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Il “Ghetto sanitario” per le persone LGBTI

di Manlio Converti

21 LUG - Gentile Direttore,
abbiamo letto di due eventi molti importanti sulla gratuità dei test genetici per tumore al seno e dell'esistenza di un canale scientifico sulla Salute delle persone Senior ma abbiamo anche capito, girando tra i siti delle associazioni proponenti ed organizzatrici che in nessun modo questi riguarderanno le persone LGBTI.
 
L'effetto, anche rispetto alle importanti innovazioni terapeutiche per l'HIV e alla ricerca innovativa dell'ISS relativa alle persone Transgender, è quello di produrre oggi un Ghetto Sanitario in cui le persone LGBTI siano rappresentate solo per HIV e Transizione di Genere.
 
Gli articoli scientifici internazionali, siccome in Italia non esiste finora nessuna ricerca nel merito, dimostrano che le persone LGBTI hanno specifiche esigenze sanitarie e soprattutto subiscono una serie di ostacoli formali, burocratici, relazionali, fino all'omo-transfobia sanitaria.
 
Un nostro breve sondaggio online dimostrò che anche in Italia le donne lesbiche e bisex che richiedano il Pap Test subiscono discriminazione e rischiano di essere rifiutate per un pregiudizio inaccettabile. Ancora più difficile è la condizione delle persone Transgender e Intersessuali che ovviamente hanno nel corso della propria vita delle modifiche del corpo o della condizione ormonale o della condizione anagrafica, che possono diventare un ostacolo burocratico nella richiesta degli esami di Screening.
 
Fermo restando che anche i maschi obesi hanno bisogno di fare la Mammografia ed eventualmente gli esami genetici per il rischio di Tumore al Seno, è oggi noto che le persone Transgender, maschi, donne o non binarie che siano, abbiano comunque un rischio tumorale al seno, per le quali è necessario che nei futuri protocolli sia inserita la Gratuità Indipendentemente dal Genere e dal Sesso Anagrafico.
 
Nel merito della Terza età, la condizione degli attuali Senior LGBTI è molto particolare, dal momento che spesso hanno vissuto un'esistenza nascosta e sono nati in epoche in cui la omo.transfobia e la misoginia erano feroci.
 
Durante la vecchiaia e nel fine vita le persone LGBTI oggi hanno una serie di problemi che sono generalmente ignorati dalle strutture socio-sanitarie:
1) Rivittimizzazione in strutture eteronormate o religiose;
2) Demenza con ritorno a memorie drammatiche anche se poi durante la vita si è fatto Coming Out e si è vissuti serenamente;
3) Conseguenze di Stili di Vita pericolosi, in assenza di prevenzione, diagnosi e perfino di cure adeguate a causa della discriminazione reale o della paura dell'omo-transfobia sanitaria;
4) Bisogno di conforto da parte di Partner non riconosciuti, Famiglia di Scelta, e di dialogo rispetto a queste relazioni e, data l'età dei lutti conseguenti;
5) Bisogno di essere difesi da familiari che li hanno abbandonati durante la vita, maltrattandoli, ma che possono avere interessi economici relativi ad eventuali eredità;
6) Maggiore povertà, in realtà, della maggior parte delle persone LGBTI, e Solitudine, con assenza di Caregivers e possibilità di pagare badanti o anche solo di essere accompagnati per motivi sanitari... ecc
 
Anche per loro speriamo che i canali del Ministero della Salute si aprano a queste tematiche per le quali restiamo a disposizione come consulenti scientifici per garantire la necessaria Formazione e l'organizzazione di Protocolli/PDTA ufficiali a tutela della Salute delle persone LGBTI.
 
Manlio Converti
Psichiatra
Presidente AMIGAY aps
 


21 luglio 2021
© Riproduzione riservata

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