toggle menu
QS Edizioni - venerdì 29 marzo 2024

Una perizia che lascia aperti molti interrogativi

di Giovanni Rodriquez
27 maggio - Per il decesso del sottoufficiale di marina Stefano Paternò avvenuto il 9 marzo scorso è stata confermata la sussistenza di una relazione causa-effetto con la somministrazione del vaccino AstraZeneca. Questo quanto emerso dalle conclusioni delle indagini per l’accertamento delle cause del decesso avviate dalla Procura di Siracusa. 
 
Più in particolare per la Procura "il decesso è ascrivibile alla sua risposta individuale al vaccino, in virtù della concomitanza con la pregressa infezione da Sars-Cov2, decorsa del tutto asintomatica (come testimoniato dalla debole positività ai tamponi molecolari e dalla presenza di IgG a titolo significativo, ma non di IgM) e ciò ha comportato una risposta anticorpale che si è aggiunta alla risposta immunitaria del vaccino, comportando una risposta infiammatoria esagerata”.
 
Alla luce di questo, verrebbe da pensare che un test sierologico eseguito prima della vaccinazione avrebbe potuto evitare l'accaduto. Eppure, sul portale del Ministero della Salute dedicato alle "Fake news" si può leggere come "allo stato attuale non risulta necessario fare test sierologici (test sul sangue) per rilevare la presenza di anticorpi contro Sars-CoV-2 prima di sottoporsi alla vaccinazione. I vaccini sono, infatti, indicati anche per le persone che hanno già contratto il Covid-19 e che, dunque, hanno sviluppato anticorpi".
 
Messaggio, tra l'altro, ribadito anche nella circolare del Ministero della Salute del 3 aprile 2021, dove viene sottolineato che, "come da indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’esecuzione di test sierologici volti a individuare la positività anticorpale nei confronti del virus o di altro tipo di test, non è raccomandata ai fini del processo decisionale vaccinale".
 
Inoltre, i risultati degli esami istologici condotti dai periti nominati dalla Procura di Siracusa hanno accertato la “presenza di elevati livelli di IL-6, una citochina espressione dell’attivazione di un processo infiammatorio intenso che appartiene alla manifestazione clinica della malattia, nel periodo della cosiddetta tempesta citochinica, ma che può appartenere alla sindrome post-vaccinica denominata ADE (Antibody-dependent enhancement). Pertanto, presupponendo l’ADE una eccessiva attivazione immunitaria, si è attivato un meccanismo tale da condurre ad un danno tissutale polmonare con l’evoluzione verso un quadro di sindrome da distress respiratorio acuto, cd. ARDS”.
 
Eppure, ad oggi questa amplificazione infiammatoria della risposta anticorpale derivata dall’inoculazione del vaccino è stata individuata solo per la febbre dengue, virus trasmesso dalle punture di zanzare. Non esistono, invece, evidenze di ADE per le malattie da coronavirus umani Sars e Mers.
 
Al punto che, sempre nella sezione del Ministero della Salute dedicata alle "Fake news" si spiega: "Non ci sono evidenze scientifiche che i vaccini anti Covid-19 inneschino l'ADE, cioè l’ “Antibody Dependent Enhancement”, reazione per cui alcuni anticorpi anziché bloccare un virus ne facilitano il suo ingresso nelle cellule. I vaccini autorizzati dalle autorità competenti – EMA e AIFA -, che sono attualmente in corso di somministrazione, fanno produrre anticorpi in modo selettivo contro la proteina Spike presente sul coronavirus e la loro azione è volta a bloccare l’ingresso del virus nelle cellule. I vaccini, quindi, non possono determinare l’ADE né in coloro che si vaccinano senza aver contratto l’infezione da nuovo coronavirus, né nelle persone che si vaccinano dopo aver contratto l’infezione".

Qualora invece l'ipotesi dei periti della Procura dovesse trovare conferma, sulla base delle conoscenze attuali ci troveremmo di fronte ad un evento eccezionale, tanto da non essere presente tra i segnali di allerta delle banche dati mondiali di farmacovigilanza.
 
E a quel punto sarebbero senza dubbio necessari ulteriori approfondimenti per arrivare, eventualmente, ad un aggiornamento della lista dei possibili eventi avversi presenti nelle schede tecniche dei vaccini contro il Covid. Ma al momento restano più dubbi che certezze.
 
Giovanni Rodriquez
27 maggio 2021
© QS Edizioni - Riproduzione riservata