Mai associare il consumo di alcol al benessere
di Gianni Testino
29 LUG -
Gentile direttore,
abbiamo letto quanto riportato nella sessione Scienza e Farmaci del 27 Luglio “
Bere alcol in quantità da lieve e moderata comporta un minor rischio di infarto e morte”. Nell’ambito della comunità scientifica il dibattito è sempre aperto nel tentativo di raggiungere attraverso l’evidenza e la riproducibilità conclusioni attendibili e determinanti per il progresso e il benessere. Gli articoli come quello riportato sono utili per il dibattito, ma non devono essere utilizzati per inviare messaggi al grande pubblico e neanche enfatizzarli ad altri interlocutori scientifici che però si muovono in settori completamente diversi da quello tossicologico ed alcologico. Sui vari temi dopo anni di studi, critiche e centinaia di articoli pubblicati la comunità scientifica tira le somme.
Sul rapporto alcol e malattie cardiovascolari il dibattito è ancora aperto e si fonda su dati correlativi e ricchi di bias metodologici. Molti lavori affermano che anche basse quantità di etanolo peggiorano il quadro cardiovascolare (Holmes MV et al, British Medical Journal 2014). Inoltre, è noto che per avere effetti benefici da resveratrolo e polifenoli presenti nel vino rosso dovremmo berne oltre cento litri al giorno! Quindi prima di riportare in modo giornalistico tali affermazioni bisogna stare attenti. Interlocutori più fragili e semplici potrebbero iniziare a consumare o aumentare i loro consumi. Oppure soggetti che hanno sviluppato una dipendenza potrebbero trovare forza in tali affermazioni per non seguire il percorso stabilito per liberarsi dalla schiavitù alcolica!
Sul rapporto alcol e salute invece l’evidenza scientifica attuale non lascia spazio a dubbi: l’etanolo presente in qualsiasi tipo di bevanda alcolica è tossico, cancerogeno e può dare dipendenza.
L’etanolo e l’acetaldeide libera presente nelle bevande alcoliche sono molecole inserite nel Gruppo 1 IARC (International Agency on Cancer Research – OMS): “rapporto causale certo con il cancro per l’umano” (testa, collo, cavità orale, faringe, laringe, esofago, fegato, intestino e mammella femminile”.
L’esempio paradigmatico è consumo di alcol e cancro della mammella: quantità inferiori a 10 gr al giorno di etanolo aumentano il rischio di tale cancro del 7-10% e se la donna è portatrice di alcuni polimorfismi genetici sempre con lo stesso dosaggio il rischio sale al 27%. Ciò vale anche per le altre neoplasie.
È altresì noto che con gli stessi dosaggi aumenta il rischio di ipertensione arteriosa, fibrillazione atriale ed ictus emorragico. Inoltre, nel post infarto l’etanolo interferisce significativamente con la terapia farmacologica.
Quindi al di là del dibattito scientifico che ha le sue regole e rimane all’interno di un perimetro frequentato da professionisti del settore l’unico messaggio eticamente corretto è quello dell’European Code Against Cancer che afferma: “se bevi, bevi meno, ma se vuoi stare lontano dal cancro non bere” (https://cancer-code-europe.iarc.fr/index. php/en/ecac-12-ways/alcohol-recommendation).
Recenti studi hanno dimostrato che se il cittadino medio viene raggiunto da messaggi che collegono l’alcol ad aspetti positivi per la salute mediamente raddoppia il suo consumo.
In conclusione si può affermare che la comunità scientifica ha il dovere di studiare l’etanolo sotto tutti gli aspetti possibili, ma non deve lasciare uscire dal suo confine messaggi che possono essere devastanti per la comunità.
D’altra parte 50-60 decessi al giorno per alcol dovrebbero essere sufficienti per essere prudenti e comunque anche se venisse confermato che basse quantità di etanolo fossero protettive per una patologia nello stesso tempo verrebbero favorite duecento patologie differenti e 14 diversi tipi di cancro (Società Italiana di Alcologia. Alcohol and cancer: no threshold exists. Min. Medica 2020; 111: 523-5).
Gianni Testino
Presidente Nazionale Società Italiana di Alcologia e Primario SC Patologia delle Dipendenze ed Epatologia ASL3 Liguria
29 luglio 2021
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