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Quattro domande per il medico che non si vaccina

di Antonio Panti

27 SET - Gentile Direttore,
mi induce a scrivere ancora sulla questione degli Ordini e dei medici no vax il fatto che la sospensione ex l. 76/21 dei medici renitenti alla vaccinazione si intreccia con questioni giuridiche, professionali e politiche in un garbuglio complicato per la consueta carenza di norme chiare e coerenti.  
 
Nonostante la circolare della FNOMCeO, abbiamo sentito di tutto, che la sospensione non fosse da annotare nell’albo, che non vi fossero valutazioni deontologiche da fare, che l’Ordine fosse solo il postino che reca la notizia ai medici, che i medici sospesi non potessero essere chiamati perché il procedimento era interrotto per analogia col penale, confondendo sospensione, che mantiene l’iscrizione all’albo, e cancellazione che abolisce l’assoggettamento dei medici al proprio Ordine.
 
Finalmente il Ministero ella Salute ha chiarito il quadro confermando in toto la posizione della FNOMCeO: il medico è sospeso a tutti gli effetti e l’Ordine deve procedere all’annotazione secondo legge. Il Ministero afferma che “la vaccinazione dei professionisti sanitari è un requisito imprescindibile perché i medesimi siano considerati idonei a svolgere la propria attività professionale nonché condizione legittimante per l’esercizio della stessa in qualunque forma giuridica.
 
Il Ministero così fuga ogni dubbio sull’ipotesi che la l. 76/21 introducesse una nuova condizione di esercizio professionale, cioè la sospensione limitata ad alcune attività, una sorta di interdizione parziale che la l. 3/18, istitutiva dell’Ordine, non prevede.
 
Tuttavia questo successo del buon senso e della tutela della salute pubblica solleva due questioni.
La prima è la comparsa di questa nuova condizione legittimante l’esercizio da parte di chi è in possesso dei requisiti di legge. In realtà si tratta di una sospensione a tempo determinato voluta dallo Stato a tutela della salute pubblica. E’ assimilabile a un onere di servizio, cioè a un prerequisito per l’esercizio professionale in questo periodo pandemico, senz’altro ragionevole e congruo.
 
La seconda è l’obbligo per l’Ordine di convocare immediatamente l’iscritto sospeso per acquisire elementi sul comportamento deontologico e, se si vuole, anche a tutela di un eventuale errore della ASL, e basti pensare ai colleghi vaccinati all’estero o impossibilitati a farlo.
Si dà il caso che alcuni Ordini, anche in Toscana, nonostante la circolare della FNOMCeO, si siano rivolti a consulenti legali quasi fossero intimoriti dagli adempimenti aumentando la confusione. Dopo la nota ministeriale non sarebbe male invece chiarire la procedura successiva alla comunicazione della sospensione a norma della l. 76/21, cioè l’avvio del procedimento disciplinare al fine di individuare i casi di infrazione al Codice Deontologico rispetto a ogni altra possibile motivazione.
 
Ad avviso di chi scrive, da ex presidente di Ordine, ai medici convocati dopo la sospensione ex l.76/21 dovrebbero essere poste alcune precise domande.
 
La prima perché non si è vaccinato il che prospetta l’addebito inerente il c. 2 dell’art, 1 che “impegna il medico alla tutela della salute individuale e collettiva”; la seconda su cosa sa dei vaccini il che inerisce addebiti sull’art.13 c.4 (“il medico è tenuto all’adeguata conoscenza della natura e degli effetti dei farmaci..”) e art. 19 sulla formazione permanente; la terza domanda dovrebbe vertere su cosa consigli ai pazienti il che mette in gioco l’art. 14, “il medico opera al fine di garantire le più idonee condizioni di sicurezza del paziente”; la quarta sulle modalità con cui ha affrontato la pandemia in relazione alla norma ex art. 14 c. 2 che prevede “l’adesione alle buone pratiche cliniche” e allo stesso art. 3 c. 2 che definisce l’area “delle competenze specifiche e esclusive del medico”.
 
Di fronte ai successi della medicina non sono più tollerabili le posizioni negazionistiche di medici che spesso affermano di trattare il covid con terapie già testate e rifiutate. Questa è la prima pandemia debellata dal comune sforzo degli scienziati di tutto il mondo. L’immagine della rete mondiale offerta dalla medicina che ha condotto a così rapidi risultati per il bene dell’umanità deve essere tutelata e gli Ordini sono i custodi della professione nell’interesse dei cittadini, dell’individuo e della collettività.
 
Antonio Panti

27 settembre 2021
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