Aggressioni a medici. In Lombardia +25% su 2023, in Italia +33%. Il punto a Palazzo Pirelli
I dati al centro di un convegno Onsip-Ugl in collaborazione con il consiglio regionale della Lombardial. In totale 25.940 episodi nel 2024. Il Nord Italia l'area dove le aggressioni si verificano più frequentemente, con il 63% del totale. Lombardia la Regione dove il fenomeno è aumentato di più nell'ultimo anno. Il 30,9% delle 4.836 aggressioni segnalate in Lombardia è avvenuto in PS. Ma solo il 6% dei casi denunciato in Procura.
20 GEN - Nel 2024 la Lombardia è stata la regione italiana che ha segnato l'incremento percentuale maggiore di violenze e aggressioni contro medici e infermieri registrando un +25% rispetto all'anno precedente. Un'emergenza che è stata al centro del convegno "Violenza sugli operatori sanitari. Un bollettino di guerra", promosso da Onsip (Organismo Nazionale Professionisti Sicurezza & privacy) e Ugl Salute in collaborazione con il Consiglio regionale della Lombardia, che si è svolto venerdì pomeriggio, 17 gennaio, al Belvedere Jannacci di Palazzo Pirelli.
“Medici e infermieri sono il vero valore aggiunto della sanità lombarda, sono il 'motore' dei nostri ospedali e delle nostre strutture assistenziali- ha sottolineato il Presidente del Consiglio regionale
Federico Romani-. La Lombardia vanta primati sul piano nazionale nella medicina, con centri all'avanguardia. Risultati ottenuti grazie a investimenti costanti in strutture, tecnologie e competenze. Ma tutto ciò sarebbe impossibile senza il cuore, l'impegno, la passione e il lavoro dei nostri operatori sanitari, capaci di mettere sempre al centro il rapporto umano con i pazienti. Per questo gli episodi di violenza non possono e non devono essere tollerati e le istituzioni devono mettere in campo misure sempre più efficaci per la tutela del personale sanitario”.
Le cronache hanno frequentemente riportato devastazioni nei Pronto Soccorso e atti di aggressione fisica e verbale, evidenziando una problematica ormai diffusa. Secondo i dati Amsi (Associazione Medici di Origine Straniera in Italia), Umem (Unione Medica Euromediterranea) e del Movimento Internazionale Uniti per Unire, rilanciate al convegno, le aggressioni al personale sanitario in Italia hanno raggiunto livelli critici nel 2024, con un aumento medio del 33% rispetto all'anno precedente. Si tratta di 25.940 episodi di aggressioni al personale sanitario nel 2024. Lombardia, Campania, Puglia, Lazio e Sicilia hanno fatto registrare i maggiori incrementi nell'anno appena concluso. Il Nord Italia risulta essere l'area più colpita, con il 63% degli episodi di violenza, mentre il Sud registra il 26% e il Centro l'11%.
Incrementi percentuali delle aggressioni per regione nel 2024 (classifica delle prime 10 regioni):
Lombardia: +25%
Campania: +22%
Puglia: +20%
Lazio: +19%
Sicilia: +18%
Veneto: +17%
Piemonte e Liguria: +16%
Emilia-Romagna: +15%
Toscana: +14%
Calabria: +13%
Le vittime di queste aggressioni sono principalmente le donne (73%), con infermieri e fisioterapisti tra le categorie più colpite. Gli episodi non riguardano solo le grandi città, ma anche le aree periferiche, dove la carenza di risorse si fa sentire con maggiore intensità. Gli aggressori, nella maggior parte dei casi, sono pazienti o familiari esasperati dalla lentezza o dalla mancanza di risposte adeguate da parte del sistema sanitario.
Nello specifico in Lombardia nel 2023 sono state segnalate 4.836 aggressioni agli operatori sanitari, dagli insulti alla violenza. Di queste il 30,9% si sono verificate in Pronto Soccorso, in aumento rispetto al 2022 quando la percentuale arrivò al 25,4%. Dopo il calo nel biennio 2020-2021- dovuto ad un accesso fortemente limitato alle strutture ospedaliere a causa dell'emergenza Covid 19- le violenze e le aggressioni contro medici e infermieri sono tornate a salire. A fronte di questi dati in crescita, l'anno scorso solo il 6% delle aggressioni sono state denunciate in Procura. Un segnale di profondo disagio da parte degli operatori sanitari.
Il convegno di venerdì è stato aperto dagli interventi del Presidente Romani, dell'Assessore regionale alla Sicurezza
Romano La Russa, dell'Assessore regionale al Welfare
Guido Bertolaso, del Segretario UR UGL Lombardia
Maurizio Buonfino e del Segretario UTL UGL Milano
Riccardo Uberti, mentre le conclusioni sono state affidate al Segretario Generale UGL
Francesco Paolo Capone.“Occorre interrogarsi sul perché sempre più spesso vengono colpite categorie che svolgono attività a beneficio della comunità- ha sottolineato
Paolo Capone-. Gli ospedali, e soprattutto i Pronto Soccorso, ma in generale tutte le strutture dove lavorano medici, infermieri e operatori sociosanitari sono, purtroppo, diventati teatro di violenze da parte degli stessi pazienti e dei loro familiari. Un bollettino di guerra drammatico, che deve essere assolutamente arginato. Le misure messe in campo dal Governo stanno dando risultati importanti, occorre continuare su questa strada, attuando interventi mirati alle singole realtà territoriali. Bisogna poi coinvolgere attivamente anche i dirigenti delle strutture, in una battaglia che deve garantire ai lavoratori la massima sicurezza personale", ha proseguito Capone. "Oltre agli operatori sanitari, entrati nel mirino di una intolleranza che spesso diventa violenza, anche le forze dell'ordine sono bersaglio, negli ultimi mesi, di attacchi spesso violenti. Temo che questi episodi siano le avanguardie di uno scollamento ll'interno della società ma direi, più propriamente, della comunità. Infine, sul fronte sanitario va resa più efficiente la medicina di prossimità che potrebbe alleggerire nei Pronti Soccorsi il flusso di persone".
Per il leader dell'Ugl, "c'è stata una prima rottura tra prima del Covid e dopo il Covid. Una parte di popolazione adesso, in maniera immotivata o con i loro motivi, ha considerato tutta la partita del Covid una forzatura, un intervento di medici e di infermieri come coercizione sulla propria salute e questo è un tema sul quale va fatta chiarezza". Per Capone "sicuramente si deve fare chiarezza- va avanti Capone- a partire da ciò che il Parlamento sta facendo: ha istituito una commissione d'inchiesta ed è fondamentale comprendere quali saranno i risultati".
Secondo il sindacalista c'è anche un altro aspetto, legato alla “logistica dei pronti soccorsi: spesso sono messi, diciamo così, nella parte più scomoda dell'ospedale, più accessibile dai mezzi del soccorso ma meno funzionale". Ossia "si fa attenzione più alla residenzialità che non ai luoghi di passaggio. Ecco, quei luoghi di passaggio dovrebbero essere resi più comodi, probabilmente più accoglienti e anche magari con del personale che spiega all'esterno quello che sta succedendo al proprio caro, al proprio congiunto, al proprio parente”.
20 gennaio 2025
© Riproduzione riservata
Altri articoli in QS Lombardia