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Il lavoro post pandemia al centro del congresso dei “Medici competenti”. Iavicoli (Min. Salute): “Nuove sfide per la salute e la sicurezza”  

Il direttore generale della direzione generale della comunicazione e dei rapporti europei ed internazionali all’84a assise della Società Italiana di Medicina del Lavoro: “Lavoro da remoto, dematerializzazione dei luoghi di lavoro costituiscono solo alcuni dei cambiamenti nel modo in cui viviamo e lavoriamo. I medici competenti annualmente assicurano la sorveglianza di oltre 15 milioni di lavoratori. Costituiscono un asset del sistema di prevenzione, ma anche nell’ottica di rafforzare la medicina di prossimità”.

30 SET - “I rapidi e profondi mutamenti nel mondo del lavoro dovuti principalmente a cambiamenti socio-demografici, globalizzazione dei mercati, digitalizzazione, automazione e intelligenza artificiale, nonché l’impatto dell’emergenza pandemica, hanno rimodellato il modo in cui viviamo e lavoriamo, ponendo nuove sfide in tema di tutela della salute e sicurezza sul lavoro. Lavoro da remoto, dematerializzazione dei luoghi di lavoro costituiscono solo alcuni degli aspetti centrali. I medici competenti, che annualmente assicurano la sorveglianza di oltre 15 milioni di lavoratori, costituiscono un asset del sistema prevenzionale e di prossimità anche nell’ottica di rafforzare la medicina di prossimità”. Con queste parole Sergio Iavicoli, direttore generale della direzione generale della comunicazione e dei rapporti europei ed internazionali, si è rivolto all’assemblea dei medici riuniti a Genova per l’84° Congresso nazionale di Medicina del Lavoro, promosso dalla Siml (Società Italiana di Medicina del Lavoro), che si è aperto il 28 settembre a Genova.

“L’84° Congresso nazionale di Siml - ha detto ad apertura dei lavori congressuali la presidente Siml, Giovanna Spatari — torna in modalità esclusivamente in presenza. Per la nostra società di medicina del Lavoro, i congressi rappresentano un momento di confronto importantissimo, un appuntamento in cui si crea un’interazione importante tra i relatori e i soci, il momento della consultazione pubblica dei documenti diventa essenziale perché c’è un grande interesse degli iscritti a partecipare in modo attivo ai lavori della società”.

Al centro della prima sessione plenaria di ieri si è parlato proprio dell’impatto del Covid-19 in ambito occupazionale e sanitario. L’intervento del Prof. Paolo Durando direttore della Scuola di Medicina del lavoro dell’Università degli Studi di Genova e dell’Uoc Medicina del lavoro del Policlinico San Martino, ha evidenziato l’obiettivo del congresso ovvero “discutere le prospettive e le opportunità della disciplina mirando a cogliere le principali necessità della popolazione lavorativa in un contesto produttivo in continua e rapida evoluzione, soprattutto dopo l’emergenza pandemica”. 

“Durante la pandemia da Covid-19 —ha aggiunto — il medico del lavoro ha svolto un ruolo cruciale nell’ambito della comunicazione all’interno delle singole realtà lavorative, dialogando con tutte le figure coinvolte nella tutela della Salute e Sicurezza nei luoghi di lavoro, al fine di informare i lavoratori sui rischi specifici e sviluppare efficaci protocolli per la prevenzione del contagio da SARS-CoV-2. L’esperienza maturata sul campo nei nostri ospedali da parte dei medici competenti e del lavoro ha permesso di focalizzare l’attenzione sull’importanza di identificare e gestire precocemente i nuovi casi d’infezione, sull’appropriato utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, sul rientro al lavoro in sicurezza, sulla accurata gestione dei lavoratori “fragili”, nonché sull’importanza della vaccinazione come strumento di tutela della salute per gli operatori sanitari per la protezione offerta nei confronti delle complicanze da malattia COVID-19”, ha aggiunto. 

La seconda giornata di evento ha poi acceso i riflettori sul tema della salute e della sicurezza nei cantieri delle Grandi Opere infrastrutturali. “Il crollo del ponte Morandi, una immensa tragedia per la città di Genova, ha reso necessario un intervento in tempi brevissimi in un contesto emergenziale; intervento finalizzato alla ricostruzione e successiva demolizione del ponte, questo cantiere è entrato nel novero di cantieri di grandi opere insistenti sulla città. Un cantiere che per complessità tecnica e organizzativa hanno un forte impatto sociale - come ha dichiarato l’ing. Gabriele Mercurio, direttore del Servizio Prevenzione sicurezza ambienti di lavoro di Asl3 - Gli effetti li abbiamo sulla salute dei cittadini e sull’ambiente, la gestione di tali cantieri significa gestirli in un’ottica integrata e allargata, attraverso il coordinamento di più istituzioni e soggetti esercenti le attività dei cantieri. È stato fatto un investimento fatto anche di prevenzione, di confronti sui temi sugli aspetti della salute e sicurezza”. 

Una cultura della prevenzione è un requisito di base essenziale per poter sviluppare qualsiasi attività produttiva e sostenibile. Come ha evidenziato Mercurio, ad “una bassa incidenza infortunistica, in termini di effetti gestiti verso l’esterno, in termini di polveri di amianto, tutta la fase di gestione amianto è stata monitorata, è un cantiere che ha vissuto la pandemia Covid 19, si parla di un cantiere che in fase di picco aveva 600 persone al lavoro, si parla di 1 milione di ore lavorate, risultati tangibili che si sono ottenuti grazie al commissario straordinario, ai tecnici della sicurezza, ai lavoratori che hanno rispettato le procedure, una dimostrazione che fare prevenzione e controllo e vigilanza in un modo integrato e sistematico è il percorso corretto”. 

Pomeriggio dedicato invece ai “Cambiamenti socio-demografici, climatici e innovazione tecnologica: nuove sfide e opportunità per il medico del lavoro” anche delle aspettative di vita dei lavoratori, la differenza di speranza di vita che esiste tra le diverse categorie professionali, un tema poco conosciuto dal grande pubblico. “Dalle statistiche correnti, se confrontiamo gli anni di vita dei lavoratori manuali qualificati e lavoratori manuali non qualificati, i primi vivono cinque anni di più rispetto ai secondi. Un aspetto poco noto che si traduce in milioni di anni di vita che vengono persi ogni anno - ha sottolineato Francesco Violante, professore ordinario di Medicina del lavoro dell’Università di Bologna e past president Siml -, le cause principali, non sono i rischi professionali ma vanno ricercate in caratteristiche sociali associate all’attività lavorativa. Il punto importante è che bisogna agire per chiudere la forbice, perché tutte le persone hanno diritto ad un lavoro dignitoso e ad avere una speranza di vita massima possibile, soprattutto in paesi come l’Italia, dove il servizio sanitario è inclusiva e diritto di tutti. Il medico del lavoro è la persona che ha il compito istituzionale di proteggere e promuovere la salute nei luoghi di lavoro, attraverso azioni che tengano in conto tutti gli aspetti di carattere sociale, stili di vita che possano avere un’influenza importante sull’esperienza di vita delle persone”.

30 settembre 2022
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