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Al Papa Giovanni XXIII di Bergamo il primo intervento al mondo di rimozione aneurisma a persona sveglia

Gli anestesisti hanno fatto al paziente, 79enne, la sola anestesia peridurale. Troppo alti i rischi dell’anestesia generale per sedare il paziente, che era affetto da una severa patologia respiratoria e non poteva essere intubato. A dieci giorni dall’operazione, il paziente sta bene e racconta di non aver provato dolore durante l’operazione. I medici prevedono di dimetterlo in settimana.

07 MAR - Un signore 79enne è stato operato all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo per un intervento eccezionale ed unico nel suo genere. Mentre i chirurghi rimuovevano un’endoprotesi aortica addominale impiantata anni prima e ricostruivano il tratto di aorta grazie a una nuova protesi chirurgica, l'uomo è rimasto sveglio per tutto il tempo, circa un’ora e mezza. Gli anestesisti hanno fatto al 79enne la sola anestesia peridurale. Troppo alti i rischi dell’anestesia generale per sedare il paziente, che era affetto da una severa patologia respiratoria e non poteva essere intubato. A dieci giorni dall’operazione, il paziente sta bene e racconta di non aver provato dolore durante l’operazione. I medici del reparto di Chirurgia vascolare prevedono di dimetterlo in settimana.

Già nel 2015, il paziente era stato sottoposto a un primo intervento all’aorta addominale. Un aneurisma sottorenale rendeva necessario impiantare un’endoprotesi. l’intervento era stato effettuato per via femorale, una tecnica mininvasiva, praticata sotto anestesia epidurale, cui si fa spesso ricorso in chirurgia nei casi in cui si renda necessario evitare il ricorso all’anestesia totale. Era proprio il caso di questo paziente. Affetto da una patologia respiratoria di lunga data, era per lui altamente sconsigliabile fare ricorso all’intubazione per la sedazione in anestesia generale.

La situazione del 79enne, sette anni più tardi, si complica di molto. L’endoprotesi, con Il tempo, si è spostata lungo l’aorta particolarmente tortuosa, provocando un aneurisma di 8 centimetri di diametro. A scoprirlo sono stati gli specialisti del reparto di Pneumologia, diretto da Fabiano Di Marco, professore di Malattie dell'apparato respiratorio dell'Università degli Studi di Milano, in seguito ad accertamenti che riguardavano l’aggravamento della patologia respiratoria del paziente.

Un esame con l’angio-TAC esclude però la possibilità di correggere la complicanza con la stessa tecnica mininvasiva adottata la prima volta. Non rimane che la strada dell’anestesia generale. Lorenzo Grazioli, responsabile dell’Anestesia e Rianimazione Cardiochirurgica, tende ad escluderla. Livio avrebbe corso un rischio elevatissimo in fase di rianimazione dopo l’intubazione, per la sua patologia respiratoria aggravatasi con il tempo.

Nel frattempo una decisione va presa. L’aneurisma rischia un’imminente rottura, quasi sempre fatale nel caso dell’aorta. Se non operato, il paziente difficilmente avrebbe ricevuto soccorso in tempo per ricevere un disperato intervento in emergenza, che in ogni caso si sarebbe dovuto effettuare senza poter ricorrere all’anestesia generale.

La sola strada praticabile, sebbene non esente da rischi, è quella di eseguire un intervento di chirurgia classica “a cielo aperto”, cioè con l’incisione dell’addome. Si sarebbe dovuto fare senza intubare il paziente, ricorrendo alla sola anestesia epidurale. In pratica, il paziente sarebbe dovuto restare sveglio durante tutta l’operazione. Stefano Pirrelli direttore della Chirurgia Vascolare del Papa Giovanni XXIII discute il caso con Grazioli. I potenziali benefici superano di gran lunga i rischi dell’operazione. Insieme decidono quindi di realizzare l’intervento, pur senza aver trovato precedenti simili in letteratura. Il paziente non ha dubbi e accetta. Anche perché non esistono in questo caso alternative praticabili.

“Certo i dubbi c’erano. Il paziente può rimanere sveglio per interventi addominali del tratto inferiore di altro tipo - spiega Pirrelli -. Ma l’intervento di rimozione dell’endoprotesi addominale è uno degli interventi più complessi di chirurgia vascolare. C’è il rischio di lacerazione dell’aorta e a volte si rende necessario ricostruire vasi renali e viscerali. Il clampaggio dell’aorta comporta un rischio di ischemie, uno sforzo a carico del miocardio e conseguenti possibilità di disfunzioni cardiache. Avremmo dovuto quindi effettuare la rimozione della protesi e la sua sostituzione entro un’ora e mezza circa. Una lotta contro il tempo. Con un paziente anziano. E soprattutto sveglio”.

L’intervento è stato eseguito con successo mercoledì 22 febbraio da Pirrelli, Marco Fioruzzi e Gianmarco Zuccon per la parte chirurgica, assistiti da Franco Ferrari, specializzando. Per la parte anestesiologica Grazioli e Mario Mezzapesa, con gli specializzandi Clara Aiello e Giovanni Argiroffi. Per la parte infermieristica, hanno collaborato la strumentista Nadia Sonzogni insieme a Elisabetta Beghini, Giulia Leidi e Arianna Belloni, con il coordinamento di sala di Maria Berardelli.

Il signore 79enne è stato successivamente portato in Anestesia e Rianimazione Cardiochirurgica, che fa capo alla Anestesia e Rianimazione 2 diretta da Luca Lorini. Già il giorno successivo, il paziente è stato ricoverato nel reparto di Chirurgia vascolare, sempre seguito da Pirrelli ed assistito per la parte infermieristica dal team coordinato da Nicoletta Manini.

“Casi clinici eccezionali come questo sono il risultato di un recente potenziamento dell’ambito cardiovascolare che oggi ci permette di affrontare il trattamento chirurgico dell’aneurisma dell’aorta lungo tutta la sua estensione e cioè sia a livello toracico, sia addominale – ha rimarcato Pezzoli, Direttore sanitario dell’ASST Papa Giovanni XXIII -. Un’attività clinica resa possibile dalla preparazione dei nostri anestesisti e rianimatori, che hanno sviluppato competenze di alto livello su tutte le patologie cardiache e cardiovascolari, grazie ad un approccio dipartimentale multidisciplinare presente in pochissimi ospedali in Italia”.

07 marzo 2023
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