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QS Edizioni - giovedì 25 aprile 2024

Regioni e Asl

Politiche di acquisto dei dispositivi medici in Piemonte. Maggior diffusione dei principi di Hta e del ruolo delle Società scientifiche

immagine 26 luglio - Una percezione spesso errata del reale funzionamento delle Centrali di acquisto e del ruolo dei clinici nell’individuazione dei fabbisogni e nelle valutazioni di merito. Se questo è uno dei dati eclatanti dell’indagine condotta da QS a livello nazionale, non stupisce rilevarne un peso sostanziale anche declinando l’indagine a livello regionale. Primo banco di prova è stato l’incontro organizzato da Qs in Piemonte sostenuto incondizionatamente da Assobiomedica.
All’incontro di Torino, sede del primo tavolo di discussione sui risultati della Survey di Quotidiano Sanità sul ruolo delle Centrali di acquisto, hanno partecipato Adriano Lelli, Direttore generale di SCR Piemonte Spa; Silvio Falco, DG dell’Ospedale Mauriziano; Rita Benedetta Venezia, DA della Asl Città di Torino ed Alberto Arezzo in rappresentanza della Società italiana di chirurgia nonché responsabile del Comitato tecnologico della Società europea di chirurgia endoscopica.
 
La non corrispondenza tra il percepito degli intervistati e la realtà operativa della Centrale di committente è stata un po’ sottolineata da tutti i partecipanti. L’acquisizione dei dispositivi medici, infatti, avviene mediante gara o in esclusiva con fornitore unico. Mentre nel secondo caso a giudizio dei partecipanti è proprio il clinico che fornisce le indicazioni necessarie, in caso di gara in Piemonte i clinici sono coinvolti in entrambe le fasi del processo: sia in quella di definizione del capitolato, (il comitato tecnico è composto da clinici), sia in quella di aggiudicazione (la cui commissione è composta da clinici). Giustamente i clinici coinvolti nella prima fase non possono partecipare alla seconda e la composizione di tali commissioni viene stabilita considerando le competenze tecnico – scientifiche dei clinici stessi.

La funzione amministrativa entra nel merito solo in caso di acquisto di prodotto innovativo, che determina quindi una “spesa aggiuntiva” rispetto allo “storico” con relativo “sbilanciamento” che deve potersi giustificare in termini di valore – vantaggi apportati dal prodotto.

Vi è dunque sicuramente un problema di comunicazione ma anche, di contro, qualche problema nella scelta dei clinici da inserirete inserire nel processo decisionale. Sarebbe forse il caso, anche per sostenere le scelte di acquisto in termini comunicativi, individuare attraverso criteri condivisi di rappresentatività ed autorevolezza “scientifica e clinica” i soggetti da immettere nei comitati di definizione dei capitolati di gara ed in quelli di aggiudicazione. Al momento infatti ogni categoria merceologica ha  un proprio e distinto nucleo tecnico e tutti i clinici coinvolti nelle diverse fasi di acquisizione svolgono attivamente la professione ma il meccanismo principale di individuazione è sostanzialmente un sorteggio dei nomi tra quelli forniti dai diversi DG delle Aziende su richiesta della Regione.

Un ruolo importante in tal senso, anche se tutto da definire, potrebbe essere assegnato alle Società scientifiche, nelle loro declinazioni regionali, nell’ambito dei processi di acquisizione da parte delle centrali di acquisto con introduzione di concrete attività di Technology Assessment.
Questo agevolerebbe anche l’innovazione tecnologica e le conseguenti scelte sulle tecnologie da dismettere. Indubbiamente un’introduzione diffusa dell’Hta avrebbe costi di attuazione e gestione non indifferenti ingenerando al contempo alte aspettative nell’opinione pubblica ma è altresì opinione abbastanza condivisa che, in definitiva, modello HTA, intervenendo anche sulla diminuzione delle complicanze, apporta al sistema riduzione delle inappropriatezze e quindi riduzione dei costi.  

E forse, una maggiore diffusione dell’Hta (anche in ambito ospedaliero) aiuterebbe a superare quella percezione ritenuta sostanzialmente errata della Centrale di acquisto e delle politiche di approvvigionamento in generale basate soltanto sulla ricerca del massimo risparmio a scapito della qualità e dell’innovazione tecnologica.

Un capitolo a parte, strettamente correlato ai valori di innovatività e sicurezza del dispositivo, sottolineato da alcuni partecipanti riguarda i requisiti (ritenuti oggi troppo poveri…) richiesti per la marcatura CE e che determinano la capacità di competere nelle gare anche a prodotti a basso costo e bassa qualità. Anche in tal caso, una valutazione di Technology assessment aiuterebbe ad introdurre nei capitolati tecnici maggiore qualità e maggiori evidenze scientifiche da parte dei soggetti che si presentano.

In definitiva tutti i partecipanti al tavolo nel concordare sull’opportunità di  potenziare il sistema della centrale di acquisto regionale hanno auspicato altresì  che venga in qualche modo “irrobustito” il ruolo dei clinici e delle società scientifiche.
26 luglio 2017
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