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QS Edizioni - venerdì 29 marzo 2024

Lettere al Direttore - Abruzzo

Abruzzo. Le sedi dei Dea sono scelte tecniche, non politiche

di Vittorio Di Michele
Gentile Direttore,
da alcuni mesi in Abruzzo un acceso dibattito anima il mondo della sanità regionale. Il decreto 70/2015 convertito in Delibera di Giunta n°79/2016, oltre a ridurre in misura consistente il numero di Unità Operative Complesse e semplici, prevede l’individuazione fra gli ospedali regionali di una o più sedi di DEA di secondo livello. Il Ministero della Salute, attraverso il tavolo di monitoraggio del Piano di Rientro, sollecita a che si prenda una decisione la quale purtroppo viene persistentemente rinviata anche per le sistematiche bocciature del medesimo imparziale tavolo.

Nel frattempo molte associazioni di pazienti, e molti amministratori pubblici, nonché sindacati e associazioni di sanitari, amano attivare dibattiti sul dove debba essere istituito questo DEA, in conformità a quanto deciso dalla regione nel 2016 attraverso il Piano di riqualificazione 2016-2018. Purtroppo accade, in maniera illogica, che molti amministratori locali “chiamino alle armi” le comunità locali sul dove e perché questo DEA non debba farsi, ovvero a Pescara e Chieti. Il Manzoni direbbe questo DEA non s’ha da fare, e se si fa non lo si faccia in conformità alla delibera regionale!

Da cittadino abruzzese, nonché sanitario e non ultimo, sindacalista, vorrei stigmatizzare le esternazioni di natura politica, che sistematicamente paventano l’esistenza di un fantomatico asse egemonico Chieti-Pescara, con argomenti del tipo: “C’è un territorio da difendere altrimenti si soccomberà contro l’asse teatino-pescarese”; e ancora con audace cipiglio “Dobbiamo creare una forza da apporre (SIC) a Chieti-Pescara e per questo mi appello ai sindaci del Teramano che non facciano campanile, puntando su un ospedale grande poiché si dovranno rendere conto che la medicina sta andando verso una struttura di alta tecnologia che non può essere distribuita su tutto il territorio”. Piu’ avanti gli stessi amministratori locali con tono sommesso ed invocante: “chiediamo che non vi sia un solo ospedale di II livello da condividere con L’Aquila ma due” (Fonte IL MESSAGGERO del 8/11/2019 nella cronaca di Teramo).

Orbene se la classe politica dei piccoli amministratori abruzzesi esprime solo argomentazioni accusatorie e di rivalsa, senza una analisi tecnica dei numeri e delle basi razionali della programmazione sanitaria, il risultato sarà una borbonica battaglia dei campanili con l’esito scontato di un immeritato freno allo sviluppo ed alla crescita della sanità regionale.

Giova ricordare a costoro che la scelta di un DEA è fatto squisitamente tecnico e basato sui volumi di attività di un nosocomio nonché sulla popolazione residente, e non già una scelta discrezionale delle amministrazioni.

Salvare la vita a quei pazienti multiproblematici ed in pericolo imminente di vita, richiede la presenza di team multidisciplinari con adeguata esperienza e competenze specifiche, che si formano sul campo e non sui libri! Segnalo sommessamente che il 100% delle gravissime urgenze pediatriche regionali ed extraregionali, da anni vengono trasportate al Presidio ospedaliero di Pescara, in quanto è l’unico in regione con una chirurgia pediatrica e con letti di rianimazione pediatrica e neonatale.

Ma non solo, l’ospedale di Pescara già da adesso si fa carico dell’80% dei pazienti adulti acuti con multi traumatismi. Quindi che piaccia o no, a Pescara si salva la pelle delle tanti persone gravi e multiproblematiche da molti anni. Basta fare un giro nel blocco operatorio e vedere a che ritmo si lavora H24 per 365 giorni/anno!

In conclusione tutti hanno diritto ad esigere il meglio per i loro concittadini, ma ci sono argomentazioni tecniche che indirizzano con precisione le scelte sanitarie. Queste scelte sono orientato ad offrire il meglio per la salvaguardia della vita delle persone che necessitano di intervento tempo-dipendenti.

Non vorrei che la bassa politica faccia presentare la regione al tavolo di monitoraggio con proposte campanilistiche e cervellotiche. A quel punto il commissariamento ministeriale della sanità regionale, diventerebbe una certezza.

Vittorio Di Michele
Consigliere nazionale ANAAO
13 novembre 2019
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