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QS Edizioni - giovedì 28 marzo 2024

Lettere al Direttore

Quel Manifesto per la salute mentale è psichiatrico-centrico

di Mario Sellini
7 dicembre - Gentile Direttore,
già da diversi mesi ha iniziato a circolare un documento dal titolo: “Manifesto per la salute mentale”. Su questo documento si chiedevano, già allora, adesioni e sottoscrizioni A ben leggere le prime bozze, il Manifesto ha suscitato molte perplessità a partire dalla richiesta di adesione e sottoscrizione di quella che in realtà era solo una bozza. Una domanda: come si fa a sottoscrivere una bozza? E chi trasformerà la bozza in documento finale? Ma queste sono questioni assolutamente formali e soprattutto secondarie.
 
La criticità maggiore che ho avuto modo di evidenziare e condividere, anche con qualcuno dei promotori del Manifesto consisteva nella totale separazione tra princìpi e realtà. Si scrive Salute Mentale, si legge Psichiatria.
 
Discutere di Psichiatria nel contesto più generale della Salute Mentale è non solo legittimo, ma assolutamente meritorio. Definirne il ruolo, gli ambiti, le possibili integrazioni con altre discipline, discutere di ‘multidisciplinarietà’ e di ‘multiprofessionalità’ è auspicabile.
 
La criticità sorge nel momento in cui si cerca di stabilire una assoluta fungibilità ed una totale equipollenza tra una disciplina, Psichiatria, e l’ambito nel quale si implementano le attività proprie di questa disciplina, la Salute Mentale.
Non è una operazione trasparente rappresentare una parte, la Psichiatria, ancorché fondamentale, per il tutto. A dire il vero neppure tutta la Psichiatria ma una parte di essa.
 
Ed è a questo punto che i conti non tornano. Non tornano perché l’ambito della Salute Mentale comprende discipline e soggetti, professionali e non, diversissimi.
 
Solo per restare nell’ambito disciplinare ci sono almeno altre tre discipline chiamate a svolgere ruoli e funzioni nell’ambito della Salute Mentale: la Psicologia, la Neuropsichiatria Infantile e la Psicoterapia.
In ambito professionale i protagonisti sono ancora più numerosi delle discipline: infermieri, tecnici della riabilitazione psichiatrica, assistenti sociali, OS, animatori, psicologi ecc. E poi c’è tutto il mondo esterno alla Salute Mentale che deve essere ricompreso nei processi di assistenza: le famiglie, le associazioni di volontariato, il privato sanitario e sociosanitario, il mondo delle cooperative ecc.
 
È un errore ridurre questo mondo, l’intero mondo della Salute Mentale, alla Psichiatria o ad una parte di essa.
Queste criticità, già presenti nelle primissime bozze del Manifesto, sono state confermate ed accentuate nel Convegno di presentazione del Manifesto, organizzato a Napoli il 4 dicembre.
 
Criticità accentuate da un ulteriore elemento emerso nel corso del Convegno e reso esplicito da interventi di rappresentanti del mondo della Psichiatria: l’equipollenza tra Psichiatria e Salute Mentale, già di per sé non proponibile, è diventata, nel Convegno l’equipollenza di una parte della Psichiatria e l’intero universo della Salute Mentale. Le critiche maggiori sono state rivolte, da alcuni relatori, alla autoreferenzialità di un Manifesto che, come acutamente fatto notare da un relatore, si contrappone a Nascosto, Non Visibile.
 
Si tratta di Manifesto v/s Nascosto, che rende invisibili discipline, profili professionali, soggetti e comunità che devono essere e sono parte integrante del processo di Salute Mentale. Nasconde errori commessi e dei quali, forse, non v’è consapevolezza. Nasconde spesso fallimenti.
 
È vero che queste sono critiche espresse solo da alcuni relatori, ma il fatto che siano minoritarie non vuol dire che non debbano essere tenute in debita considerazione. Critiche che in parte mi sento di condividere e che ho espresso a partire dai documenti della Conferenza nazionale per la Salute Mentale del 24 e 25 giugno 2021 e di cui, questo Manifesto ne è forse un’appendice.
 
La critica espressa già a giugno, dentro e fuori, prima e durante la Conferenza, faceva riferimento proprio a ciò che era ‘Nascosto’ a questo Nascondere discipline (Psicologia e Psicoterapia) profili professionali (infermieri, assistenti sociali, psicologi, tecnici della riabilitazione psichiatrica, ecc.).
 
Manifesto v/s Nascosto. Quando il Nascosto è la gran parte o comunque è una parte consistente del processo di Salute Mentale si rischia di continuare a sprecare una enorme opportunità.
 
Al di là delle affermazioni di principio, tutte condivisibili, il quadro complessivo dell’approccio alla Salute Mentale sembra sia ritornato all’epoca pre-basagliana e della 180 non è rimasto molto.
Un aspetto Nascosto-Non Manifesto è il modello organizzativo che sta prendendo piede.
 
Le strutture organizzative territoriali, articolazioni del Dipartimento di Salute Mentale stanno cambiando nome. Con la 180 queste articolazioni erano state definite Centri di Salute Mentale, a garanzia della Multidisciplinarietà e Multi professionalità degli interventi. Oggi sono ri-definite: Struttura Complessa della Disciplina di Psichiatria denominata “U.O.Psichiatria”, nell’ambito del Dipartimento di Salute Mentale.
Non c’è chi non possa affermare che il cambio della definizione segue/anticipa cambiamenti sostanziali nei contenuti assistenziali.
 
Siamo passati da: OP (ospedale psichiatrico, pre Basaglia), al CIM (centro di igiene mentale), al CSM (centro di salute mentale) a Unità Operativa Complessa di Psichiatria.
E lo posso affermare con cognizione di causa avendo iniziato la mia attività professionale come psicologo nell’OP. Successivamente al CIM, poi al CSM e adesso, a fine carriera, a poche settimane dalla quiescenza, come nel gioco dell’oca, mi ritrovo nell’U.O. Psichiatria.
 
Oggettivamente siamo tornati indietro di 50 anni.
L’opportunità di dare corpo e sostanza a concetti quali la “Multidisciplinarietà” e la “Multi professionalità”, i quali, pur indicati nel Manifesto, di fatto sono svuotati di significato nel momento in cui non se ne declina compiutamente il significato, le componenti ‘multidisciplinari’ e non si indicano quelle ‘multi professionali’. Non solo non si indicano e declinano, ma si nascondono (Manifesto v/s Nascosto).
 
E perché non inserire un ulteriore principio: la trans-disciplinarietà, che consente di lavorare in modo integrato su obiettivi comuni?
 
Davvero oggi è possibile costruire un Manifesto con la partecipazione di tutte le componenti, ad una condizione: che sia davvero reso tutto ‘manifesto’. Noi ci siamo. La comunità professionale, circa 2.000 psicologi e psicologhe che esercitano nella Salute Mentale, c’è. Ci siamo quotidianamente con il nostro impegno e la nostra professionalità. Ci siamo per costruire un vero progetto condiviso ma soprattutto inclusivo aperto a tutte le componenti. Dagli utenti e con gli utenti.
 
Mario Sellini
Presidente Form-AUPI
7 dicembre 2021
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