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QS Edizioni - venerdì 29 marzo 2024

Lettere al Direttore

Crisi dei Pronto Soccorso. Come la stanno affrontando gli altri paesi

di Roberta Petrino
20 novembre - Gentile Direttore,
il Sistema dell’Emergenza e Urgenza, sia intra che extraospedaliero, sta vivendo un periodo prolungato di crisi in cui risulta difficile individuare una soluzione e che riguarda certamente il sistema italiano ma anche buona parte dell’Europa. In questi giorni abbiamo letto e sentito analisi, richieste e denunce del problema da parte di Società Scientifiche e Sindacati di categoria, in cui sono state individuate criticità molto chiare, che sono la carenza di personale specialista in Emergenza e Urgenza, lo scarso riconoscimento economico e professionale del medico di Emergenza e le carenze strutturali ed organizzative, a fronte di un sovrautilizzo del sistema.
 
Criticità simili, ma non così drammatiche, si osservano in paesi a noi molto vicini come la Francia, la Spagna, il Portogallo, ancora peggio va nei paesi dell’est Europa, dove una remunerazione molto più bassa porta ad una grande emigrazione di professionisti. Dalla Francia la scorsa estate sono giunte fino a noi le notizie di scioperi e dimissioni in massa da parte dei medici dei Pronto Soccorso, a causa delle condizioni lavorative insostenibili.

Abbiamo parlato spesso di competenze: le competenze mettono al sicuro i pazienti, perché in condizioni di emergenza vengono curati meglio e si ottiene una riduzione della moralità e disabilità.  Si pensi a tutte quelle condizioni che sono tempo-dipendenti come il trauma grave, lo stroke, la patologia coronarica, la sepsi, in cui una rete dell’emergenza ben organizzata e il personale competente fa realmente la differenza. Tuttavia la sola competenza clinica non basta a risolvere i problemi del sistema, e non è solo una questione di numeri.

Ci sono modelli e paesi dove queste criticità non esistono o quanto meno sono molto limitate?

Rimanendo in Europa i paesi che meglio hanno saputo affrontare la sfida del sistema sono il Belgio e la Svezia. Due paesi in cui la specializzazione in Medicina di Emergenza è presente e ben strutturata, con un Curriculum definito e basato su quello Europeo, ma anche paesi dove la consapevolezza dell’importanza e del valore della disciplina è sancito non solo dai cittadini ma dallo stato e dalle istituzioni.
 
In Belgio i medici di Emergenza sono quelli con la più alta remunerazione di tutto l’ospedale perché è riconosciuto che le loro competenze possono ridurre la necessità di molto tempo di altri specialisti in consulenza e oltre a ridurre, come già definito in precedenza, la mortalità e morbilità, riducono anche l’inappropriatezza delle cure, definendo in modo più preciso chi ha bisogno di ricovero ospedaliero e di quale intensità di cura, o chi invece può essere trattato e gestito a domicilio. T
 
utto ciò viene regolarmente fatto anche in Italia dai medici di Emergenza e Urgenza ma non vi è alcun riconoscimento ufficiale da parte delle istituzioni né delle associazioni dei cittadini e dei pazienti, che al contrario guardano con sospetto e insofferenza i periodi di osservazione in Pronto Soccorso.

Quante volte abbiamo sentito anche giornalisti di tutto rispetto parlare di pazienti “parcheggiati su una barella”, quando questi in realtà sono stati visitati, trattati, sottoposti ai necessari accertamenti, mantenuti in osservazione per poi essere dimessi in condizioni di sicurezza dopo 24 ore?

In Svezia le condizioni economiche sono assai buone ma soprattutto esiste una cultura dell’assistenza, della persona e della qualità della vita che determina una allocazione di risorse e di strategie organizzative di respiro molto ampio. Riferendoci ai Pronto Soccorso l’organico medico e infermieristico è numericamente molto ampio, in modo tale da garantire a tutti le ferie spettanti, i congedi per maternità, i recuperi psicofisici ed il tempo garantito per espletare quell’attività non assistenziale che permette di crescere e di mettere in atto percorsi virtuosi che sono di beneficio per tutto l’ospedale.

Si parla di attività di formazione ma anche attività manageriale e organizzativa, relativa alla qualità delle cure e alla riduzione del rischio clinico. Questa organizzazione porta ad una maggiore consapevolezza e senso di appartenenza all’azienda e una riduzione dello stress legato all’attività clinica in prima linea. In ultima analisi si ottiene una migliore standardizzazione dei percorsi di cura con una riduzione di errori e sprechi, quindi un risparmio globale per l’azienda, incluso l’onere risarcitorio.

Un altro paese che oggi, forse in relazione agli effetti della Brexit, vive un periodo di crisi ma che ha importato da oltreoceano un modello molto funzionale è il Regno Unito. Qui la medicina di Emergenza e Urgenza esiste da oltre 50 anni quindi è assolutamente standardizzata e gode di ottima reputazione. Qui i medici in formazione sono chiamati ad assumere responsabilità crescenti sotto il tutoraggio dei consultant, e sono presenti in ogni ospedale come risorsa lavorativa indispensabile. Tuttavia progrediscono nella loro carriera e abbandonano lo status di “registrar” (specializzando) non dopo un determinato numero di anni (che comunque non è mai inferiore a 6) ma solo dopo aver superato l’esame di valutazione delle competenze, che è standard, basato sul Curriculum e gestito dal Royal College of Emergency Medicine. In tal modo lo specializzando costituisce una risorsa lavorativa ma ha garantita la formazione necessaria così come l’esposizione alle esperienze cliniche, di ricerca e di formazione previste dal curriculum.  

Questi esempi quindi suggeriscono che le soluzioni per uscire dalla crisi ci sono e debbono essere messe in atto con metodo e rigore.  Anche le soluzioni tampone da adottare nell’immediato  debbono salvaguardare la qualità del sistema,  investendo nei processi e nei numeri in modo da garantire percorsi formativi standardizzati e la giusta protezione dei medici e dei pazienti. Ed infine dialogando con tutti gli interlocutori, istituzioni, cittadini, aziende per raggiungere la considerazione e il rispetto che ancora manca nel nostro sistema di Emergenza.

Roberta Petrino
Direttore Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’Urgenza ASL Vercelli
Past President  e Honorary Fellow European Society for Emergency Medicine
20 novembre 2019
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