressione del 1930-1932 ;
 
• al suo punto più alto nel 2020, il 90% degli scolari non ha potuto frequentare la scuola;
 
• 10 milioni di ragazze in più sono a rischio di matrimonio precoce a causa della pandemia;
 
• i servizi di sostegno alla violenza di genere hanno registrato un aumento di cinque volte della domanda;
 
• 115-125 milioni di persone sono state spinte in condizioni di estrema povertà.
 
Ci sono 5,7 miliardi di persone nel mondo dai 16 anni in su. Tutti hanno bisogno dell'accesso a vaccini COVID-19 sicuri ed efficaci. Questa non è un'aspirazione per il domani, è urgente, adesso.
 
La pianificazione della preparazione alla pandemia è una funzione fondamentale dei governi e del sistema internazionale e deve essere supervisionata al massimo livello. Non è una responsabilità del solo settore sanitario.
 
All'inizio della diffusione del virus, l'epidemia di Covid-19 in Italia non era considerata un'emergenza sanitaria. I primi segnali di allarme sono stati accolti con scetticismo sia dall'opinione pubblica che da molti politici, anche se molti scienziati avevano affermato per settimane che c'era il rischio di catastrofe.
 
Scelte sbagliate hanno portato per esempio ad un aumento della mortalità non solo in toto Covid 19 incluso, ma anche per le altre patologie che a causa della pandemia sono state trascurate. Altro effetto di cui si sentiranno per mesi gli effetti, è quello di aver dovuto dilazionare centinaia di migliaia di interventi non urgenti, con pesanti ricadute organizzative e sulla salute dei cittadini.
 
Quando si parla di “sindrome post-Covid” ci si riferisce al persistere di sintomi più o meno debilitanti dopo la fase acuta della malattia e la negativizzazione dei test virologici. Il 30-40% dei pazienti Covid positivi presenta sintomi e postumi per molti mesi dopo la guarigione. Oltre a stanchezza, difficoltà respiratoria, tosse, problemi cardiaci e di memorizzazione, possono svilupparsi anche sintomi nuovi, mai manifestati prima della malattia, come labilità emotiva, disturbi dell’umore, ansia e insonnia, dermatiti e molti altri.
 
Importante è anche la gestione dei disturbi della sfera psichica di questi pazienti, molti dei quali presentano un disturbo post-traumatico da stress.
 
La domanda a cui purtroppo non sappiamo ancora dare una risposta è questa: ma i grandi del mondo al di là dell’esplicitare buoni propositi, avranno imparato la lezione? Due economisti e scienziati politici britannico-americani, Daron Acemoglu e James Robinson, hanno pubblicato nel 2012 "Why Do Nations Fail?". La loro tesi è tanto semplice quanto geniale: le nazioni, e per estensione qualsiasi grande autorità pubblica, falliscono quando sono gestite da cattive istituzioni.
 
Perché le cattive istituzioni portano a una cattiva governance. E il cattivo governo porta a cattivi risultati, quindi sempre più sofferenza.
 
Prof. Quirino Piacevoli
Membro COSMED NAZIONALE

 
 
 

22 giugno 2021
© Riproduzione riservata

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