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QS Edizioni - venerdì 29 marzo 2024

Lettere al Direttore

Autonomia del medico e magistratura

di Antonio Panti
23 dicembre - Gentile Direttore,
ci sono giudici a Roma, almeno quelli che sanno rimediare gli errori altrui. Il Consiglio di Stato ha cancellato l’imprevidente sentenza del TAR Lazio, per quanto attiene al divieto per i medici generali di recarsi a domicilio dei proprio pazienti affetti da Covid. Una decisione di per sé evidente, che non meriterebbe commenti, se non per chiarire quale fosse la posta in gioco, che forse gli stessi ricorrenti non avevano avvertito del tutto.
 
A quanto si evince dalle due sentenze, del TAR e del Consiglio di Stato, la questione a contendere era l’uso delle USCA da parte della Regione Lazio, considerato lesivo degli interessi di alcuni medici. Un fatto importante da risolvere al tavolo sindacale, non so quanto tipico della giurisdizione del TAR stante l’autonomia organizzativa delle Regioni.
 
Ma non è questo il punto che qui interessa e che ci auguriamo sia saggiamente risolto. Il TAR invece, con un ragionamento poco ragionevole, appoggia la sua decisone sull’affermazione che, nel prevedersi da parte dello Stato l’istituzione delle USCA per la gestione domiciliare dei pazienti affetti da covid, in tal modo “si rende illegittima l’attribuzione di tal compito ai MG che invece dovrebbero occuparsi soltanto dell’assistenza domiciliare ordinaria non covid”
 
Senza ripercorrere tutto il ragionamento del Consiglio di Stato è opportuno puntualizzare alcune questioni dirimenti l’agire medico. I ricorrenti sostengono che compito dei MG, stabilito nell’Accordo Collettivo Nazionale, è “l’assistenza alle patologie acute e croniche tra le quali non rientrerebbero le patologie infettive”. Le quali sono, come tutti sanno, acute o cronicizzate ma non costituiscono un capitolo a parte come le febbri nella trattatistica ottocentesca. Non sembra fattibile riscrivere ex novo la medicina.
 
Le USCA, sottolinea il Consiglio, “sono state istituite meritoriamente per alleggerire i MG e i pediatri e la CA da un lavoro che sarebbe diventato eccessivo” anche per complessità organizzativa. Ma vietare ai MG di assistere a domicilio i propri pazienti “costituirebbe un grave errore suscettibile di depotenziare la risposta del SSN alla pandemia e di provocare ulteriore disagio per i pazienti… proiettati in una dimensione di incertezza”
 
Faccio parte da molti anni della Commissione Nazionale di Deontologia della FNOMCeO. Ebbene, vi è una norma sulla quale vi è sempre stata assoluta unanimità: l’affermazione solenne dell’autonomia e dell’indipendenza del medico che decide in base a una sola misura, la sua scienza e la sua coscienza.
 
Allora lasciamo da parte le legittime questioni sindacali, augurando che siano risolte con soddisfazione, ma attenti a non creare un diritto in cui il magistrato può decidere chi il medico può assistere a domicilio. Ciascuno riferisca a sé questa stravagante fantasia giuridica e rifletta su quale fosse la posta in gioco che riguarda l’essenza della professione.
 
Antonio Panti
23 dicembre 2020
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