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QS Edizioni - giovedì 25 aprile 2024

Lettere al Direttore

Aboliamo la parola “Bugiardino”

di Francesco Del Zotti
23 giugno - Gentile Direttore,
recenti fatti di cronaca, legati all’uso dei farmaci, dei vaccini e dei loro mix, sono spesso stati commentati con un comune vezzo dei media, dei cittadini e non poche volte anche di noi medici: chiamare il “foglio illustrativo” dei farmaci “bugiardino”. Il detto “Nomen omem” dovrebbe ricordarci che questo continuo ripetersi dell’appellativo può produrre la scotomizzazione pericolosa di due sue parti assolutamente irrinunciabili: le contro-indicazioni e le indicazioni.
 
Come possiamo pretendere che i cittadini collaborino con la classe medica nel ridurre il rischio clinico se in diversi quotidiani e programmi televisivi ricorre questa dizione?
 
Un articolo dell’accademia della Crusca ci fa capire che non ha più tanto senso insistere su questo “nomignolo”: “non c'è dubbio invece che questo nome (“bugiardino”) voglia puntare l'attenzione sulle prerogative di queste particolari "istruzioni per l'uso" che, soprattutto negli anni di boom della farmacologia, tendevano a sorvolare su difetti ed effetti indesiderati del farmaco per esaltarne i pregi e l'efficacia…..Negli ultimi anni, grazie a restrizioni legislative che hanno imposto regole più rigide per la compilazione dei foglietti illustrativi e anche grazie ad una maggiore attenzione dei consumatori nell'assumere farmaci, siamo forse arrivati ad ottenere che siano riportate sul bugiardino tutte le notizie importanti riguardo al farmaco.”
 
Serve un intenso sforzo intanto di tutta la classe medica nel dare dignità all’ attenta lettura del foglio illustrativo. E, probabilmente, ogni medico dovrebbe prescrivere farmaci solo dopo l’attenta e sistematica consultazione, su programma computerizzato, della scheda tecnica e del foglio illustrativo. Questa computerizzazione non dovrebbe solo riguardare i medici di MG o ospedalieri che da anni usano cartelle computerizzate; ma dovrebbe essere diffusa anche tra tutti gli specialisti e medici privati che compilano “ricette bianche”.
 
E sarebbe anche buona norma che anche il medico prescrittore privato abbia prestampata sulla sua ricetta bianca la frase: “è consigliabile passare dal proprio medico curante, per armonizzare la terapia con quella in corso e con la lista dei problemi e intolleranze”.
 
Serve uno sforzo congiunto che vada oltre i medici. Decisivo può essere il ruolo delle softwarehouse delle cartelle computerizzate che sviluppino ulteriormente sistemi di alert per evitare almeno gli errori più frequenti, tra cui la poco consapevole prescrizione di farmaci “off label” o quella in presenza di una seria contro-indicazione. Esse, inoltre, possono avere un compito delicato e moderno: fare in modo che la parte che alcune cartelle computerizzate già dedicano al paziente includa anche alcuni sistemi di segnalazione ed educazione all’uso del foglietto computerizzato.
 
Né è da trascurare il contributo che gli stessi farmacisti possono dare, previo accordo tra le federazioni nazionali dei due ordini professionali.
Nel prossimo futuro sarà utile anche riflettere con le aziende farmaceutiche sul come migliorare il modo grafico e verbale della messa in evidenza di alcune fondamentali parti del foglietto.
 
Dopo che i gruppi professionali, tecnologici e industriali sapranno sviluppare alcune delle idee sopra esposte, sarà più facile avere ascolto nei media per indurli a modificare e abolire la parola “bugiardino”. E verrà, infine, di conseguenza chiedere agli istituti scolastici di media superiore di porre grande attenzione ad uno skill oggi decisivo: sapere leggere e comprendere a fondo il foglietto illustrativo dei farmaci.
 
Francesco Del Zotti
Medicina Verona, Direttore di Netaudit (www.netaudit.org)
23 giugno 2021
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