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QS Edizioni - giovedì 18 aprile 2024

Lettere al Direttore

Lavorare in sanità? Oggi è impossibile

di Roberto Borri
15 dicembre - Gentile Direttore,
ho avuto modo di leggere la lettera di Mirka Cocconcelli alla quale tramite il suo giornale vorrei dire che sarei fortemente interessato a declinare la nostra professione nell’ambito di una disciplina chirurgica, ma, purtroppo, essendo arrivato tardi in Sanità, avendo ascoltato non già il mio cuore, ma le voci intorno, che mi hanno, nel lontano 1985, sconsigliato d’intraprendere studi medici con la paventata carenza di posti di lavoro ed un’inflazione nel numero dei professionisti, mi ritrovo a quasi cinquantatré anni d’età nel precariato più assoluto.
 
Infatti, la mia convenzione di Guardia Medica è scaduta con il termine del mese di luglio 2013 e non è stata più rinnovata a causa di una legge infame che disciplina l’accordo collettivo nazionale, cui il Piemonte ha introdotto una postilla contrabbandata per accordo integrativo regionale, grazie alla quale il semplice fatto di essere iscritto al tirocinio triennale specifico per la Medicina Generale dà la priorità per l’inserimento nelle liste dei sostituti di Guardia Medica, addirittura nei confronti dei Medici specializzati in Anestesiologia e Rianimazione, Chirurgia d’Urgenza o in Medicina d’Urgenza, pur essendo il servizio di Guardia una prestazione che riveste carattere d’urgenza e non di elezione.
 
Anzi, sarebbe da porre la questione in merito al rapporto che intercorre fra il tirocinio specifico per la Medicina Generale ed il valore della laurea in Medicina & Chirurgia, seguita da relativa abilitazione.
 
Se, come dice la legge, la laurea con abilitazione professionale consente di eseguire qualsiasi atto medico, con esclusione dell’Odontoiatria, dell’uso di gas anestetici e di radiazioni ionizzanti, non si capisce il motivo per il quale sia stato istituito questo tirocinio inutile, un tempo biennale e, al momento, addirittura triennale, contraddicendo le previgenti legge senza che queste siano state abrogate; è parimenti oscuro il perché la semplice iscrizione a quel tirocinio fornisca priorità addirittura rispetto ad una specializzazione in Medicina d’urgenza od in Chirurgia d’urgenza od in Anestesiologia e Rianimazione!
 
Sul numero di luglio ed agosto 2013 del periodico Alessandria Medica (organo ufficiale dell’Ordine dei Medici), compare un’intervista ad un Medico con ben cinquant’anni di laurea sulle spalle: nel 1962, si riusciva ad accedere alle Scuole di specializzazione con una certa facilità e la durata era di due o tre anni, con l’unica punta di quattro per quanto riguardava le discipline più corpose, ovvero Medicina Interna e Chirurgia Generale, tenendo anche conto che, pur non essendovi alcun contratto di formazione e lavoro, una certa fonte di sostentamento era, comunque, garantita, poiché qualche incarico, anche precario, a tempo determinato oppure addirittura la convenzione di Medicina Generale, si trovava ancora.
 
Oggi, abbiamo un corso base di sei anni, svuotato di molto del contenuto didattico fornito un tempo, quando un Medico si laureava avendo già acquisito una certa autonomia operativa, pur essendo la permanenza in Università più lunga di quanto non succeda ai giorni nostri, al fine di completare quella ruminatio interiore della materia senza l’assillo dei debiti o dei crediti da inseguire in una ricerca forsennata del numero di esami superati più alto possibile, con il voto più alto possibile, nel più breve tempo possibile, indipendentemente dalla preparazione teorica o pratica effettivamente raggiunta.
 
E che dire dei corsi di specialità, di durata minima dapprima aumentata a quattro anni, con la punta di sei per Chirurgia Generale ed ora addirittura cinque anni per tutte le specialità, esclusa, naturalmente, la già citata Chirurgia Generale.
 
Ho dato disponibilità a ricoprire turni nella zona meridionale della Provincia di Asti e nel distretto di Alba per quanto riguarda quella di Cuneo, ma avrei avuto solo un paio di servizi ai confini fra la Provincia di Asti e quella di Torino: zone sconosciute e diaria bruciata in carburanti; sul fronte ospedaliero, non è disponibile nessun incarico temporaneo, nemmeno al Pronto Soccorso, ma, senza diploma di specialità, non si riesce a fare nulla e, per ottenerlo, sono grossi problemi: il proverbiale cane che si morde la coda.
 
In aggiunta, in molti concorsi, la giovane età viene privilegiata rispetto ad altri parametri, come l’anzianità di servizio o di laurea ed eventuali altri titoli accademici – nel caso di chi scrive ben due – i quali hanno ritardato l’ingresso in Sanità, ma anche per chi decida oggi di compiere questa scelta così importante già dopo il Diploma di Maturità, si profila un percorso ad ostacoli sempre più alti. Venerdì 21 marzo 2014, presso l’Unità Sanitaria di Asti, ho sostenuto una prova di selezione per trattare i pazienti in codice bianco al Pronto Soccorso dell’Ospedale della stessa Città, ma l’incarico è arrivato solo nel mese di ottobre 2017, valevole per sei mesi e poi rinnovato per altri nove e, quindi, in scadenza con il corrente anno 2018.
 
Va da sé che ridursi a trattare patologie da codice bianco vero o, il più delle volte, presunto, non è di certo la mia massima aspirazione, tenuto conto che non ho nessun Medico associato, né infermiere allegato al mio Ambulatorio, dove mi aggiusto da me per bassissime macellazioni – il termine Chirurgia è da riservare a ben altre pratiche – infiltrazioni di ginocchi, spalle o gomiti, svuotamenti d’idrartri ai ginocchi o posizionamento di cateteri, venosi o vescicali quali essi siano e, dopo aver conseguito ben tre titoli di studio accademici, ma nessuna specialità, non posso andare oltre.
 
Il curriculum, tanto professionale, quanto artistico è disponibile sul mio sito personale.
 
Resto in attesa, ma, se la situazione fosse destinata a perdurare, dovrò meditare seriamente di lasciare la Sanità in via definitiva, essendo interessato alle discipline chirurgiche, ma, almeno al momento, precluse, pur mantenendo l’iscrizione all’Ordine e la posizione ENPAM, per dedicarmi all’Agricoltura a tempo pieno: eseguirò adeguata ricerca di terreni da affittare e, se comodi nei confronti dell’abitazione, da acquistare, al fine di creare un’attività che mi permetta di guadagnarmi da vivere dignitosamente.
 
Roberto Borri
Terzo (Alessandria)
15 dicembre 2018
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