Lettere al Direttore
Cure oncologiche per persone LGBTI: l’Italia può fare di più?
di Andrea Paolo Di Napoli e Manlio ConvertiGentile Direttore,
recentemente, in occasione della Giornata mondiale contro il cancro, è stato evidenziato come l’Italia abbia registrato una diminuzione del 15% nel tasso di mortalità per tumore negli ultimi dieci anni. Tuttavia, è importante sottolineare che non tutte le comunità beneficiano equamente di questi progressi. Le persone LGBTI, spesso ignorate o marginalizzate, affrontano rischi specifici e barriere nell’accesso alle cure sanitarie, come riconosciuto anche dall’AIOM, con la quale collaboriamo direttamente come AMIGAY aps.
Questi dati sono noti solo grazie agli studi condotti negli USA a partire dal 2010 attraverso il metodo dell’Anagrafica Inclusiva. In Italia, invece, non disponiamo di dati, poiché nel nostro Paese non è previsto neanche un indicatore anagrafico della popolazione LGBTI.
Negli Stati Uniti, pochi giorni fa, l’amministrazione Trump ha cancellato il database dell’Anagrafica Inclusiva. Dopo le proteste di scienziati e università USA – purtroppo senza alcun intervento delle istituzioni italiane – questi dati sono stati ripristinati solo in parte.
Di fatto, queste politiche hanno indirettamente marginalizzato ulteriormente la comunità LGBTI anche in Italia, limitando l’accesso ai servizi essenziali e causando un aumento dei rischi per la salute, compresa una maggiore mortalità precoce per tumori.
Nel nostro Paese, dove sono già stati cancellati i progetti sanitari a tutela dei minori gender variant, la mancanza di attenzione e di politiche specifiche per la comunità LGBTI può portare a una forma di cancellazione silenziosa. L’assenza di dati disaggregati sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere nelle statistiche sanitarie rende difficile identificare le disparità esistenti e sviluppare interventi mirati.
Di recente, grazie all’AIOM, si è tenuta una prima riunione con l’ISS, alla quale abbiamo partecipato insieme ad altre realtà delle persone transgender. L’obiettivo è attivare protocolli nazionali sia per l’Anagrafica Inclusiva, sia per garantire l’accesso agli screening oncologici, che oggi risultano effettivamente impossibili per molte persone transgender, riconosciute o meno del sesso opposto.
In particolare, è necessario garantire:
• Il PAP test per i maschi transgender che abbiano ancora gli annessi;
• L’esame del PSA e della prostata per le donne transgender, che la conservano anche dopo la riassegnazione chirurgica dei genitali;
• La mammografia per tutte le persone transgender, a prescindere dall’identità di genere riconosciuta.
È fondamentale che il nostro sistema sanitario riconosca e affronti le esigenze specifiche delle persone LGBTI. Questo include non solo la formazione del personale sanitario sull’accoglienza affermativa, ma anche un’attenzione specifica ai fattori di rischio oncologico, come tabagismo, obesità ed etilismo, che risultano maggiori tra le persone LGBTI a causa del Minority Stress.
Infine, è essenziale promuovere ambienti clinici realmente inclusivi e implementare protocolli adeguati per monitorare e migliorare l’accesso alle cure.
Andrea Paolo Di Napoli
Psicologo, membro di AMIGAY aps
Manlio Converti
Psichiatra, presidente di AMIGAY aps