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QS Edizioni - venerdì 19 aprile 2024

Studi e Analisi

“La bomba climatica scandisce i secondi”. L’allarme Onu: “O agiamo subito o sarà troppo tardi per salvare il pianeta”. Ecco l’agenda per contenere il riscaldamento a + 1,5° entro il 2030

di Cesare Fassari
immagine 20 marzo - Presentato oggi un nuovo rapporto Onu sul clima. Gli esseri umani sono responsabili di quasi tutto il riscaldamento globale degli ultimi 200 anni e il tasso di aumento della temperatura nell’ultimo mezzo secolo è il più alto degli ultimi 2000 anni. Ma non tutto è perduto. Il segretario generale Guterres: “Il rapporto IPCC è una guida pratica per disinnescare la bomba a orologeria climatica. È una guida di sopravvivenza per l’umanità”. IL DOCUMENTO.

“L’umanità è in bilico su un sottile strato di ghiaccio, che si sta sciogliendo velocemente”, la metafora è del segretario generale dell’Onu António Guterres presentando oggi il nuovo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC).

Secondo il rapporto, ha detto ancora Guterres, “gli esseri umani sono responsabili di quasi tutto il riscaldamento globale degli ultimi 200 anni e il tasso di aumento della temperatura nell’ultimo mezzo secolo è il più alto degli ultimi 2000 anni”.

Le concentrazioni di anidride carbonica sono al massimo da almeno due milioni di anni e “la bomba climatica scandisce i secondi”, ha detto ancora con enfasi il segretario generale.

Ma non tutto è perduto. Perché, è sempre Guterres a parlare, “il rapporto IPCC di oggi è una guida pratica per disinnescare la bomba a orologeria climatica. È una guida di sopravvivenza per l’umanità”.

“Ci sono opzioni multiple, fattibili ed efficaci per ridurre le emissioni di gas serra e adattarsi ai cambiamenti climatici causati dall'uomo, e sono disponibili ora”, hanno infatti messo nero su bianco sul loro tapporto gli scienziati che hanno redatto il documento.

“L'integrazione di un'azione per il clima efficace ed equa non solo ridurrà le perdite e i danni per la natura e le persone, fornirà anche vantaggi più ampi", ha affermato il presidente dell'IPCC Hoesung Lee aggiungendo che "questo rapporto sottolinea l'urgenza di intraprendere azioni più ambiziose e lo dimostra, se agiamo ora possiamo ancora garantire un futuro vivibile e sostenibile per tutti”.

Nel 2018, l'IPCC aveva già evidenziato la portata senza precedenti della sfida richiesta per mantenere il riscaldamento a un incremento massimo di 1,5°C rispetto al periodo pre industriale. Cinque anni dopo, quella sfida è diventata ancora più grande a causa di un continuo aumento di emissioni di gas serra. E per gli scienziati il ritmo e la portata di ciò che è stato fatto finora e i piani attuali, sono insufficienti per affrontare il cambiamento climatico.

Più di un secolo di attività umana ha portato a un riscaldamento globale di 1,1°C rispetto ai livelli preindustriali. Ciò ha comportato più frequenti e più intensi eventi meteorologici estremi che hanno causato sempre più pericolosi impatti sulla natura e sulle persone in ogni regione del mondo.

Ogni incremento del riscaldamento si traduce in un rapido aumento dei pericoli, avvertono ancora gli scienziati che ricordano il verificarsi sempre più frequente di ondate di caldo più intense, di piogge più pesanti e altri eventi meteorologici estremi che aumentano ulteriormente i rischi per la salute umana e gli ecosistemi.

In ogni regione del mondo, le persone muoiono per il caldo estremo, anche in Italia come ha rilevato nel suo ultimo report demografico l’Istat. Senza contare che l'insicurezza alimentare e idrica causata dal clima potrebbero aumentare con l'aumento del riscaldamento. E quando i rischi si combinano con altri eventi avversi, come pandemie o conflitti, sottolineano gli esperto Onu, diventano ancora più difficili da gestire.

Perdite e danni in primo piano. Il rapporto mette a fuoco le perdite e danni che stiamo già subendo e continueremo a subire nel futuro, e che colpiranno maggiormente le persone vulnerabili e gli ecosistemi più fragili.

“La giustizia climatica è fondamentale perché coloro che hanno contribuito meno al cambiamento climatico sono ora colpiti in modo sproporzionato", ha affermato Aditi Mukherji, uno dei 93 autori del rapporto.

“Quasi la metà della popolazione mondiale vive in regioni altamente vulnerabili ai cambiamenti climatici. Nell'ultimo decennio, i decessi per inondazioni, siccità e tempeste sono stati 15 volte superiori nelle persone altamente vulnerabili regioni", ha aggiunto.

Ma mantenere il riscaldamento a 1,5°C al di sopra del periodo preindustriale richiede riduzioni profonde, rapide e durature delle emissioni di gas a effetto serra in tutti i settori e per riuscirci bisognerà ridurre le emissioni di quasi la metà entro il 2030

“Questo rapporto è un chiaro appello ad accelerare in modo massiccio gli sforzi per il clima di ogni paese, ogni settore e in ogni periodo di tempo”, ha detto Guterres che ha sottolineato come “il nostro mondo ha bisogno di un’azione per il clima su tutti i fronti, ovunque, subito”.

Un Patto di solidarietà per il clima. Da qui la proposta al G20 di “un Patto di solidarietà per il clima, in cui tutti i grandi emettitori compiano ulteriori sforzi per ridurre le emissioni e i paesi più ricchi mobilitino risorse finanziarie e tecniche per sostenere le economie emergenti in uno sforzo comune per mantenere in vita l’opzione 1,5 gradi”.

“Nello specifico – ha spiegato Guterres - i leader dei paesi sviluppati devono impegnarsi a raggiungere lo zero netto il più vicino possibile al 2040, limite che tutti dovrebbero puntare a rispettare. Ciò può essere fatto. Alcuni hanno già fissato un obiettivo già nel 2035”.

D’altro canto, “i leader delle economie emergenti devono impegnarsi a raggiungere lo zero netto il più vicino possibile al 2050 – ancora una volta, il limite che tutti dovrebbero mirare a rispettare. Alcuni hanno già preso l’impegno per il 2050”. Ha rimarcato il segretario Onu.

E l’agenda di Guterres per arrivare a questi obiettivi è serrata:

  • Nessun nuovo impianto di estrazione del carbone ed eliminazione graduale del carbone entro il 2030 nei paesi OCSE e nel 2040 in tutti gli altri paesi.
  • Fine di tutti i finanziamenti internazionali pubblici e privati del carbone.
  • Garantire una produzione di elettricità con emissioni “nette zero” (net zero) entro il 2035 per tutti i paesi sviluppati e il 2040 per il resto del mondo.
  • Dismettere tutte le licenze o il finanziamento di nuovo petrolio e gas, in linea con le conclusioni dell’Agenzia internazionale per l’energia.
  • Fermare qualsiasi espansione delle riserve esistenti di petrolio e gas.
  • Spostare i sussidi dai combustibili fossili a una giusta transizione energetica.
  • Stabilire una graduale riduzione globale della produzione esistente di petrolio e gas compatibile con l’obiettivo globale di net zero del 2050.

L’appello Onu ai governi e ai produttori di petrolio e gas. “Esorto tutti i governi a preparare piani di transizione energetica coerenti con queste azioni e pronti per gli investitori”, ha detto quindi Guterres che ha anche chiesto agli amministratori delegati di tutte le compagnie petrolifere e del gas di “essere parte della soluzione, presentando piani di transizione credibili, completi e dettagliati in linea con le raccomandazioni del mio gruppo di esperti ad alto livello sugli impegni net zero”.

Piani che, secondo Guterres, “dovranno chiaramente dettagliare gli effettivi tagli alle emissioni per il 2025 e il 2030 e gli sforzi per cambiare i modelli industriali per eliminare gradualmente”.

Del resto, si legge ancora nel rapporto Onu, “lo sviluppo resiliente al clima diventa progressivamente più impegnativo con ogni incremento di riscaldamento. Per questo le scelte fatte nei prossimi anni giocheranno un ruolo fondamentale nel decidere la nostra futuro e quello delle generazioni che verranno”.

Consentire uno sviluppo sostenibile. Secondo gli scienziati esistono “misure politiche collaudate che possono funzionare per ottenere profonde riduzioni delle emissioni e resilienza climatica”.

Il punto è la volontà. “Se la tecnologia, il know-how e le misure politiche adeguate vengono condivise e vengono erogati finanziamenti adeguati, ogni comunità avrà la capacità di ridurre o evitare il consumo ad alta intensità di carbonio”, sostengono gli scienziati che ricordano anche che “il clima, gli ecosistemi e la società sono interconnessi”. E che la “conservazione efficace ed equa di circa il 30-50% delle terre emerse, delle acque dolci e degli oceani della Terra contribuirà a garantire un pianeta sano”.

Senza contare che “i cambiamenti nel settore alimentare, dell'elettricità, dei trasporti, dell'industria, degli edifici e dell'uso del suolo possono ridurre emissioni di gas serra”.

“È più probabile che i cambiamenti abbiano successo dove c'è fiducia, dove tutti lavorano insieme per dare priorità alla riduzione del rischio e dove i benefici e gli oneri sono condivisi equamente", conclude il presidente dell'IPCC Hoesung Lee che ci ricorda come “viviamo in un mondo eterogeneo in cui ognuno ha responsabilità diverse e diverse opportunità per realizzare il cambiamento. Alcuni possono fare molto mentre altri avranno bisogno di supporto per aiutarli gestire il cambiamento”.

Cesare Fassari

20 marzo 2023
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