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QS Edizioni - venerdì 19 aprile 2024

Lettere al Direttore

Il Dm 70 e il rapporto pubblico/privato accreditato

di Fabio Florianello, Carlo Palermo, Pierino Di Silverio
25 luglio -

Gentile direttore,
il dibattito suscitato dai recenti articoli sul DM 70 ( Maffei, Lanza)  e sulle eventuali modifiche in corso hanno  innescato, inevitabilmente, il tema del rapporto pubblico/privato accreditato sul quale come ANAAO abbiamo da tempo avanzato alcune proposte (qui). Inevitabilmente, perché il Decreto si applica alle strutture pubbliche e private accreditate con standard comuni. Ne citiamo alcuni inerenti proprio il rapporto pubblico/privato.

Per quanto riguarda gli standard sulla assistenza ospedaliera vi sono aspetti positivi, come quelli sulla classificazione delle strutture basata su tre livelli gerarchici di complessità, condizione indispensabile per la definizione di una rete ospedaliera che deve coinvolgere strutture pubbliche e private. Ma il coinvolgimento di queste ultime è stato fin qui praticamente assente nonostante il Decreto: le strutture ospedaliere private sono accreditate, in base alla programmazione regionale, considerando la presenza delle specialità previste per i tre livelli a complessità crescente, col risultato di reti fantasma o del tutto assenti.

Altri aspetti   determinano al contrario situazioni di notevole criticità: pensiamo al rapporto Posti Letto/1000 abitanti il più basso tra i Paesi occidentali pur sommando letti pubblici e privati accreditati, ma questi ultimi privi di servizi di DEA/PS per il 91,5 % nelle Case di Cura e per il 55% nelle strutture Equiparate. Ne deriva, come abbiamo rilevato in uno studio precedente, che gli accessi di emergenza/urgenza risultano per oltre il 90 % a carico delle strutture pubbliche. Ciò che contribuisce a fornire al privato la possibilità di selezione delle prestazioni ponendo il problema circa la legittimità dell’accreditamento.

Ma pensiamo anche alla riduzione di UUOO quali UTI, pneumologie, infettivologie, Medicine, ecc., che ha riguardato solo il pubblico, o al numero di accessi minimi per chiudere un servizio di PS senza valutazioni di contesto, analisi epidemiologiche o valutazioni sui servizi territoriali che nella città metropolitana di Milano, per fare un esempio, porterebbe alla chiusura di 10 PS pubblici su 20 e 8 privati su 12, facendo mancare 221.356 accessi, su un totale di 704.410 (fonte AGENAS 2020). E immaginiamo come le restanti strutture già cronicamente intasate potrebbero farvi fronte.

Un aspetto che appare al contrario positivo è la definizione delle condizioni necessarie per garantire LEA omogenei su tutto il territorio nazionale in termini di adeguatezza di strutture e di risorse umane impiegate, standard ancora una volta comuni per il pubblico e per il privato.

In questa definizione il Decreto fa riferimento all'Intesa Stato-regioni del 20 dicembre 2012 in applicazione del DPR 14.01.1997 che, per quanto riguarda il personale, parla di gestione delle risorse umane. Che significa, lo ribadiamo ancora una volta, non solo orario di lavoro, riposi, ferie ma anche selezione, addestramento, formazione, aggiornamento, valutazione e soprattutto adeguata dotazione quantitativa e qualitativa degli organici, stato giuridico e riconoscimento economico delle voci retributive “fondamentali”.

Quando si parla di accreditamento si pensa per lo più alle strutture e gli aspetti che riguardano il personale rimangono poco considerati.

Infatti lo stesso Decreto, pur riferendosi alla normativa riguardante il Personale, si limita a citare unicamente il rapporto col numero di pazienti trattati e il livello di complessità clinico-assistenziale. Come dire che degli standard sul Personale interessano solo gli aspetti riguardanti le prestazioni, senza dubbio fondamentali, ma dimenticando che le prestazioni sono il risultato di una sommatoria di requisiti e azioni.

Da sottolineare una norma per lo più dimenticata: nei presidi ospedalieri il rapporto percentuale tra il numero del personale del ruolo amministrativo e il numero totale del personale non può superare il valore del 7 per cento.

In sintesi possiamo concludere che il Decreto è un insieme di luci e ombre dove le ombre si addensano soprattutto sul rapporto pubblico/privato che rimane ancora una volta privo di una vera governance spettante alle Istituzioni, Regionali in particolare.

Un’occasione perduta soprattutto nei confronti del Personale, sia nelle indicazioni sui requisiti che devono avere coloro i quali lavorano per il SSN anche se dipendenti di strutture private, ma anche riguardo alle norme che devono essere rispettate da parte dei datori di lavoro nei confronti del trattamento del Personale stesso. Ne va della qualità delle prestazioni e in ultima analisi della qualità del Servizio Sanitario.

Fabio Florianello – ANAAO ASSOMED

Pierino Di Silverio – Segretario Nazionale ANAAO ASSOMED

Carlo Palermo – Presidente ANAAO ASSOMED

25 luglio 2022
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