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Prìncipi e somari

di Enzo Bozza

02 NOV - Gentile Direttore,
quello che segue è un raccontino che riassume tutto il dramma del Servizio Sanitario Pubblico: “Ecco signora, in questa lettera ho scritto tutto, si faccia fare le ricette dal suo medico di base. Sono 120 euro. Grazie e arrivederci.” La signora Maria è contenta, è riuscita ad avere la sua visita specialistica in soli due giorni presso il poliambulatorio ultraspecialistico “Aiutatichediotiaiuta” consigliato dalla sua parrucchiera di fiducia. Una lieve amarezza: “che noia dover andare dal medico di base a farsi fare le ricette, due ore di attesa per quattro fogli di carta, quasi, quasi telefono...”.
 
Da questa storiella emerge tutta l’ambiguità del rapporti tra liberi professionisti e il medico di base che è diventato negli anni il funzionario del SSN, quello che compila le ricette per conto dello Stato non essendone nemmeno dipendente.
 
Otto volte su dieci, richiede e firma esami pensati e richiesti da altri colleghi che lavorano nel privato e, per questo, non possono compilare le ricette per conto del SSN. Con la schizofrenia tipica di ogni sistema pubblico, ci vogliono due medici per fare una cosa; uno detta e l’altro scrive e firma. Il costo della cosa raddoppia perché un medico lo paga lo Stato e l’altro il cittadino di tasca propria, che in realtà avrebbe già pagato la prestazione con le tasse, ma i 120 euro della signora Maria sono il pizzo che va pagato per mettere a posto le cose e per concedersi il lusso di fare in fretta.
 
E’ in questo modo che la Sanità si divide in due fasce: quella di lusso, di serie A per chi può pagare i 120 euro della signora Maria e quella pubblica con la quale bisogna mettersi in coda e aspettare il proprio turno dai quattro ai sei mesi dopo, è quella di serie B. Ma la Salute non è garantita per tutti? Dipende: la Legge è uguale per tutti ma qualcuno è più uguale degli altri.
 
Questa divisione non riguarda solo gli utenti, anche se sarebbe più giusto definirli clienti, visto il sistema “commerciale” costruito intorno alla Salute, la divisione riguarda anche gli operatori della Sanità: Prìncipi e somari: da una parte quelli con lo studio ultramoderno ed efficiente che dispensano salute privatamente dopo aver smesso il camice della corsia ospedaliera pubblica, e dall’altra il somaro della medicina semi-pubblica degli ambulatori di medicina di base, ambulatori poveri e fatiscenti con le riviste di 10 anni fa. Il somaro è quello che ricopia esami e ricette e non può prescrivere di sua iniziativa farmaci che hanno bisogno di un piano terapeutico prescritto da medici specialisti, perché è risaputo che il somaro non conosce né il diabete e nemmeno l’asma. Per questo viene pagato un tanto al chilo, in base ai chili di carta che riesce a produrre.
 
E siccome è il somaro della situazione, non può che lavorare meno dei principi ospedalieri, solo tre ore al giorno con uno stipendio doppio perché è risaputo che in questo paese si premia sempre chi lavora di meno: è il costante e cronico suicidio della cosa pubblica, dalla democrazia cristiana in poi. Si può affrontare la sfida pandemica con questo sistema? Ovviamente, no. La Scienza è l’arte del dubbio ma la Medicina si è avvicinata troppo alla cosmesi. Non sarà anche per questo che i novax hanno preso le distanze? Così, vissero tutti, o quasi, infelici e scontenti.
 
Enzo Bozza
Medico di base
Vodo di Cadore


02 novembre 2021
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