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QS Edizioni - sabato 21 giugno 2025

Lavoro e Professioni

Medici di famiglia? Sia dipendenti che convenzionati. Ecco cosa bolle in pentola

di Luciano Fassari
immagine 15 maggio - Sembra basarsi su questo doppio modello la proposta delle Regioni su cui ieri si sono confrontati gli assessori alla Salute. Da un lato resterebbe in piedi l’attuale modello in convenzione su cui l’idea è di rafforzare i paletti per coinvolgere maggiormente i medici di famiglia e i pediatri a lavorare nelle Case della Comunità. Ma al loro fianco verrà costruita nei minimi dettagli anche la figura del medico di famiglia e del pediatra dipendenti.

Medici di famiglia sia dipendenti che convenzionati. Sembra basarsi su questo doppio modello la proposta delle Regioni. Ieri pomeriggio, sulla questione che si trascina da anni e negli ultimi mesi è tornata al centro del dibattito sanitario, si sono confrontati gli assessori alla Salute delle Regioni che dopo una riunione fiume hanno trovato la quadra e dato mandato di mettere nero su bianco la proposta che sarà esaminata a breve dai presidenti per poi essere trasmessa al Ministero della Salute che da tempo la chiede.

Ma vediamo in cosa consiste la riforma. Il ragionamento parte dall’articolo 25 della legge 833/78 che ha istituito il Ssn. Nell’articolato si legge che “l'assistenza medico-generica e pediatrica è prestata dal personale dipendente o convenzionato del servizio sanitario nazionale operante nelle unità sanitarie locali o nel comune di residenza del cittadino. La scelta del medico di fiducia deve avvenire fra i sanitari di cui al comma precedente. Il rapporto fiduciario può cessare in ogni momento a richiesta dell'assistito o del medico; in quest'ultimo caso la richiesta deve essere motivata”.

In sostanza la legge istitutiva del Ssn lascia aperta la porta sia alla dipendenza che al convenzionamento per garantire l’assistenza medico-generica e pediatrica senza intaccare il principio del rapporto fiduciario. Negli anni però i Governi che si sono succeduti hanno normato essenzialmente il regime in convenzione senza dar seguito a quello della dipendenza. Partendo da questo assunto e per superare l’impasse tra le varie posizioni (da un lato Lega e FdI che puntano sulla dipendenza, Forza Italia sul convenzionamento come altre regioni di centrosinistra) l’idea sarebbe quella di offrire alle Regioni una doppia possibilità. Da un lato resterebbe in piedi l’attuale modello in convenzione su cui l’idea è di rafforzare i paletti per coinvolgere maggiormente i medici di famiglia e i pediatri a lavorare nelle Case della Comunità. Ma al loro fianco verrebbe costruita nei minimi dettagli anche la figura del medico di famiglia e del pediatra dipendenti. Inoltre, ci sarà l’istituzione di una specialità universitaria ad hoc che manderà in pensione i corsi di formazione regionali.

A quel punto saranno le Regioni nella loro autonomia organizzativa a decidere come utilizzare i vari profili. C’è chi potrebbe scegliere di puntare sui convenzionati e chi sui dipendenti o chi un mix a seconda delle esigenze specifiche territoriali. Certo occorre essere coscienti che anche qualora l’idea trovasse l’accordo di tutte le parti in causa, anche perché i dettagli da definire sono parecchi e la scrittura della riforma è tutt’altro che una facile impresa, sarà difficile che ciò avvenga in poco tempo. E in ogni caso è quasi impossibile che tutto ciò risolva il problema di come riempire le Case della Comunità entro la metà 2026, aspetto che l’anno prossimo potrebbe diventare un’emergenza.

Luciano Fassari

15 maggio 2025
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