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QS Edizioni - giovedì 28 marzo 2024

Il Rapporto di Cittadinanzattiva: “I pazienti ‘non Covid’ devono tornare al centro”

23 settembre - “La pandemia ha messo sotto scacco il diritto alla salute. Nella prima fase l’incapacità del Ssn di continuare a rispondere alla domanda di cura dei pazienti ‘non Covid’ è stata comprensibile ma già dalla seconda ondata è risultata ingiustificabile”.

È una sentenza senza appello quella contenuta nel Rapporto di Cittadinanzattiva su “Cittadini e cura delle cronicità” realizzato con il contributo non condizionato di Egualia e presentato in occasione del convegno “Diagnosi e terapie: come riaprire le porte dell’accesso al Ssn”, organizzato oggi a Roma dalla Associazione che riunisce l’industria dei farmaci generici equivalenti, biosimilari e value added medicines in Italia.
 
I “capi di accusa” sono tutti nei dati raccolti da più fonti durante dell’emergenza pandemica e rielaborati tra luglio e agosto 2021 da Cittadinanzattiva. Dati che mostrano un calo del 20,3% delle prestazioni ambulatoriali e specialistiche (fonte Istat); 2 milioni in meno di prestazioni indifferibili (-7% fonte Istat); 1,3 milioni di ricoveri in meno (- 17% fonte Corte dei Conti), con un 13% in meno di ricoveri in chirurgia oncologica e un 20% in meno di ricoveri in ambito cardiovascolare e cardiochirurgico. Un’analisi che si è focalizzata inoltre su quattro principali aree terapeutiche (patologie respiratorie, cardiovascolari, metaboliche e oncologiche) che hanno visto una riduzione del 13% delle nuove diagnosi, del 31%, delle visite specialistiche, del 23% delle richieste di esami specialistici e del 10% nell’ accesso a nuovi trattamenti (IQVIA).

“Ora è necessario cambiare passo – ha commentato il segretario generale, Annalisa Mandorino presentando il Rapporto – dobbiamo scongiurare il rischio, a fine 2021, di veder allungarsi le liste di attesa per le prestazioni non Covid con un ulteriore restringimento del diritto alle cure per i cittadini. Le risorse a disposizione delle Regioni per recuperare i ritardi devono essere utilizzate al più presto e non dirottate per altri scopi”.
Nel 2020, si legge nel Rapporto, per le prestazioni ambulatoriali e specialistiche si registra a livello nazionale una riduzione del 20,3% rispetto al 2019. Tra le Regioni si osservano marcate differenze che rafforzano le preesistenti disuguaglianze: Basilicata e Provincia Autonoma di Bolzano sono i territori maggiormente in sofferenza con un calo delle prestazioni rispettivamente del 50% e del 42%. Una riduzione del 30% si osserva in Valle d’Aosta, Calabria, Sardegna e Liguria mentre una flessione tra l’11% e il 15% interessa la Campania, la Sicilia, e la Toscana.
“L’evidente eterogeneità dei dati – evidenzia Cittadinanzattiva – è da annoverare alle diverse scelte organizzative che le regioni hanno messo in atto in risposta all’emergenza sanitaria. La rinuncia “forzata” alle prestazioni tocca in egual misura uomini e donne; differenze si rintracciano invece, analizzando le fasce di età: per quella pediatrica il calo è del 33%, per quella tra i 35 e i 54 anni è del 22%; per le altre fasce di età, la riduzione si situa tra il 18% e il 22%”.
 
E le prestazioni più penalizzate sono quelle relative ad una minore urgenza e gravità. Nel 2020, sono 2 milioni in meno (-7%) le prestazioni indifferibili erogate (es. TAC, RM, biopsie): il dato più significativo riguarda il Nord (-9,4%); segue il Centro (-4,9%) con una minore riduzione anche se il dato è in linea con l’anno precedente e infine il Sud (-4,9%) che perde all’incirca la medesima percentuale di incremento guadagnata nel 201917.
A dare contezza dei cittadini cui il diritto alle cure è rimasto “appeso” all’andamento della pandemia, è anche la Corte dei Conti secondo la quale nel 2020, sono oltre 1,3 milioni i ricoveri in meno rispetto al 2019 (-17%): di questi circa 682 mila (52,4%) sono ricoveri con DRG medico e poco meno di 619 mila (47,6%) con DRG chirurgico. Più in generale, il 42,6% è relativo a a prestazioni urgenti mentre il 57,4% a ricoveri programmati.

 

E ancora, sottolinea il Rapporto, per comprendere la portata del mancato accesso alle prestazioni, basta guardare ai ricoveri di chirurgia oncologica: si sono ridotti del 13%, mentre in ambito cardiovascolare il calo è di circa il 20% degli impianti di defibrillatori, pacemaker ed interventi cardiochirurgici maggiori. Ma anche i ricoveri medici hanno subito una riduzione importante, sia per i trattamenti di malattie cardiovascolari sia oncologici. E una flessione significativa è stata registrata anche sui ricoveri per la gestione di pazienti con comorbidità (es. paziente geriatrico affetto da BPCO).
Per quanto riguarda la specialistica ambulatoriale (visite ed esami), la riduzione complessiva delle prestazioni è di oltre 144,5 milioni di cui 14.233 (9,8%) sono prestazioni non eseguite nel privato.
Il 90,2% interessa le strutture pubbliche così declinate: -67,2% rispetto al 2019 per gli esami di laboratorio, -12,5% per la diagnostica, -13% per le visite, -3,5% per la riabilitazione e -3,8% per l’area terapeutica.
 

 
Sotto la lente poi le criticità/ opportunità in pista, a partire dal Dl n. 104/2020 fino alla L. n. 106/ 2021, nella quale sono previsti interventi relativi alla riduzione delle liste di attesa (art. 26) e alle prestazioni di specialistica ambulatoriale per i pazienti ex Covid -19 (art. 27).
“Per questo abbiamo avviato un’azione di monitoraggio civico per capire se e come sono stati utilizzati i 477,75 milioni di euro messi a disposizione delle Regioni per garantire prestazioni sanitarie non erogate o rinviate a causa della pandemia ai pazienti “non Covid”. Inoltre, chiederemo un confronto con il Gruppo di lavoro tecnico che sta per insediarsi per valutare come recuperare le prestazioni negate ai cittadini”, ha detto Mandorino.
 
Focus inoltre anche sulla seconda missione 6 del Pnrr dedicata al tema della Salute, cui sono destinati circa 20 miliardi di euro: “Sono risorse che mettono l’Italia in condizione di trasformare gli assetti del Ssn, ma il tempo a disposizione è di soli 5 anni – aggiunge Mandorino – da non sottovalutare le forti eterogeneità regionali, i cui diversi modelli di governance sanitaria potrebbero essere d’ostacolo al raggiungimento degli obiettivi. Va rafforzato il ruolo centrale dei medici di medicina generale e l’assistenza territoriale va riformata tenendo conto della geografia del nostro territorio, perché non ci sia un ‘concentrato di strutture’ che rischia di tagliare fuori i piccoli centri abitati, le zone rurali, costringendo i cittadini a lunghi spostamenti. Il sistema va riformato intorno ai cittadini, ai territori e alle comunità e non intorno alle strutture”.
 
 
Non solo analisi ma anche proposte. Sono state infatti elaborate da Cittadinanzattiva dopo il confronto con Fimmg (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale), Foce (Confederazione Oncologi, Cardiologi e Ematologi) e Sid (Società Italiana Diabetologia) 9 proposte civiche.
Punti cardine le liste d’attesa (per le quali si propone l’inserimento nel nuovo sistema lea di uno o più indicatori “di adempimento” per misurare la capacità di recupero di ogni Regione, con particolare riferimento alle prestazioni correlate alle malattie croniche) e il Pnrr sul quale occorre avviare un processo “partecipativo e su più fasi” per gestire le risorse e riconoscere a pieno titolo il contributo dell’Osservatorio Civico sul Pnrr.
E ancora, la prevenzione (ripensare gli screening), la rete ospedaliera (rivedere la logica del Dm 70/15); la prossimità (rilanciare il ruolo del Distretto); l’Assistenza domiciliare, la Medicina Generale, la Telemedicina e il parco tecnologico

“Proposte che non potranno concretizzarsi al meglio – ha concluso il segretario generale di Cittadinanzattiva – se il Ssn non sarà in grado di puntare oltre che sui pazienti, sul personale medico e delle professioni sanitarie. Il reclutamento inaugurato con la pandemia, non deve restare circoscritto alla fase di emergenza. Bisogna investire sulle persone e sulla formazione dei professionisti sanitari, garantendo loro prospettive di carriera e rafforzando la cultura dell’integrazione, nel rispetto di ruoli e delle competenze, per migliorare i livelli d’eccellenza dell’intero sistema”.
 

 
23 settembre 2021
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