24 gennaio -
La seduta della Commissione Salute del 22 gennaio sull’esame del Disegno di Legge n.40 è stata dedicata alle audizioni dei presidenti del Conferenze socio-sanitarie con i sindaci di Oristano, Tempio, Lunamatrona, San Gavino, Villacidro, Carbonia, Lanusei, Thiesi e l’amministratore straordinario della provincia di Nuoro.
“Pur con valutazioni diverse sulla necessità di procedere a una riforma complessiva del sistema o intervenire invece con dei correttivi per risolvere le emergenze e lavorare al miglioramento della qualità delle prestazioni – si apprende dal resoconto -, dai rappresentanti dei territori sono arrivate importanti indicazioni sulle criticità presenti nei presidi sanitari di riferimento e un giudizio negativo sull’operato di Ares: “Un ulteriore accentramento delle competenze su Ares con un ruolo di coordinamento sui direttori generali delle Asl sarebbe deleterio – hanno detto in coro i presidenti delle Conferenze socio-sanitarie – occorre restituire alla Asl le funzioni in materia di reclutamento del personale e dell’acquisto di beni e servizi. In questi anni è apparso evidente che Ares non riesce a svolgere i propri compiti in tempi ragionevoli. Questo crea grossi problemi alle singole aziende soprattutto sull’assunzione di nuovo personale”.
“I rappresentanti dei territori hanno evidenziato le principali carenze che stanno influendo sulla qualità delle prestazioni: “Una buona sanità passa dal potenziamento dei servizi territoriali che devono essere complementari a quelli offerti dai grandi ospedali delle città. Per questo serve puntare sulle differenziazione dei servizi in un rapporto di reciproca fiducia tra centro e periferia”. Tra gli argomenti più gettonati la carenza di personale nell’assistenza primaria (medici di base) e nei piccoli ospedali. “Servono concorsi ad hoc e, nell’emergenza, ragionare sul reclutamento di medici stranieri – hanno detto ancora i presidenti delle Conferenze socio-sanitarie – un altro aspetto riguarda le scuole di specializzazione che potrebbero essere ospitate in alcune strutture territoriali”.
Tra le maggiori criticità anche i trasporti: “Molti cittadini delle aree disagiate hanno difficoltà a muoversi. Percorrere pochi chilometri nelle zone interne non è la stessa cosa che farlo nelle aree metropolitane. Per questo serve maggiore attenzione a quei territori marginali dove la gente, senza un riferimento in loco, decide spesso di rinunciare alle cure”.