Lavoro e Professioni
Farmacie private. “Con il rinnovo del contratto serve un riconoscimento adeguato all’evoluzione della professione”. Intervista a Noferi (Conasfa)
La trattativa per il rinnovo del Contratto nazionale di lavoro delle Farmacie Private si è interrotta per l'indisponibilità di Federfarma ad accettare la proposta di adeguamento salariale proposta da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs. Per fare chiarezza sullo stato dell'arte della situazione e capire quali sono i principali nodi da sciogliere abbiamo intervistato la presidente di Conasfa, Angela Noferi.
Presidente Noferi, cosa sta accadendo sulla trattativa per il nuovo contratto collettivo di lavoro delle farmacie private?
Il contratto dei dipendenti delle farmacie private è scaduto ad agosto del 2024. L’ultimo rinnovo del 2021 è arrivato dopo otto anni e ha lasciato piuttosto delusi i farmacisti dipendenti, perché l’incremento economico è stato solo di 80 € lordi e non è stata riconosciuta nessuna vacanza contrattuale. Il rinnovo del 2021 è stato realizzato in tempi lunghi. La spinta finale, però, è stata data dal momento storico del Covid, che ha visto i farmacisti protagonisti e pronti a svolgere nuove mansioni (tamponi e vaccini).
Nel 2024 sono iniziati gli incontri per il nuovo rinnovo, che all’inizio si sono svolti con regolarità, come da calendario, fino al 13 maggio di quest'anno, quando il confronto è stato interrotto. Alla richiesta di aumento di 360 € lordi proposta dai tre sindacati confederali dei dipendenti, Federfarma ha risposto con una proposta di soli 120 € lordi in tre anni.
La piattaforma per il rinnovo contrattuale è complessa e ricca di spunti. Comunque, è stata anche elaborata sui suggerimenti forniti dai farmacisti iscritti ai sindacati, che sono stati ascoltati e interpellati in vari incontri provinciali in tutta Italia prima della presentazione della piattaforma.
Anche Conasfa, l’associazione dei farmacisti non titolari che io rappresento, ha contribuito alla discussione e all’elaborazione di una proposta che riconoscesse finalmente il ruolo sanitario dei farmacisti. Per la nostra associazione, il farmacista è il sanitario del farmaco e la sua preparazione e le sue competenze gli permettono di fare farmacovigilanza, ricognizione terapeutica, con un risparmio per il sistema sanitario in termini di salute e costi.
A questo si sono aggiunti, poi, negli ultimi anni i servizi, che richiedono formazione, tempo e soprattutto tutele. Questi dovrebbero essere riconosciuti nel contratto anche economicamente, per recuperare il potere d’acquisto, visto anche l’aumento dell’inflazione degli ultimi anni.
È evidente che occorrono stipendi adeguati: come si può pensare che un laureato in campo sanitario, che svolge tutte queste mansioni, possa avere nei 1.500 € di stipendio iniziale una cifra adeguata?
Quali sono i nodi principali da sciogliere?
Oltre all’aspetto salariale, sul quale lo scontro si è fatto acceso, ci sono tanti aspetti che riguardano:
- L’orario di lavoro,
- L’apertura con orario continuato sette giorni su sette, che purtroppo non si concilia con la vita privata,
- Le tutele della salute, soprattutto in virtù delle nuove mansioni e del rischio biologico (si pensi al prelievo di sangue capillare).
Quindi, l’aspetto salariale non è l’unico elemento di contrasto per definire un accordo soddisfacente. Sono tanti gli aspetti che vanno definiti. Certo è che la fuga dalla professione e la mancanza di iscritti alle facoltà di Farmacia dovrebbero far riflettere sull’importanza di questo rinnovo.
Rendere appetibile la professione non si può fare sobbarcando i dipendenti di responsabilità senza riconoscerne il valore con atti concreti e duraturi. Si registra in questi ultimi anni una fuga dalla professione. Una survey condotta da Conasfa ha evidenziato che un farmacista su tre, se potesse, oggi cambierebbe professione. Federfarma in questi anni, in più occasioni, ci aveva detto di pazientare perché senza la firma della nuova convenzione non ci sarebbero stati soldi sufficienti per garantire un contratto economicamente adeguato. Ora la convenzione è stata firmata, qual è l’ostacolo?
Qual è il ruolo che può svolgere la Fofi in questa trattativa?
La Fofi è uscita in questi giorni con una nota dove auspica la ripresa del tavolo. Conasfa sa bene che al tavolo della contrattazione siedono i sindacati, quindi è auspicabile che la Federazione mantenga alta l’attenzione, come del resto sta facendo Conasfa, incontrando i colleghi e cercando di spiegare le dinamiche della contrattazione.
È importante avere il sostegno della Federazione, che è la casa di tutti i farmacisti, perché, anche se non può scendere in campo sulle tematiche sindacali, può sottolineare il ruolo sanitario di tutti i farmacisti ed essere l’anello di congiunzione tra i colleghi. Questi devono trovare insieme la soluzione, affinché da una parte la farmacia possa sostenere i costi di gestione e, dall’altra, i farmacisti si sentano riconosciuti e tutelati nell’esercizio di una professione dalle origini antiche e nobili, ma che rischia di scomparire.
Oggi i farmacisti sul tavolo delle trattative, grazie al lavoro portato avanti in questi anni dalla Fofi, possono far pesare anche tutte le nuove competenze acquisite e riconosciute anche in ambito universitario, quanto conta tutto questo?
Ora non si può pensare che il ruolo attuale del farmacista possa essere svilito con un contratto al ribasso, proprio nell’ottica di quanto la professione si sia trasformata e arricchita di nuove competenze. Non possiamo nemmeno immaginare che il ruolo del farmacista venga sostituito da altre figure, perché — come abbiamo spesso detto in Conasfa — non si può alzare la qualità abbassando l’asticella del servizio.
I farmacisti del futuro, che si stanno formando adesso e saranno laureati tra qualche anno, hanno nei loro percorsi universitari fortunatamente già acquisito competenze nuove. Ciò lo dobbiamo anche al fatto che la Federazione degli Ordini ha spinto proprio per una maggiore qualificazione della professionalità, anche nel percorso di studi.
Ma i colleghi che oggi realizzano nuovi servizi devono poter ottenere un riconoscimento economico adeguato, per ciascun servizio svolto. Guai a chi pensa che il farmacista si possa sostituire con figure nuove magari non laureate, semplicemente formate dalle aziende o, ancora peggio, con l’intelligenza artificiale.
Nel 2025, la farmacia è in Italia il primo punto di prossimità per la salute dei cittadini. I farmacisti svolgono un ruolo essenziale e insostituibile. Ma se non si fa uno sforzo collettivo per tutelare questa professione, presto le farmacie si troveranno senza personale laureato di qualità. I cittadini in primis, ma tutto il sistema sanitario nazionale, avranno un danno inestimabile.
Da questa prospettiva, quindi, ciò che noi sentiamo di dire come associazione di categoria professionale è che, in questo momento storico, dobbiamo essere particolarmente attenti alle dinamiche del rinnovo contrattuale. L’invito che noi facciamo a tutti i colleghi è quello di portare il proprio pensiero e il proprio progetto per la figura del farmacista, anche attraverso l’adesione sindacale, affinché chi ci rappresenta abbia i numeri per essere espressione di una categoria che mai come oggi deve essere unita.
Noi ribadiamo con forza la necessità di una dinamica anche economica importante per i farmacisti, perché — come ben sappiamo — il nostro stipendio è inadeguato. Dobbiamo anche sostenere le spese di iscrizione all’Ordine e all’Enpaf, e già se ne va via una mensilità per esercitare la professione.
Mai come ora è fondamentale che i farmacisti abbiano consapevolezza del proprio ruolo, del proprio valore e siano pronti a lottare quando c’è la possibilità, per ottenere il meglio — non solo per il singolo, ma per tutta la categoria professionale. Conasfa si augura che questo si possa realizzare, sempre, quando si parla di farmacisti.