Una donna di 84 anni è morta a seguito di una presunta errata trasfusione di sangue venerdì scorso all'ospedale di Vimercate, in provincia di Monza. Il plasma potrebbe essere stato scambiato con quello di un altro paziente a causa di una omonimia. È quanto riferisce l'Ansa. L'ospedale ha confermato il decesso della donna e riferito di aver immediatamente allertato la Procura di Monza, parallelamente all'avvio di un'indagine interna. La donna era ricoverata per un intervento al femore.
Il Ministro della Salute Roberto Speranza, fa sapere ancora l’agenzia, sta predisponendo l'invio degli ispettori del Centro Nazionale Sangue per indagare sulla vicenda. “Ci recheremo all'ospedale di Vimercate per verificare, insieme agli esperti del rischio clinico e alle autorità regionali, quali possono esser state le possibili cause dell’errore". Episodi simili sono comunque “rarissimi, se ne verifica circa uno ogni 3 milioni di sacche di sangue trasfuse”, spiega all'Ansa, il direttore del Centro Nazionale Sangue (Cns)
Giancarlo Maria Liumbruno.
In media, ricorda Liumbruno, “1.728 pazienti ogni giorno nel nostro Paese ricevono una trasfusione, per un totale 630.770 all'anno, e circa 8.000 sacche di sangue che vengono trasfuse ogni giorno in Italia. L'incidenza di decessi associati ad episodi di trasfusioni in Italia è rarissima, ma il rischio non è zero”.
I protocolli previsti dalle norme vigenti per la sicurezza dei pazienti “sono molto dettagliati, ma esiste la possibilità di errore umano”, precisa ancora. “Quando si verificano casi simili le procedure prevedono una serie di controlli incrociati per analizzare le cause e prevenirne il ripetersi. Non serve colpevolizzare nessuno - conclude - ma capire per migliorare le procedure laddove migliorabili”.