Gli esclusi dal bando di ricerca sanitaria pubblica
di Associazione Ricercatori in Sanità
12 OTT -
Gentile Direttore,
lo scorso 4 agosto è stato approvato il Programma Nazionale della Ricerca Sanitaria PNRS 20202022, nel quale è stato anche riportato il testo del nuovo bando di Ricerca Finalizzata (esercizi finanziari 2021) del Ministero della Salute, ad opera della Direzione Generale della Ricerca Sanitaria dello stesso Ministero. La pubblicazione del bando sulla Gazzetta Ufficiale è attesa a giorni, presumibilmente per fine ottobre.
Come già abbiamo avuto modo di
riportare sulle pagine di questo quotidiano in passato, questo bando rappresenta una grandissima e unica opportunità di investimento pubblico in ricerca sanitaria, condotta sia da ricercatori consolidati (i cosiddetti progetti RF ordinari, per ricercatori Principal Investigator -PI- con età superiore a 40 anni) che giovani ricercatori (detto GR, con PI che non abbiano compiuto 40 anni alla scadenza del bando) che svolgono la propria attività presso un IRCCS (Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico).
Da un’attenta lettura di questo nuovo bando si desume, oltre ad un ulteriore inasprimento dei criteri necessari per superare le selezioni, che un’ampia fascia di ricercatori di 40-45 anni (alcuni dei quali inclusi nel percorso della Piramide della ricerca) possa essere esclusa dalla partecipazione al bando.
Questo nuovo bando, infatti, prevede una selezione iniziale dei progetti, presentati sotto forma di Lettera di Intenti (LOI), denominata TRIAGE (sezione A.5.2 del bando), da cui emerge chiaramente che i parametri significativi per poter accedere alla fase successiva della selezione si basano quasi esclusivamente sugli indici bibliometrici pregressi del gruppo di ricerca proponente. Vale a dire che, indipendentemente dalla qualità, innovatività e originalità della proposta progettuale, la possibilità che un progetto possa accedere alla fase successiva della selezione è funzione della numerosità bibliografica del PI e del gruppo di ricerca.
Soprassediamo sulle trattative in corso presso gli Istituti per formare gruppi di ricerca ‘adeguati’ a superare il TRIAGE per PI over 40 al fine di ottenere - quanto meno - la lettura del proprio progetto di ricerca. Se queste sono le regole ci adeguiamo, ma riteniamo che questo possa provocare uno svantaggio in partenza per un/una brillante 41enne rispetto a ricercatori che hanno dalla loro parte solo una maggiore “anzianità” di servizio.
Ciò su cui però non possiamo e non vogliamo soprassedere è, anche in questo bando, la mancata applicazione delle deroghe al cut-off dei 40 anni per i progetti GR, previste dalla comunità scientifica internazionale in caso di interruzione forzata di carriera per maternità, paternità e lunga malattia.
Ribadiamo qui quanto scritto in passato: l’European Research Council (ERC), e conseguentemente la
Commissione Europea, e il recentissimo primo Bando del Fondo Italiano per la scienza promosso dal MIUR, stabiliscono infatti di poter “decurtare”, dalla propria carriera, il tempo - dedicato all’accudimento dei figli (18 mesi per ogni figlio - la maternità) - effettivo di congedo di paternità di cui si è usufruito - di congedo per lunga malattia (superiore a 90 giorni).
In un sistema di selezione pubblica che premia gli indici bibliometrici dei ricercatori/ricercatrici ed impone un cut-off sull’età anagrafica per poter concorrere, ignorare che la produzione scientifica venga inficiata dall’allontanamento forzato per maternità o malattia è quanto meno discriminatorio. A titolo esemplificativo, se nel nuovo bando di Ricerca Finalizzata del MinSal venissero applicate le regole internazionali, una ipotetica ricercatrice 42enne madre di due figli, potrebbe accedere al bando under40 piuttosto che non partecipare al bando over-40 o, peggio, cedere la propria idea progettuale ad un ricercatore/ricercatrice con indici bibliometrici maggiormente competitivi.
Vorremmo, inoltre, dedicare una breve riflessione anche al processo di valutazione dei progetti. Sul sito del Ministero della Salute è possibile consultare la lista dei revisori internazionali che hanno partecipato alla valutazione dei progetti
dell’ultimo bando della ricerca finalizzata nell’anno 2019.
Da tale tabella risulta che i primi tre nominativi per numero di progetti valutati abbiano revisionato rispettivamente 72, 70 e 63 progetti. Numeri alquanto impressionanti che lasciano molto perplessi e per i quali vorremmo chiedere innanzitutto una conferma al Ministero, al fine di escludere eventuali imprecisioni nel file caricato sul sito. Se tali numeri si rivelassero per corretti, risulterebbe difficile comprendere come un singolo revisore sia in grado di leggere, valutare e commentare in maniera competente e dettagliata più di 70 progetti dall’altissimo valore scientifico e afferenti ad aree di ricerca molto eterogenee tra loro, determinando il destino di una consistente somma di soldi pubblici ed influenzando positivamente o negativamente la carriera di molti ricercatori.
Dal momento che il bando 2021 non è ancora stato pubblicato in GU, facciamo appello al Ministro della Salute Roberto Speranza e al Ministro delle Pari Opportunità e della Famiglia Elena Bonetti, perché, in nome dei principi di pari opportunità e di favor partecipationis, vengano applicate tutte le norme necessarie a garantire il diritto di partecipazione al bando pubblico per la Ricerca Finalizzata senza introdurre discriminazioni limitative su cui già la comunità scientifica internazionale ha dettato le linee-guida di cui sopra.
Inoltre, al fine di garantire eguale accuratezza di valutazione per tutti i progetti presentati, sarebbe auspicabile che venisse fissato un numero massimo di progetti valutabili da parte di ciascun revisore.
Associazione dei Ricercatori in Sanità - Italia, ARSI
12 ottobre 2021
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