23 gennaio -
Gentile Direttore,da tempo si allarga il confronto sulla urgenza di una sostanziale modifica organizzativa, gestionale e conseguentemente finanziaria del nostro Servizio Sanitario Nazionale: le opinioni ed i contributi tecnici, politici, professionali sono sempre più numerosi e convergenti. Anche da parte delle Associazioni dei Cittadini e del Volontariato sono fortissime le pressioni perché i Diritti fissati dalla Costituzione e dalla legge istitutiva del SSN vengano ripristinati per una tutela della SALUTE egualitaria e veramente nazionale, adeguata in relazione al profondo mutamento dei bisogni attuali della popolazione.
La strada non è certo quella di pensare solo a finanziamenti a pioggia da aggiungere, e neppure a colpe da attribuire ad una parte o all’altra dato che è chiaro che tutti i partiti ed i Governi hanno contribuito con tagli ripetuti nei decenni , con il progressivo disordine provocato dalle Regioni sempre più disordinatamente incoerenti e dissonanti e con l’ incapacità oggettiva (ministeriale e regionale ) di modificare le strutture operative . Strutture e metodologie operative ancora legate ad uno schema oramai grandemente superato nella attività territoriale come in quella ospedaliera in termini di Prevenzione, Cura e Riabilitazione. Siamo anche consapevoli dei crescenti limiti finanziari del nostro Paese per questa urgenza, mentre si parla con tranquillità di un aumento importante invece del finanziamento per armi e difesa e non si comprende come possa esser compatibile con la nostra situazione economica complessiva.
Comunque in questa urgenza è evidente come uno dei punti critici è quello dei Servizi Sanitari di Base e della Medicina di Famiglia: un termine che va difeso e rinnovato per il ricco significato che possiede e che è molto più coinvolgente e chiaro nella percezione dei Cittadini che non la sola “Comunità”.
Circolano oramai segnali di una imminente decisione del Ministero rispetto al rapporto di lavoro dei Medici convenzionati con le strutture territoriali al servizio della Comunità . Questo non dovrebbe in alcun modo distruggere la relazione personale ed individuale del Medico con i suoi assistiti nel mentre si chiede al Medico di svolgere un importantissimo lavoro per riempire di valore quelle strutture volute dal PNRR che altrimenti sono solo scatole in gran parte vuote. Ci dovranno esser anche altri e numerosi servizi per i diversi bisogni dei cittadini ( ad es. specialisti per la prevenzione e la diagnostica, il primo soccorso, le prestazioni per popolazione anziana, disabile e fragile…) ed anche in sinergia con le attività intensive ospedaliere ed inoltre di continuità ed integrazione nel socio-sanitario.
Tutto questo ha l’esigenza di fondarsi su relazioni di cura molto poco solo formali e burocratiche ma invece molto personali e coinvolgenti che possono giovarsi proprio della figura e del ruolo operativo del “Medico di base (e di famiglia )”. Un modo per far tornare molto attrattiva questa professione anche per giovani laureati che aspirano a posizioni e compiti di maggiore responsabilizzazione professionale autonoma e molto meno schematicamente burocratici come invece sono da tempo purtroppo diventate quelle convenzionate nel territorio ma anche quelle specialistiche in ospedale.
Questo tema della ricostruzione di un sistema di servizio sanitario di base e di famiglia che dia valore alle strutture di Comunità (nelle quali però vanno collocati molti altri servizi ed attività) appare quindi il punto focale di una Riforma complessiva. Infatti non è certo significativo solo il luogo dove il Medico viene collocato ma le modalità nuove del suo operare e le sinergie (anche logistiche ma prima di tutto professionali e di responsabilità) con molti altri interventi di continuità nella presa in cura dei cittadini e dei loro problemi di SALUTE nella vita e nella comunità.
Profonda parimenti è la revisione indispensabile del ruolo dell’Ospedale nelle attività intensive (e sempre meno prevalentemente diagnostiche come adesso) e della sua funzione di Pronto Soccorso verso il territorio. Altrettanto indispensabile è la revisione del vero e proprio disordine che è cresciuto tra le Regioni e persino tra le Aziende di una medesima Regione rispetto all’offerta ed appropriatezza di prestazioni, alla modalità di garanzia della gratuità e tempestività come la attuale vicenda vergognosa dei LEA (15 e più anni di attesa per avere un caos sia di contenuti scientifici delle prestazioni che dei valori economici come stiamo vedendo e che va ascritto a responsabilità paritetica di Ministero, Agenas e Regioni).
Indispensabile è pure la revisione delle coperture di sanità integrativa che con la defiscalizzazione generano utili alle società assicurative e proteggono solo alcune parti della popolazione che per loro natura (lavoratori con contratti o paganti ) non sono certamente quelle più bisognose e fragili.
Se prendiamo atto di questo quadro complessivo l’intervento sul rapporto di lavoro dei Medici di Base non potrà certamente esser isolato: perché avrebbe solo il sapore del tutto ingiusto di una penalizzazione generalizzata di una categoria (che in realtà non lo merita assolutamente) e perché prima di tutto sarebbe del tutto inefficace senza i necessari correlati di riforma negli altri settori.
Ad es. le Liste di attesa non ne risentirebbero assolutamente, come gli accessi talvolta impropri ai P.S. rischierebbero persino di moltiplicarsi come pure si moltiplicherebbero le richieste di diagnostica strumentale da parte di tanti cittadini che ancora oggi sono invece risolte dal lavoro serio e qualificato di tantissimi Medici di base che già lavorano in studi e cooperative ed in collaborazione con infermieri e specialisti offrendo molteplici prestazioni ai pazienti.
Queste esperienze mostrano concretamente la capacità di questi professionisti di costruire nelle strutture del territorio una rete funzionale ed articolata per la prevenzione, cura e riabilitazione rispetto ai molteplici bisogni dei Cittadini di tutte le età : con una prossimità e continuità che sono elemento determinante di sicura appropriatezza ed efficacia. Nelle strutture dovranno esser inserite (come programmato dal PNR ma per adesso in gran parte solo in teoria purtroppo) altre specialità mediche e professioni , altri servizi a cui la Medicina di base può fare appunto da base e da integrazione. Altrimenti si rischia di vanificare questo eventuale intervento sulla Medicina di base e vanificare le risorse impegnate in queste strutture del territorio : al confronto erano meglio gli Ambulatori delle Mutue di una volta!
Invece è augurabile che , se verrà deciso questo intervento riformatore esso sia il motore positivo e principale della Riforma complessiva del Sistema Sanitario Nazionale di cui abbiamo bisogno, tutti noi professionisti e specialmente i cittadini-Utenti. In una ottica complessa di questo genere dovrebbe ovviamente esser una riforma partecipata in prima persona dagli stessi rappresentanti delle categorie professionali coinvolte (quindi non solo i Medici convenzionati) e non certo calata dall’alto perché sono anni che se ne parla .
Alessandro Giustini