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Lesi i diritti dei lavoratori delle Rsa

17 GIU - Gentile Direttore,
ho letto che sono stati individuati otto punti per rinnovare le RSA lombarde “perché siano luoghi dove vivere serenamente la vecchiaia”. Sono quelli contenuti nella petizione promossa da SPI CGIL, FNP CISL e UILP UIL e che in due mesi ha raccolto quasi 23.600 firme in tutte le province lombarde.

La petizione è stata consegnata di recente al Presidente del Consiglio di Regione Lombardia Alessandro Fermi e agli altri componenti dell’Ufficio di Presidenza dai Segretari regionali delle tre sigle sindacali Valerio Zanolla, Emilio Didonè e Serena Bontempelli, accompagnati da Federica Trapletti: i rappresentanti sindacali sono stati accolti a Palazzo Pirelli dal Vice Presidente Carlo Borghetti.

Nel dettaglio il documento chiede forme di residenzialità aperta e leggera; integrazione tra RSA e servizi sociosanitari territoriali; adeguamento dei minutaggi assistenziali alla reale complessità di cura degli anziani; trasparenza su dati, esiti di cura e rette; copertura del 50% delle rette da parte del servizio sanitario regionale; rette sostenibili per le famiglie; rafforzamento del personale e percorsi di formazione specifici; visite dei familiari in sicurezza; ma io mi chiedo : perché  tutto tace e non si uniscono i sindacati per dare i soldi dovuti ai lavoratori delle RSA quali ad esempio il bonus Covid, aumenti sull’indennità di esclusività, riconoscimento incarichi conferibili ai dirigenti previsti dal CCNL dell’area Sanità triennio 2016/2018) nelle RSA? I lavoratori delle RSA non sono la “cenerentola” della Sanità anzi molti hanno vissuto sulla propria pelle il fatto di essere stati lasciati soli in periodo di pandemia!

Ricordiamoci anche che molte lavoratrici nelle RSA sono donne e la loro pensione di reversibilità e la pensione indiretta sono pari al 60% della pensione rispettivamente del coniuge defunto o che sarebbe spettata al coniuge defunto, taglieggiate in presenza di redditi del coniuge superstite senza figli minori, studenti o inabili. 

La pensione di reversibilità è un diritto che deriva da specifica contribuzione da parte del lavoratore durante la vita lavorativa: IVS (invalidità, vecchiaia e superstiti), ma purtroppo da natura previdenziale sembra ridotta a misera natura assistenziale.

Come Federspev riteniamo che ci sia stato uno scaricabarile tra assessorati e che ad oggi questi diritti dei lavoratori delle RSA siano stati lesi soprattutto in Lombardia. L'invecchiamento della popolazione solleva tematiche di primaria importanza. La politica però deve saper affrontare queste nuove sfide per assistere al meglio i cittadini in tutte le fasi della vita ed essere sempre più vicina alle esigenze delle famiglie, ma innanzitutto del lavoratori che questa assistenza devono poter dare se rispettati nei loro ruoli e diritti oltre che doveri”.
 
prof. Marco Perelli Ercolini
vicepresidente Federspev


17 giugno 2021
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