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QS Edizioni - giovedì 18 aprile 2024

Regioni e Asl - Campania

Decreto Calabria. In Campania ancora polemiche tra i docenti, si mobilitano anche i pazienti

di Ettore Mautone
immagine 17 giugno - Nel mondo universitario si delineano due anime: da un lato la conferenza dei presidi di Medicina che, dopo il vertice con il ministro Grillo, invita ad aspettare la circolare esplicativa del decreto con i correttivi promessi; dall’altro alcuni docenti che continuano a battere sul tasto della palese incostituzionalità chiedendo interventi correttivi al Senato. E tra i pazienti trapiantati ed emodializzati sale il timore di essere assistiti da medici non sufficientemente preparati.
Decreto Calabria, alla vigilia della discussione in Senato della norma che consentirà, tra l’altro, di reclutare specializzandi non ancora formati per affrontare il nodo della carenza di medici nei reparti specialistici e nelle prime linee degli ospedali (specializzandi all’ultimo anno ma anche quelli del penultimo per le scuole di 5 anni) si leva preoccupata la voce dei pazienti. E il mondo universitario si divide tra i presidi che aspettano la circolare promessa dal ministro per correggere alcuni profili come promesso nell’ultimo faccia a faccia a Roma con ministro della Salute Giulia Grillo e gli irriducibili che insistono su modifiche da apportare prima dell'approvazione per superare lo scoglio della incostituzionalità.  
E’ Clemente Montuori, vicepresidente dell’associazione Arce (Associazione regionale campana emofilici), a scrivere una lettera indirizzata a Carlo Ruosi docente titolare della scuola di specializzazione in Ortopedia e coordinamento Ortopedia-Emofilia dell’Università Federico II di Napoli in cui chiede rassicurazioni “su una legge che prevederà l'assunzione negli ospedali pubblici di medici non ancora specialisti ma ancora in corso di formazione” per colmare le note carenze di organico di tutti gli ospedali. “Lei conosce le nostre criticità della patologia e quali possono essere le difficoltà di un emofilico nei rapporti con un ospedale pubblico – scrive Monuori - ci può dunque rassicurare sul fatto che la possibilità di incontrare sul nostro cammino medici non ancora in possesso del titolo completo non infici le capacità di gestione e approccio a patologie complesse come quella che rappresentiamo?”.

Ansie che fanno il paio con quelle espresse in queste ore dai pazienti nefropatici e trapiantati dell’Anerc preoccupati che i pazienti possano essere assistiti da personale non ancora all’altezza. “Già siamo preoccupati per i pazienti che erano seguiti dall’ospedale Incurabili – scrive in una nota il presidente Rosaria Napoli -  che da circa 3 anni hanno man mano subito un disfacimento fino alla chiusura per il trasferimento di un medico che seguiva i pazienti con grande professionalità e competenza. Due anni fa ha chiuso per mancanza di personale anche l’ambulatorio del Vecchio Pellegrinì. A chi deve rivolgersi un paziente trapiantato per i controlli? Saremo costretti a fare viaggi della speranza che la Regione Campania che poi dovrà rimborsare? Abbiamo bisogno di medici competenti che capiscano al 100% le problematiche legate al post trapianto, nulla togliendo agli specializzandi ma non siamo disposti a fare da cavie per l’apprendistato di medici che non hanno ancora concluso l’iter di specialoizzazione”.
 
Intanto nel mondo universitario si delineano due anime rispetto al decreto Calabria: da un lato la conferenza dei presidi di Medicina che, dopo il vertice al ministero con il titolare del dicastero Giulia Grillo invita a essere puntuali con la circolare esplicativa promessa da Grillo che dovrebbe dare attuazione al decreto con i correttivi promessi per garantire un’applicazione della norma nei binari della Costituzione.

Dall’altro quella rappresentata da alcuni docenti campani come Maria Triassi, ordinario di Igiene della Federico II e Ludovico Docimo Ordinario di Chirurgia dell’Ateneo Vanvitelli che continuano a battere invece sul tasto della palese incostituzionalità del decreto chiedendo a gran voce interventi correttivi al Senato e suonando l’allerta anche per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella chiamato, nelle prossime settimane, a ratificare il provvedimento. Un sentire condiviso da gran parte del mondo universitario che nei giorni scorsi ha firmato una lettera di protesta e proposta. Linea sposata anche da Giorgio Minotti preside dell’Università Campus biomedico di Roma secondo cui il nodo della carenza di personale può essere affrontato solo con un apposito decreto legislativo pensato e condiviso nel confronto con il mondo della formazione.

“Già una volta l' Italia sugli specializzandi di medicina e chirurgia ha sbagliato non recependo la legge europea che obbligava al pagamento di borse di studio per tutta la durata della specializzazione che ora costa decine di milioni di euro di euro alle casse dello Stato -  dice Triassi – con una serie interminabile di ricorsi, non ancora conclusi.  Ora c’è  l’attuazione della direttiva 93/16/CEE in materia di libera circolazione dei medici e di reciproco riconoscimento dei loro diplomi e il timore che si riapra un contenzioso (europeo) simile a quello sopracitato è molto alto”.

“Mentre ai docenti universitari afferenti alle specializzazioni vengono richiesti requisiti di grandi qualità scientifica, agli ospedali che riceveranno questi dirigenti in formazione non verrà richiesto alcun requisito di qualità – aggiunge Triassi - insomma gli specializzandi rischiano di essere professionisti dequalificati che offrono assistenza dequalificata. Ecco il motivo per cui anche federspecializzandi si è dichiarata contraria al decreto. A escludere che l'attività  del medico in formazione specialistica sia sostitutiva del personale di ruolo sono proprio le norme comunitarie” conclude Triassi.
 
Una posizione netta, che viene sottoscritta in una nota anche da Alessandro Pierucci in rappresentanza dello Snals, Confsal docenti Università”. Una partita, quella del decreto Calabria che giunge al vaglio del Senato in un clima di ansie, preoccupazioni e conflitti dunque provenienti soprattutto dal mondo universitario  che promette una pioggia di ricorsi alla Corte costituzionale laddove l’impianto della norma dovesse giungere immodificato al traguardo.
 
Ettore Mautone
17 giugno 2019
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