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Infermieri pediatrici nelle scuole. Perché no?

15 LUG - Gentile direttore,
intorno alla figura dell'infermiere scolastico si è acceso un discreto interesse che potrebbe, in particolare osservando l'impegno sul tema di altri Paesi, portare almeno a qualche forma di sperimentazione, se proprio non si vuol raccogliere in pieno l'insegnamento della nostra Storia sanitaria e di una esperienza che fu, un tempo, patrimonio prezioso anche nazionale, con altri nomi ed altre organizzazioni.
 
Sui passaggi storici ricchi di attualità, e non solo, puntuale la nota di Walter De Caro presidente CNAI, apparsa su QS il 13 luglio scorso. A tale riguardo credo che l'attivazione di un ''infermiere scolastico'' o che orbita nel settore della formazione, potrebbe essere una occasione preziosa per un re-inserimento professionale qualificato di una professione sanitaria che, negli ultimi anni, ha incontrato difficoltà occupazionali: mi riferisco all'infermiere pediatrico, una professione che nel 99% dei casi è composta da professioniste di sesso femminile, e che ogni anno vede un lento calo degli iscritti all'albo nazionale.
 
Alcuni numeri al riguardo: nel luglio 2017 gli infermieri pediatrici iscritti alla FNOPI erano 10.463; nel giugno 2018 erano diventati 10.355; quindi, un ulteriore calo nel 2019 con 10333 iscritti a giugno e, infine, il dato aggiornato ad oggi, quando gli iscritti sono diventati 10. 208.
 
Per un confronto, ad oggi gli infermieri in FNOPI sono 443.264, in costante aumento.
 
Il motivo di questo stillicidio è riconducibile alla sempre più marcata difficoltà ad inserirsi nel mondo professionale ''classico'' ospedaliero per questa figura, evidenziata da quando, per effetto delle politiche di mancato turn over le (poche) assunzioni da parte delle ASL hanno visto le Aziende scegliere preferibilmente il classico profilo di infermiere (DM 739/1994), perchè lo stesso può svolgere la propria attività su utenti di ogni età; mentre il DM 70 del 1997, che ''fotografa'' il profilo dell'infermiere pediatrico, ne limita le attività sull'utenza fino al 18esimo anno di vita.
 
Questo naturalmente vale per tutte quelle realtà sanitarie non ''specializzate'' che, fino all'arrivo di queste mannaie economico-normative con limiti concorsuali, assumevano serenamente alcune infermiere pediatriche senza particolari difficoltà, destinandole ai reparti di pediatria, di neonatologia, ed al settore delle cure infantili anche territoriali.
 
Quando le Aziende si sono trovate ad affrontare i problemi dei tagli e delle dotazioni, è venuta meno la ricerca delle professionalità specializzate per rispondere ad altre esigenze organizzative.
 
Sono diversi anni, ormai, che si ragiona in termini di revisione del profilo e di una seria ''riprogrammazione'' formativa ed occupazionale di una figura preziosa e competente, che porta un contributo professionale di assoluta qualità, dove oggi è inserita.
 
Quindi, una ''proposta nella proposta'' potrebbe essere quella di sostenere l'inserimento nel mondo della Scuola, nel ruolo di ''infermiere scolastico'', anche di infermieri pediatrici certamente esperti per percorso formativo, completamente dedicato alle tematiche dell'assistenza all'infanzia, e all'educazione sanitaria di settore, in perfetta linea con il citato profilo professionale che permetterebbe loro di agire sulla fascia di età interessata.
 
Naturalmente, con realismo, nessuno propone una doppia presenza; si tratta semplicemente di permettere ad entrambe le figure l'accesso al ruolo; sarebbero poi le varie modalità di selezione e scelta a indicare, di volta in volta, il professionista assegnato, dell'uno o dell'altro profilo.
 
Colgo l'occasione per ribadire che qui nessuno intende medicalizzare il mondo della scuola, e penso di poter parlare anche per chi, come il sottoscritto ed il nostro Ordine professionale spezzino, sostiene questa figura: l'obiettivo è quello di alzare il livello di educazione alla salute, piuttosto basso in questo Paese (se si osservano certi comportamenti quotidiani, o se si leggono alcuni commenti social, se ne ha una evidenza marcata) e aiutare i non pochi scolari e studenti - e le loro famiglie- colpiti da importanti patologie croniche che hanno, insieme, il diritto di frequentare il mondo della scuola e di farlo, almeno, con la pianificazione delle migliori sicurezze possibili.
 
Sono le ''normali'' attribuzioni degli infermieri e degli infermieri pediatrici nazionali.
 
Francesco Falli
Vice Presidente OPI La Spezia

15 luglio 2020
© Riproduzione riservata

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