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QS Edizioni - venerdì 29 marzo 2024

Regioni e Asl

Carenza medici. “Giovani senza spirito di sacrificio”: le parole del Presidente dell’Ordine dei medici di Udine scatenano la polemica

di Endrius Salvalaggio
immagine 3 maggio - Gli specializzandi di Verona puntano il dito contro le parole del presidente Gian Luigi Tiberio riprese dal Gazzettino: “Le carenze di alcune branche è conseguenza delle condizioni di lavoro usuranti con un tasso altissimo di esposizione al burnout”. Anche i sindacati dei medici dirigenti fanno notare come, “soprattutto in questi ultimi due anni, interi reparti sono stati sorretti dal lavoro di neoabilitati con contratti in libera professione e con scarse tutele, o da specializzandi”. Il presidente Omceo Udine si difende: “Virgolettati ricavati da discorso lungo e articolato”.

Clamore e polemiche sulle dichiarazioni del presidente OMCeO di Udine, Gian Luigi Tiberio, riprese sul Gazzettino di Pordenone, per spiegare le ragioni della carenza dei medici, a commento della recente indagine presentata in occasione di un incontro promosso dalla Fnomceo sulla “questione medica”.

Per Tiberio, tra i motivi della crescente difficoltà di reperire medici nel nostro Paese ci sono sicuramente le condizioni di lavoro molto stressanti, ma il fenomeno deriverebbe anche, secondo le parole del presidente Omceo riprese sul giornale, al fatto che “il desiderio è uno solo: avere meno stress, potersi godere un sabato sera o una domenica liberi dal lavoro, non operare di notte. I ritmi del nostro mestiere vengono considerati troppo alti e troppo snervanti dai giovani che vi si affacciano. Sembra proprio esserci poca motivazione, mentre la riscontriamo - ai livelli di un tempo - nei giovani professionisti stranieri”. Per il presidente dell’Omceo di Udine, dunque, ai giovani medici italiani “manca lo spirito di sacrificio”. 

I primi a prendere le distanze dalla dichiarazione del presidente OMCeO di Udine sono stati i medici dell’Associazione degli Specializzandi di Verona, secondo i quali le dichiarazioni lette sul giornale suonano di una retorica ormai nota senza dire quanto questa categoria sta lavorando per i territori e per gli ospedali, spesso in condizioni di precarietà e in mancanza di qualsiasi tutela ed incentivo. Altra riflessione che fanno i giovani medici è quella di dire che le carenze di alcune branche di professionisti è causa proprio delle conseguenze delle condizioni di lavoro usuranti con un tasso altissimo di esposizione al burnout. 


Anche le OO.SS. dei dirigenti medici di Udine attraverso un proprio comunicato hanno fatto sentire la propria voce, non risparmiando nulla al proprio presidente OMCeO. Il focus di AAROI-EMAC Alberto Peratoner; ANAAO-ASSOMED Valtiero Fregonese; ANPO-ASCOTI Antonio Maria Miotti; CISL Medici Nicola Cannarsa; FASSID Stefano Smania; FPCGIL Calogero Anzallo; FVM Patrizia Esposito; SNAMI (MMG) Stefano Vignando, è stato quello di ribadire come e “soprattutto in questi ultimi due anni, interi reparti sono stati sorretti dal lavoro di neoabilitati con contratti in libera professione e con scarse tutele, o da specializzandi. Questi colleghi di continuità assistenziale (ex guardia medica) e USCA, operavano anche su più sedi con ben oltre 154 ore di lavoro, spesso usurante notturno e tutti i weekend, festivi e super festivi (Natale, Capodanno, ecc…). Quanto riportato tra virgolette dai giornali non ci fa pensare ad una cattiva interpretazione da parte di chi ha raccolto le parole dal dott. Tiberio”. Le organizzazioni sindacali si chiedono infine, se il presidente OMCeO di Udine sia veramente a conoscenza delle vere condizioni in cui operano i propri iscritti. 

La replica di Tiberio. Il ragionamento di Tiberio era certamente a più ampio raggio ma, si sa, le parole hanno un peso e queste sono destinate a fare rumore. Lo stesso presidente dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Udine cerca di ricucire attraverso un successivo comunicato che riportiamo integralmente:
”In merito alle recenti interviste comparse sui quotidiani locali, desidero chiarire alcuni contenuti riportati e risultati irrispettosi per i colleghi chiamati in causa dagli articoli.

La prima affermazione che va espressa con fermezza e chiarezza è che questa Presidenza è solidale con tutti i Colleghi sofferenti, sfruttati, umiliati, messi alla berlina, attaccati per anni dai media, lesi da un sistema sanitario nazionale che si sta dimostrando inadeguato sia nella erogazione delle cure che nella tutela dei suoi dipendenti.

Da quando la gestione del SSN è stata strappata ai medici ed affidata a politici, con la ormai lontana legge 502 del 1992, il sistema si e’ progressivamente collassato, nonostante la ferma resistenza e resilienza dei medici e degli infermieri che hanno operato con grande abnegazione. Anzi, il collasso è stato corrispondente e simmetrico al progressivo aggravamento delle condizioni di lavori dei medici ed infermieri.

Dobbiamo sottolinearlo con grande chiarezza, il servizio sanitario nazionale si regge grazie allo spirito di sacrificio dei suoi operatori, ma è indispensabile e inderogabile un cambio di marcia, non solo a parole. Per troppi anni abbiamo assistito a proclami di riforma basati su di un progressivo de finanziamento.

La delicatezza dell’argomento e la sofferenza della Categoria tutta, maturata progressivamente negli ultimi 30 anni, e ben evidenziata dalla recente indagine presentata a Roma dalla FNOMCeO, non può essere descritta con delle battute virgolettate ricavate da un discorso lungo ed articolato, che è stato sollecitato con l’intento di voler spiegare quali siano le ragioni della difficoltà a reperire professionisti disponibili a subentrare ai numerosi pensionamenti in corso. O forse con il desiderio di scagionare i veri responsabili del disastro imputandolo impietosamente ai nostri giovani ed amati colleghi.

La solidarietà al disagio dei nostri Giovani Colleghi, colti, forgiati da oltre trent’anni di scuola ed apprendistato, trent’anni di vita da studente, precaria, senza nemmeno la tutela del diritto di poter avere dei figli , una casa , una famiglia.

La comprensione e la solidarietà vanno anche ai nostri Colleghi nel pieno dell’attività lavorativa, che continuano a produrre delle prestazioni di livello eccellente nonostante le gravi difficoltà strutturali ed organizzative, la soffocante e dilagante burocrazia, l’inadeguato riconoscimento economico dello straordinario, l’assenza di qualsiasi speranza di carriera, del decremento delle pensioni, defraudate dalla riforma Fornero , che pretende oltre 40 anni di lavoro da chi ne ha gia’ sostenuti trenta di studio, decurtando alla fine oltre metà del valore della sua retribuzione. Certo che chi puo’ va subito in pensione: piu’ aspetti e ti trattieni al lavoro e meno sarai pagato…

Comprensione e solidarietà anche per tutti i Colleghi attaccati temerariamente da avvocati e magistrati che spaccando il capello li accusano e sono costretti a lotte decennali per dimostrare, nella stragrande maggioranza dei casi, di aver ben agito. Tutto questo per un salario, inadeguato anche solo per recuperare anni di studio non retribuito.

Si, perché bisogna sia chiaro il motivo per cui non si trovano medici che vengono a lavorare nella nostra Regione. Non si può continuare a lesinare la retribuzione, umiliare la carriera, ricattare in nome della amata deontologia una Categoria che resiste eroicamente per decenni. Anche gli eroi si stancano di combattere per chi in fondo li sottovaluta umiliandoli.

Provate a motivare i professionisti, offrendo loro delle possibilità di carriera basate sul merito, aumentando la paga, garantendo adeguatamente il lavoro straordinario, pagando le assicurazioni, e, perché no, una volta l’anno premiando i migliori, o i più stanchi, con una cerimonia ed una medaglia, come si fa per i soldati. Perché noi siamo soldati. Combattiamo ogni giorno come leoni, e ve lo abbiamo sempre dimostrato, pagando un prezzo altissimo: 374 professionisti morti durante questa terribile pandemia.

Provate a garantire la pensione, con il suo valore, non stracciata, per gli ultimi anni di esistenza a chi si è giocato la schiena in sala operatoria o si è ammalato per le radiazioni subite, o semplicemente per cinquant’anni di sonno privato. Sì , perché spesso noi non dormiamo la notte, per studiare. E poi non dormiamo la notte, per curarvi. Per cinquanta lunghissimi anni.

Provate a comprendere il dolore che ciascuno di noi si assume, nel convivere con le vostre malattie, disgrazie e lutti, partecipando e cercando di alleviare, spesso risolvendo, i problemi di salute di corpo e mente dei vostri affetti. Provate a litigare con tutti, per trovare un posto letto in ospedale o in sala operatoria al vostro congiunto che sta male, letto che non c’é, ma salterà fuori.

Provate, voi che leggete i giornali e vi chiedete come mai nessuno vuol più fare la nostra vita.

Un abbraccio a tutti i Colleghi, soprattutto a coloro che giustamente sono insorti dopo aver letto l’articolo, perché hanno ragione. Non era questo il messaggio che volevo trasmettere.

Non era questo il mio pensiero né il mio ragionamento. E credo con questa mia di averlo ben chiarito”.

Endrius Salvalaggio

3 maggio 2022
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