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QS Edizioni - giovedì 28 marzo 2024

Regioni e Asl - Piemonte

All’ospedale di Cuneo innovativa tecnica per reni policistici

immagine 14 luglio - Interventi eseguiti a Cuneo, in laparoscopia, su due giovani donne in dialisi dimesse dopo 5 giorni. “Li abbiamo trattati con la tecnica retroperitoneoscopica. È mini invasiva e consente l’accesso diretto al rene”, spiega Ivano Morra, direttore Struttura Complessa di Urologia. “Il decorso post operatorio è molto più breve e con meno dolore”. Le pazienti sono state dimesse dopo 5 giorni senza nessuna complicanza.
Due giovani pazienti in dialisi, con reni policistici voluminosi che occupavano buona parte dell’addome comprimendo l’intestino, sono state operate, nell’ospedale S. Croce e Carle di Cuneo, con una tecnica innovativa. Gli interventi, in attesa dei trapianti di reni, sono perfettamente riusciti e le pazienti dimesse dopo 5 giorni.

"Sono reni molto grandi, che occupano anche buona parte dell’addome, pieni di cisti– spiega in una nota Ivano Morra, direttore Struttura Complessa di Urologia dell’azienda ospedaliera S. Croce e Carle -. Li abbiamo trattati con la tecnica retroperitoneoscopica. È mini invasiva e consente l’accesso diretto al rene. Il vantaggio è che lascia completamente libera la parte del peritoneo in cui ci sono le anse intestinali. Si accede dal fianco del paziente e, con un apposito palloncino, si sposta l’intestino in avanti per lavorare sulle cisti. L’accesso è rapido e diretto all’arteria renale che viene immediatamente chiusa con un controllo immediato su possibili sanguinamenti. Vengono anche limitati i rischi d’infezione dovuti alle cisti a contenuto infetto rotte, volontariamente o accidentalmente, durante l’intervento che sono limitati, in questo modo, alla parte retroperitoneale”.

“Per il medico anestesista, che è l’intensivista della sala operatoria, questo intervento è una grande sfida – aggiunge Giuseppe Coletta, direttore SC Anestesia e organizzazione sale operatorie -: la metodica mini invasiva non è sinonimo d’intervento a bassa complessità, ma il chirurgo, con un minimo impatto sul paziente, esegue un intervento ad alta complessità”.

“La malattia renale policistica colpisce una persona su mille ed è ereditaria, può essere trasmessa a metà della discendenza – dice Luca Besso, direttore SC Nefrologia e Dialisi -. Le cisti si sviluppano, solitamente, tra i 30 e 40 anni e sono individuabili con un’ecografia. Le cisti, con il tempo, s’ingrandiscono e possono portare all’insufficienza renale. E circa il 50-75% delle persone colpite arrivano alla dialisi. Un problema clinico e sociale che necessita di controlli periodici per rallentarne l’evoluzione e, quando sopraggiungono complicanze come infezioni o sanguinamenti, è necessario asportare il rene. Quando la malattia progredisce, il trapianto è una buona soluzione perché si tratta di pazienti spesso giovani con buone probabilità di riuscita”.

Con questa tecnica, il chirurgo passa da una via che non è quella che poi verrà utilizzata per il trapianto renale. “Lascia integra e priva di cicatrici e aderenze – aggiunge Morra – la zona in cui verrà impiantato il nuovo rene. Il decorso post operatorio è molto più breve e con meno dolore. Le pazienti si sono alzate nella prima giornata dopo l’intervento, alimentate da subito e dimesse dopo 5 giorni senza nessuna complicanza”.
14 luglio 2021
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