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QS Edizioni - venerdì 19 aprile 2024

Scienza e Farmaci

Meno sintomi depressivi con probiotici e prebiotici

di Lisa Rapaport
immagine 27 luglio - I probiotici, assunti da soli o con i prebiotici, sembrano alleviare i sintomi ansioso/depressivi. L’evidenza emerge dalla revisione di alcune ricerche. Gli autori hanno individuato 11 ceppi di probiotici potenzialmente utili. Tuttavia, gli studi considerati erano troppo piccoli e brevi per trarre ampie conclusioni sull’efficacia di questi microrganismi
(Reuters Health) – Una revisione di alcune ricerche indica che le persone che assumono probiotici da soli o in associazione a prebiotici possono apprezzare una riduzione dei sintomi depressivi.
 
I ricercatori hanno esaminato i dati di sette studi precedentemente pubblicati che hanno valutato l’impatto di almeno un ceppo di probiotici su adulti con sintomi di ansia e/o depressione. Quattro degli studi nell’analisi hanno analizzato combinazioni di molteplici ceppi di probiotici o prebiotici.
 
In tutti gli studi, gli autori della revisione hanno osservato 12 ceppi di probiotici, tra cui Lactobacillus acidophilus, Lactobacillus casei e Bifidobacterium bifidium. Tutti gli studi hanno rilevato una riduzione o un miglioramento significativi nei sintomi di ansia o variazioni clinicamente rilevanti nelle misurazioni biochimiche di ansia o depressione con i probiotici da soli o in associazione a prebiotici rispetto al placebo o a nessun trattamento.
 
Dei 12 diversi probiotici indagati, 11 erano potenzialmente utili, segnalano gli autori della revisione su BMJ Nutrition, Prevention & Health.
 
Tuttavia, il team dello studio fa osservare che tutti gli studi considerati erano troppo piccoli e brevi per trarre ampie conclusioni su probiotici o prebiotici in merito alla prevenzione o al trattamento dei disturbi dell’umore.
 
“I risultati di questo studio indicano che probabilmente vale la pena indagare ulteriormente gli effetti dei probiotici sulla depressione”, dice Esther Aarts, del Donders Centre for Cognitive Neuroimaging presso la Radboud University di Nijmegen, Olanda, non coinvolta nello studio.“Tuttavia, è troppo presto per dare un’indicazione clinica chiara”.
 
Fonte: BMJ Nutrition, Prevention & Health
 
Lisa Rappaport
 
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
27 luglio 2020
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