Gentile Direttore,la dipendenza dei medici di medicina generale rimane sicuramente un tema controverso che, come ogni cosa, ha i suoi pro e i suoi contro.
Tra i punti a favore abbiamo sicuramente:
- maggior accesso alle tutele per i medici (ferie, malattia, TFR, congedo genitoriale, assistenza al figlio minore, permessi per visite mediche) che, allo stato attuale, sono piuttosto complesse da attivare con ENPAM. Infatti, in caso di necessità, il medico deve trovare un sostituto e pagarlo in proprio (solo in caso di lunga malattia l’ENPAM eroga il rimborso, a posteriori, mediante una procedura piuttosto complessa)M
- minor pressione fiscale. Ad oggi, siamo considerati degli “imprenditori” che sforano il regime forfettario, con una pressione fiscale che tra IRPEF ed ENPAM arriva a intaccare il 50% dello stipendio. Se veniamo trattati come imprenditori/aziende, allora, dobbiamo poter avere un numero di assistito illimitato, con altri medico alle nostre dipendenze. Allo stato dei fatti siamo aziende che hanno un blocco imposto al fatturato. A tal proposito, andrebbe studiato un regime fiscale agevolato per i MMG;
- costi a carico dello Stato: ad oggi, ma questo chi fa il medico di famiglia lo sa bene, i costi sono decisamente elevati. Affitto, consumabili, cartella clinica, utenze, rifiuti speciali (a Febbraio si aggiunge l’ulteriore balzello del RENTRI per i rifiuti speciali), personale di studio. Tutto a carico di un imprenditore che non può crescere, grazie al blocco del massimale citato prima;
- capillarità delle cure: ormai gli ambulatori di prossimità sono ridotti all’osso. I giovani (quei pochi che scelgono questo mestiere) preferiscono avere studi aggregati in grandi città o comunque in agglomerati urbani di dimensioni più generose. Il medico condotto del paesino, che va con il calesse, è una romantica ma ormai anacronistica figura. Quindi la capillarità delle cure sta venendo meno anche con la convenzione;
- uniformità delle cure: ogni MMG si organizza come meglio ritiene opportuno, non consentendo oltretutto una copertura 8-20 (sarebbe assurdo chiedere ad una persona di lavorare costantemente 60h/settimana). Mentre con i turni da dipendenza, la copertura 8-20 sarebbe garantita. Quanto allo “scegliersi il medico” ci sarebbe l’intramoenia, come in ospedale;
- minor invasione della vita privata del medico: il paziente non ha più numeri di cellulare, whatsapp, mail personali. Il medico fa il suo turno e finisce lì, senza le pretese assurde cui oggi siamo abituati.
Tra i punti a sfavore abbiamo sicuramente:
- limitazione della libera professione: i colleghi che fanno libera professione, sarebbero sicuramente meno agevolati nel fare docenze regionali, avere cariche in CdA, fare guardie in altre Regioni, avere quote di poliambulatori, fare tre o più lavori. Questo, sicuramente, a molti colleghi della vecchia generazione può dar fastidio;
- riduzione del gettito ENPAM. Senza i nostri cospicui versamenti, l’ENPAM fallirebbe, ma questi sono dati di fatto che sono di pubblico dominio;
- cessazione del rapporto di fiducia con l’assistito: un 10-20% dei pazienti nutrono stima e fiducia per il proprio medico di famiglia. Tanti altri, invece, grazie ad un malcostume ereditato da una generazione di colleghi che ha abusato del SSN (prescrivendo senza un razionale clinico) sono pretenziosi e contestano le decisioni del medico, che secondo loro non sono giuste (pur senza avere competenze in ambito medico). Il loro cavallo di battaglia solitamente è “io pago le tasse!” e il litigio con essi diventa una costante. Proprio la sigla di maggioranza, rendendoci degli scribacchini, ha contribuito massimamente a corrodere lo smalto che avevamo;
- ordini di servizio, festivi e prefestivi, notti: mi risulta che comunque le varie USL/ASST/ATS emanano circolari cui attenersi, in maniera univoca. Quando si parla poi delle CdC (vuote) e di popolarle con il completamento orario, non stiamo strizzando l’occhio alla dipendenza? Un libero professionista che deve garantire un monte orario? A me pare che l’attuale MMG sia poco libero e molto professionista. Questa cosa chi l’ha firmata ad occhi chiusi? Le sigle di minoranza hanno potuto solo apporre firma tecnica.
Davvero, non offendete l’intelligenza dei colleghi. Il rapporto di fiducia è stato distrutto. La capillarità delle cure già sta diventando una chimera (mancano i medici!). I giovani che vogliono fare questo lavoro sono sempre meno, perché fanno due conti e vanno dove lo stipendio è migliore. Continuando su questa strada, i nostri cittadini avranno medici stranieri che, con tutto il rispetto, spesso non hanno la formazione di eccellenza che garantiscono i nostri Atenei. Gli anziani saranno felicissimi di avere, nel loro paesino, un collega che a stento parla la lingua (con barriere linguistiche d culturali). Oltre alla capillarità va garantita la QUALITÀ del servizio.
La realtà è che se dovessimo diventare dipendenti, ENPAM andrebbe a gambe all’aria e la sigla sindacale di maggioranza sarebbe fortemente danneggiata. Se il corso fosse universitario, quindi specialità, i docenti non sarebbero più gli attuali ma sarebbero universitari…. Non è che, con questa storia del rapporto di fiducia, si stanno tutelando posizioni meno nobili?
Mala tempora currunt…
Dott. Mattia Davide della RoccaVice Segretario Organizzativo SMI - Lombardia