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QS Edizioni - venerdì 29 marzo 2024

Regioni e Asl - Puglia

AMR. In Puglia task force agili al posto dei CIO, apertura prescrittiva dei nuovi antibiotici ad altri clinici, tecnologie digitali a supporto del monitoraggio e dell’appropriatezza

immagine 27 luglio - L’emergenza covid ha interrotto i lavori della commissione regionale di Contrasto alle resistenze antibiotiche. Ma ora riprenderà a pieno l’attività, nella convinzione che le azioni da intraprendere debbano essere guidate dal dato locale, dall’epidemiologia locale, più che dai protocolli nazionali o internazionali.
La regione Puglia, che aveva lavorato alacremente nel recepire le indicazioni del Piano nazionale di Contrasto alle resistenze antibiotiche (PNCAR) ha ripreso con slancio, dopo l’emergenza Covid-19, il lavoro per questo grande problema di sanità pubblica. La Commissione regionale PNCAR aveva infatti, interrotto il lavoro ed  era forte tra gli esperti del settore la preoccupazione che l’emergenza spegnesse in qualche modo l’attenzione sul tema dell’AMR. Adesso, grazie anche alla proroga di un anno concessa dal Ministero per gli adempimenti previsti dal PNCAR, la Commissione riprenderà al più presto a lavorare e, tra le prime azioni concrete, vi sarà l’ipotesi di introduzione dell’antibiogramma cumulativo. Nella convinzione che le azioni da intraprendere debbano essere guidate dal dato locale, dall’epidemiologia locale, più che dai protocolli nazionali o internazionali.

La rotta è stata illustrata nei giorni scorsi nell’ambito dell’incontro organizzato da Quotidiano Sanità, con il sostegno non condizionato di MSD, nell’ambito del più ampio progetto di approfondimento dedicato alle Policy regionali per il contrasto all’antimicrobico-resistenza.

All’incontro della Regione Puglia hanno partecipato alcuni tra i maggiori respnsabili del settore e, in particolare, Rosa Moscogiuri, Direttore dipartimento farmaceutico ASL Taranto e delegata della Regione all’incontro; Rosa Prato, Ordinario di Igiene Università di foggia e Coordinatore del Tavolo PNCAR, Lidia Dalfino, Uo Rianimazione Policlinico di Bari; Alessandro Dell’Erba, Ordinario di Medicina Legale Policlinico Bari, Matilde Carlucci, Direttore sanitario Policlinico di Bari; Sergio Carbonara, Dir. Uo Malattie infettive Osp. di Bisceglie e Marisa Dell’Aera, Direttore della Farmacia Policlinico di Bari.

L’esigenza di dare un governo (e maggiore slancio) regionale alla lotta alla AMR è stata condivisa da tutti partecipanti. In primis superando l’ormai datata identità dei CIO ipotizzando, al contrario, l’istituzione di vere e proprie Task Force, agili e incisive, a cominciare dal livello regionale, con una compagine ristretta (meno di 10 componenti) che potesse farsi promotrice di almeno un paio di proposte regionali:  implementazione di una rete di microbiologia regionale con diagnostica rapida  e protocolli terapeutici regionali di stewardship  che prendano spunto dall’impianto del PDTA Sepsi del Policlinico di Bari.

La possibilità prescrittiva dei nuovi antibiotici da parte altri specialisti, che in altre Regioni non è sembrata una strada praticabile, in Puglia è stata presentata come una necessità e lo dimostrano le aperture ad internisti e alcuni rianimatori. Ciò non significa non registrare un qualche atteggiamento conservativo da parte di alcuni infettivologi ma, al netto delle necessaria formazione, questa è sembrata a tutti la soluzione migliore.

Del resto è possibile guardare proprio all’esperienza del Policlinico di Bari per constatare i buoni risultati conseguiti. I dati della Regione Puglia, e in particolare del Policlinico di Bari, evidenziano una sensibile diminuzione dell’impiego di antibiotici (carbapenemi -10%) laddove il consulto infettivologico è stato consolidato. Un risultato non solo economico ma, soprattutto, di appropriatezza, che tuttavia si scontra con la realtà di budget assegnati alle aziende secondo indicatori prevalentemente economici più che, appunto, di appropriatezza.

Nel Policlinico, inoltre, sono state messe sul campo alcune procedure operative, frutto del lavoro multidisciplinare di clinici appassionati ma anche di un forte committement della direzione strategica e sanitaria che hanno reso il CIO, questo l’esempio citato, una vera e propria Task Force operativa che ha elaborato procedure operative e di monitoraggio estremamente funzionali, anche supportate da nuove tecnologie digitali. All’interno di questa cornice, appare di fondamentale importanza l’implementazione operativa di protocolli locali che includano anche i nuovi antibiotici e l’introduzione di specifici strumenti di monitoraggio degli stessi attraverso specifici KPI.

Tra i punti “dolenti” discussi nel corso dell’incontro da un lato la capacità del territorio di prendere in carico pazienti il cui ricovero viene prolungato soltanto per completare terapie antibiotiche e dall’altro la prospettiva (come dicevamo non pienamente condivisa da tutti) di aprire a clinici, ancorché esperti come gli Anestesisti Rianimatori, la prescrivibilità di nuovi antibiotici, avviando una pratica che è al momento sostanzialmente al di fuori della cornice regolatoria. La letteratura ormai è molto chiara in tal senso, è stato sottolineato, che lì dove c’è un buon ricorso al consulto infettivologico aumenta l’appropriatezza della terapia antibiotica, si riduce il consumo delle classi oggi maggiormente sotto osservazione e incriminate per l’antimicrobico resistenza, migliorano gli outcomes in termini di morbilità, mortalità e degenza ospedaliera e, inoltre, migliorano anche dei costi. Tuttavia, al fine di promuovere un uso appropriato degli antibiotici è necessario che vengano introdotti, a livello locale, protocolli che includano anche i nuovi antibiotici e specifici strumenti di monitoraggio che ne verifichi l’effettiva implementazione e monitoraggio dello stesso attraverso specifici KPI;

Ma in generale l’orientamento è quello di fare uno sforzo di fantasia e coraggio sia a livello regionale sia sul fronte dei del Territorio guardando con favore, per esempio, all’esperienza della Asl di Taranto nell’utilizzo dei nuovi antibiotici ad uso ospedaliero su pazienti in ADI. Un’eventuale estensione di questo coinvolgimento dell territorio, dovrà tuttavia prevedere provvedimenti ad hoc sul fronte della responsabilità legale da parte dei clinici o farmacisti ospedalieri che hanno messo a disposizione dei pazienti i nuovi antibiotici a domicilio.

Infine alcuni aspetti pratici che potrebbero essere implementati nel breve periodo: la “prioritizzazione degli antibiogrammi” poiché non tutti gli antibiogrammi sono urgenti se pensiamo ad alcuni pazienti in rianimazione ma anche l’implementazione ritenuta indispensabile della diagnostica rapida che prende spunto proprio dall’esperienza Covid-19 di ogni ospedale. Il monitoraggio costante e in tempo reale dei consumi degli antibiotici da parte della farmacia è un valido supporto allo studio delle resistenze nelle varie Unità Operative ma in tal senso è fondamentale anche la possibilità di condivisione del dato.

L’impegno sul fronte vaccinale, infine, è molto forte. Soprattutto per gli over 65 ma grande, anzi grandissima attenzione, deve essere rivolta alla prevenzione delle ICA, l’altra faccia della medaglia AMR, che incidono in maniera notevole sull’inappropriato utilizzo degli antibiotici. Fondamentale è quindi implementare azioni sinergiche che vedano da un lato la promozione della vaccinazione e dall’altro l’uso appropriato dei nuovi antibiotici quali strumenti fondamentali per la lotta e la riduzione dell’AMR.
27 luglio 2020
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