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Bimbo morto per morbillo. Gallera: “In ospedale attuate tutte le procedure necessarie per evitare contagio”

L’assessore smentisce le voci secondo le quali il bambino avrebbe contratto il virus del morbillo all’interno della struttura ospedaliera. “Al di là delle polemiche sterili e senz’altro dolorose per i genitori di un bambino che non c’è più, l’unico modo per prevenire eventi tragici e tutelare chi per patologia a rischio non può sottoporsi a vaccinazione, è raggiungere l’immunità di gregge e il debellamento della malattia”.

26 GIU - “Il bambino deceduto all’ospedale San Gerardo di Monza è stato sempre sottoposto a procedure e protocolli previsti per pazienti con immunodeficienza o trapiantati. Non sappiamo dove possa aver contratto il morbillo, in quanto il periodo di incubazione della malattia esentematica è di circa 10 giorni, quindi precedente al suo ricovero nell’ospedale San Gerardo, ma possiamo affermare con certezza che a ogni suo ingresso nel reparto di emato-oncologia pediatrica o degli ambulatori day hospital del Centro Maria Letizia Verga, dove era in cura per la leucemia, sono state attivate tutte le misure per proteggerlo da contaminazioni di qualsiasi natura, non solo dal morbillo”.
 
Così, in una nota, l’assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera ha voluto smentire le voci secondo le quali il bambino deceduto nei giorni scorsi nell’ospedale brianzolo avrebbe contratto il virus del morbillo all’interno della struttura ospedaliera.

“Come confermato da Andrea Biondi, direttore del Centro Pediatrico Maria Letizia Verga, ospitato all’interno dell’ospedale San Gerardo- ha spiegato il titolare regionale della Sanità - i reparti di degenza dove i bambini vengono sottoposti a terapie oncologiche sono strutturati in modo da evitare qualsiasi tipo di contagio con agenti esterni che possano aggravare o mettere a rischio le già compromesse condizioni immunitarie. Reparti dotati di stanze singole, condizionate da un sistema di areazione e filtraggio dell’aria che ne garantisce il controllo ambientale, e separate da un’anticamera dove visitatori e personale sanitario che entrano in contatto con il paziente sono obbligati oltre al lavaggio delle mani a indossare camice e mascherina”.

“Analogamente- ha precisato l’assessore - anche negli ambulatori day hospital del Centro sono presenti camere dotate delle stesse caratteristiche in cui è vigente lo stesso protocollo di sicurezza. Protocollo a cui vengono sottoposti i pazienti immuni- compressi che si presentino per effettuare i cicli chemio terapeutici, o quelli che giungano a causa di sintomatologie come quelle da virus di morbillo che ha presentato il bambino in seguito deceduto”.

Il direttore dell’Asst Monza Matteo Stocco - ha rimarcato l’assessore- mi ha riferito che alla comparsa dei casi di morbillo sia all’interno del Centro Maria Letizia Verga, che dell’ospedale San Gerardo, sono state messe in atto misure di prevenzione che hanno permesso di contenere la possibilità di contagio all’interno dei reparti”.

“Misure efficaci - ha continuato Gallera- che, come confermato anche dal direttore della Clinica Malattie Infettive del San Gerardo Andrea Gori - hanno impedito, nonostante i numerosi accessi al Pronto soccorso del Centro pediatrico e nonostante e nonostante la provincia di Monza Brianza sia la seconda in Italia per numero di casi di morbillo, il verificarsi di una vera e propria epidemia”.

“Torno quindi a ribadire, al di là delle polemiche sterili e senz’altro dolorose per i genitori di un bambino che non c’è più  - ha concluso Gallera -  che, come sostengono le autorità mediche e scientifiche, non solo io, l’unico modo per prevenire eventi tragici e tutelare chi per patologia a rischio non può sottoporsi a vaccinazione, sia raggiungere quella percentuale del 95% di copertura vaccinale che garantisce la cosiddetta immunità di gregge e il debellamento della malattia”.

26 giugno 2017
© Riproduzione riservata

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