Lettere al Direttore
Quando la nave affonda
di Enzo BozzaGentile direttore,
mi ripeto, ed è inevitabile vista l’aria che tira in questi giorni. La Medicina del Territorio ha bisogno di una riforma sostanziale e coraggiosa, perché il modello operativo con cui lavorano i medici MMG, è obsoleto e non risponde più né alle esigenze assistenziali della gente e nemmeno alle proprie esigenze lavorative. Alla luce della mutata realtà sociale, il caro vecchio medico condotto di un tempo, è una figura romantica, affascinante ed eroica ma fuori dal tempo.
All’epoca della riforma, nel 1978, quel medico condotto era un libero professionista a contratto comunale per l’assistenza alla lista degli indigenti, ma poteva esercitare a pagamento, per tutti gli altri che potevano pagare la visita. Si volle mantenere questa doppia identità con la nuova figura di medico di assistenza primaria, prima con le mutue e poi con un contratto di convenzione con le USL. Primo grande errore: non si capì, all’epoca, che con il nuovo corso delle cose, il medico non avrebbe più avuto la possibilità di esercitare la libera professione ma, tutto sommato, quello status conveniva a molti, intanto ai medici stessi che potevano ancora usufruire dei vecchi ambulatori comunali con poche spese, conveniva al nuovo ente previdenziale che poteva gestire una grande quantità di denaro, conveniva allo Stato, perché la tassazione da libero professionista è assai più ghiotta che quella di un dipendente pubblico.
Conveniva alla gente, perché non c’era così grande differenza tra il medico condotto comunale e il nuovo medico convenzionato. Il problema delle sostituzioni non era percepito da nessuno, in passato la pletora di giovani medici dava la possibilità ai medici titolari di assentarsi con assoluta libertà e molto spesso, di non pagare nemmeno il sostituto che accettava di buon grado la sostituzione pur di fare punteggio. Da almeno dieci anni a questa parte, la realtà operativa dei medici del territorio è totalmente cambiata, posso dirlo con assoluta cognizione di causa essendo addetto ai lavori da oltre trenta anni. Il nostro lavoro è radicalmente cambiato e diventa assolutamente necessario un cambio di paradigma sostanziale.
Naturalmente, come succede troppo spesso in Italia, nella stanza dei bottoni ci sono due tipi di amministratori: quelli che non conoscono per niente il problema sul qual dovranno decidere, e quelli che si muovono solo per interessi personalistici. Sono queste due categorie che dovranno disegnare la nuova riforma. Da qui, due aspetti molto rischiosi: l’incompetenza di qualcuno che mostra di non conoscere il lavoro dei medici MMG, perché solo così si spiega la sua proclamata esigenza di far lavorare i medici per 20 ore nei propri ambulatori e 18 ore nelle Case della Salute, perché come è noto, una normale giornata lavorativa è di circa 20 ore, e noi non lo sapevamo.
L’altro aspetto, è l’insaziabile appetito del sindacato maggioritario e l’altrettanto vorace appetito del nostro ente previdenziale che non molleranno mai l’osso. Con queste premesse, la necessaria riforma rischia di essere l’ennesimo pasticcio all’italiana, dove conteranno solo la solita propaganda elettorale e gli interessi di pochi a discapito della vera funzionalità del servizio. Intanto, i medici di medicina generale aspettano i chiari segnali dell’imminente catastrofe, sulla soglia dell’ambulatorio e con la valigia in mano. Ma esiste un nutrito gruppo di medici del territorio che non solo resiste perché crede fermamente nell’importanza del SSN, ma continua a proporre in ogni modo quelle idee innovative, veramente valide perché partono dall’esperienza sul campo, è il gruppo dei Medici per la Dirigenza, che già nel gennaio 2024 aveva proposto un documento che illustrava quali fossero le criticità e le soluzioni valide per la Medicina del Territorio, a partire dalla dipendenza pubblica, così osteggiata dai nostalgici dei tempi andati e delle comode poltrone governative. Un documento già presentato su QS.
Ma, come dice Confucio: quando vuoi fare qualcosa, avrai contro quelli che volevano fare la stessa cosa, quelli che volevano fare il contrario e quelli che non volevano fare nulla. Decidiamo da che parte stare.
Enzo Bozza
Medico di base per i Comuni di Vodo e Borca di Cadore (BL)