L’esito migliore delle cure chirurgiche dei pazienti oncologici dipende anche dallo stress operatorio e dalla risposta dell’organismo all’intervento. Per affrontare i trattamenti chirurgici con una forma fisica appropriata e ridurre il trauma legato all’intervento, è necessario che il paziente sia al centro di un percorso pre e post operatorio.
È questo il concetto cardine del protocollo Eras (
Enhanced Recovery after Surgery), applicato dell
’Irccs di Candiolo (Torino), presentato oggi al Lingotto di Torino, al Congresso della Perioperative Italian Society (Pois). Un approccio integrato e multidisciplinare che coinvolge diversi specialisti e figure professionali, dal chirurgo all’anestesista, dall’infermiere al dietista, che attraverso l’applicazione delle migliori e più moderne pratiche chirurgiche, anestesiologiche e infermieristiche, riduce le complicanze generali, i tempi di degenza e i costi del ricovero.
“Gli elementi chiave del protocollo Eras – spiega
Felice Borghi, neodirettore della Chirurgia Oncologica dell’Irccs di Candiolo (Torino) e per 20 anni direttore della Chirurgia generale e oncologica dell’Ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo – oltre alla scelta di un approccio minimamente invasivo, sono la sostituzione del digiuno pre-operatorio con l’introduzione di un supporto nutrizionale, il ridotto posizionamento di strumenti come sondini e drenaggi o la loro rapida rimozione, la precoce mobilizzazione, una gestione ottimale del dolore, una più rapida ripresa di una normale dieta nel post intervento. Tutte azioni volte a un migliore e più rapido recupero funzionale del paziente, efficaci anche nel ridurre dal 30 al 50% i giorni di degenza e le complicanze post-operatorie”.
Antonino Sottile, E proprio l’Irccs di Candiolo, come ha spiegato il Direttore Generale “rappresenta la sede ideale per l’applicazione del protocollo ERAS perché l’Istituto è leader mondiale delle tecniche chirurgiche mininvasive nella lotta ai tumori, alla base della migliore riuscita delle nuove metodiche”.
Un nuovo standard di cura in crescente diffusione a livello nazionale e internazionale, quindi in cui la Regione Piemonte rappresenta un modello avanzato e di esempio per il resto d’Italia. Infatti ha introdotto la pratica dell’Eras sotto forma di un importante studio clinico in tutti i reparti di Chirurgia e Ginecologia, che ha coinvolto oltre 5mila pazienti e che è proseguito anche nel corso della pandemia Covid-19. Nella fase più d’emergenza sono stati evidenti i vantaggi legati alla riduzione delle complicanze e dell’ospedalizzazione in un momento in cui i pazienti chirurgici sono stati inevitabilmente penalizzati.