A partire da oggi il cannabidiolo (Cbd), estratto ottenuto dalla cannabis, entra nella tabella degli stupefacenti e non potrà più essere venduto nei negozi. Entra infatti in vigore il decreto del ministero della Salute pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 21 agosto che ha revocato la sospensione del decreto del 2020 che inseriva le composizioni per somministrazione ad uso orale di Cbd nella tabella dei medicinali allegata al testo unico sulle droghe.
"Il Decreto del Ministro della Salute che da oggi considera la molecola del CBD al pari delle sostanze stupefacenti illecite - ha commentato
Marco Perduca, coordinatore della campagna Legalizziamo dell'Associazione Luca Coscioni, già Senatore e Presidente del Referendum Cannabis che in poche settimane raccolse quasi un milione di sottoscrizioni - oltre a non tener conto delle raccomandazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e le sentenze della Corte europea di giustizia, che da una parte raccomandano l'accesso al cannabidiolo terapeutico e dall'altra ritengono illegale la proibizione di prodotti riconosciuti come sicuri ed efficaci in altri stati membri dell'UE, crea enormi problemi anche per la filiera della canapa made in Italy".
"Se, come recita il testo - prosegue Perduca - l'assunzione del prodotto per via orale sarà consentita solo previa ricetta medica, sono stati calcolati i costi che le farmacie dovranno sostenere relativi alla sicurezza e alla extra burocrazia necessaria per poter commerciare legalmente questi prodotti? Cosa accadrà a chi produce, vende o usa farine, pasta, biscotti o olio per condimenti? Mezzo secolo di proibizioni ci hanno insegnato che quando si creano nuove proibizioni il mercato si arrangia altrimenti, come ci ha segnalato il sondaggio dell'SWG di questi giorni, una buona metà di chi compra prodotti con CBD lo fa online. Da domani potrebbe essere il 100% in barba alle nuove regole e mettendo in ginocchio piccole e medie imprese italiane".
“L'Associazione Luca Coscioni si appella al Ministro Schillaci affinché apra un confronto con tutte le parti interessate, dalle aziende produttrici ai consumatori, passando per cannabis shop e farmacie, col fine di chiarire quali prodotti possano esser comunque commerciati e il perché sulla base di validati studi scientifici, altri necessitano il consenso medico”.