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QS Edizioni - mercoledì 24 aprile 2024

Regioni e Asl - Sicilia

Asp Catania. La Fismu denuncia: “Si tagliano i servizi ma ci si inventa posti da dirigenti”

immagine 22 ottobre - Il sindacato contro la deliberazione n. 1151 con cui la Asp ha rimodulato ll’organizzazione dei servizi nella provincia. Trovato: “Si inventano improbabili servizi e attività senza tenere conto della produttività di quelli che si sopprimono. Si mortifica la professionalità e si premia il nulla”. Sulla questione è stata presentata una interpellanza all’Ars dai deputati regionali, Anthony Barbagallo, Giuseppe Arancio, Franco De Domenico.
“Una nuova ‘postopoli’, in sanità, cioè “l’ennesimo provvedimento che da un lato aumenta posti di dirigenti, laddove non servono, dall’altro taglia servizi utili ai cittadini”. Così la Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti-Fismu commenta la deliberazione n. 1151 dello scorso 30 settembre con cui l’Asp Catania ha avanzato all’Assessorato della Salute siciliano una rimodulazione dell’organizzazione dei servizi nella provincia “con enormi criticità - secondo la Fismu - per la programmazione dell’offerta sanitaria sul territorio e con evidenti conseguenze sulla spesa pubblica”. Sulla questione è stata presentata una interpellanza all’Ars dai deputati regionali, Anthony Barbagallo, Giuseppe Arancio, Franco De Domenico.

Per Cosimo Trovato, segretario provinciale della sezione etnea di Fismu, “la previsione di numerose unità operative semplici dipartimentali, all'interno dei dipartimenti di prevenzione, di veterinaria, ospedaliero stravolge l’assetto istituzionale dei superiori dipartimenti in palese contrasto con la normativa vigente e con il...buon senso. La stessa natura giuridica del dipartimento viene compromessa dal prevalere delle unità operative semplici a valenza dipartimentale, addirittura superiori numericamente a quelle complesse dei rispettivi dipartimenti. Un sistema che porterà confusione, sprechi e caos”.

Centrale sarà il nodo delle nomine, denuncia Fismu: “Poiché i responsabili delle nuove u.o.s. dipartimentali verranno proposti (nominati) dal direttore del dipartimento, questi cessa quindi di essere primus inter pares e diventa dominus del dipartimento. Se ciò risponde alla rigida catena dell’organizzazione del consenso, non v’ha dubbio che un siffatto assetto organizzativo mette a serio pregiudizio la dialettica e la democrazia interna e le possibilità decisionali del comitato di dipartimento”.

“Inoltre - prosegue - prevedere un dipartimento strutturale di emergenza che include le u.o. di anestesia e rianimazione e i pronti soccorso dei presidi ospedalieri mette a serio pregiudizio la funzionalità dei pronto soccorso. Questi dovrebbero invece correttamente afferire al dipartimento di medicina interna come è sempre stato, per diverse ragioni: intanto per poter sopperire alle croniche carenze di organico. Infatti il direttore di dipartimento dovrebbe così fare ricorso ad altro personale del dipartimento: per esempio come gli anestesisti che, com’è noto, non sono in abbondanza! Non solo: la gestione del P.S. si ripercuote complessivamente su tutta la gestione dei ricoveri nei presidi ospedalieri e quindi non può sottostare a questa discutibile modalità organizzativa che avrebbe potuto avere un senso quale dipartimento funzionale non già nella rigida logica di un dipartimento strutturale. Aumenteranno inevitabilmente il caos e la disfunzioni dei pronto soccorso, già luogo fortemente critico e che mette ogni giorno a dura prova la professionalità dei medici e la pazienza dei cittadini”.

E sul territorio molti i cambiamenti negativi per i cittadini, Trovato, cita alcuni esempi: “La previsione di una u.o.s. di gastroenterologia nel presidio ospedaliero di Biancavilla contrasta con la trentennale storia sanitaria del territorio che ha visto questa attività, peraltro colpevolmente mai riconosciuta come u.o.s., presente in modo significativo presso il presidio ospedaliero di Paternò, con un volume di attività sovrapponibile nel rapporto prestazioni/personale all’u.o.c. di gastroenterologia del presidio di Acireale. È da rilevare la contraddittorietà della indicazione quando nella diversificazione dell’offerta ospedaliera di quel territorio si è privilegiato il p.o. di Biancavilla quale polo prevalentemente chirurgico e quello di Paternò quale polo di orientamento prevalentemente medico. Oltre alla storia che da sola sarebbe sufficiente a giustificare l’istituzione dell’u.o.s. dove il servizio è sempre esistito (p.o, di Paternò), anche la logica va in questa direzione”.

Quindi Fismu evidenzia "la soppressione dell’u.o.s di tossicologia e biochimica dell’U.O.C. laboratorio di sanità pubblica il che è in contrasto con il dettato normativo (D.A. del 6 agosto 2004) che addirittura prevede ben tre u.o.s”.

Infine, per Trovato, “è delirante la previsione di ben tre unità operative di medicina trasfusionale, rispettivamente presso il Gravina di Caltagirone e il p.o. di Paternò, già esistenti, quindi presso il p.o. di Acireale di nuova istituzione”.

“C’è una netta incongruenza in tutte queste scelte - conclude Trovato - tra una politica regionale che, da un lato, punta correttamente a concentrare i servizi attraverso la rimodulazione dell’offerta, con la riduzione, non già con l’ aumento delle unità operative, ottimizzando le risorse strumentali e di personale e la qualità complessiva dell’attività, e dall’altro una politica aziendale che polverizza ulteriormente i servizi trasfusionali, incrementandoli inopinatamente a scapito della qualità complessiva. Si rendano pubblici i dati di attività delle unità operative, degli ambulatori e dei presidi ospedalieri, unica bussola per programmare correttamente la rimodulazione dell’offerta ospedaliera, evitando tanto evidenti, quanto ingiustificate discrezionalità, che mortificano il merito e la produttività e premiano il…nulla!”.
 
Anche per i consiglieri Barbagallo, Arancio e De Domenico “l’assetto organizzativo delineato dall’atto aziendale adottato dall’ASP di Catania” appare “inadeguato a garantire la corretta programmazione delle attività distrettuali e dipartimentali, in contrasto con la normativa vigente e, in definitiva, più attento a modificare equilibri di potere e consenso che a valorizzare il merito e la produttività”.

Per questo nell’interpellanza di chiede di sapere se la Regione “non ritenga di dover procedere ad una puntuale verifica delle numerose criticità che connotano l’atto aziendale adottato dall’ASP di Catania con deliberazione n. 1151 del 30.09.2019” e “se non ritenga di dovere prescrivere alla stessa ASP una profonda revisione dell’assetto delineato che tenga conto, in primo luogo, dei volumi di attività delle singole articolazioni organizzative ancorando a dati oggettivi e non discrezionali la complessiva rimodulazione dell’offerta sanitaria nel territorio”.
22 ottobre 2019
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