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QS Edizioni - martedì 19 marzo 2024

Studi e Analisi

Ma perché dovrei farmi vaccinare con un vaccino che nel 40% dei casi non funziona?

di Cesare Fassari
immagine 2 febbraio - La domanda è legittima, visto che l’ultimo arrivato, quello di AstraZeneca, mostra una efficacia che non supera il 60% contro il 95% dimostrato dai vaccini di Pfizer e Moderna. Di fronte a questi dati penso che non possano reggere né le clausole contrattuali, che ci obbligherebbero ad acquistarli dopo averli opzionati, né quelle sul prezzo, che vedono sì l’estrema convenienza del vaccino britannico ma a fronte di una efficacia del 58% inferiore a quella dei competitor
Ma perché mai dovremmo accettare di essere vaccinati con il vaccino di AstraZeneca la cui efficacia, sin qui accertata, non supera il 60% quando abbiamo altri due vaccini che garantiscono il 95% di copertura?
 
La domanda è tutt’altro che peregrina e infatti se la cominciano a fare in molti tra coloro che, non essendo medici o sanitari e neanche ultra 80enni, (categorie per le quali il problema non si pone o perché in gran parte già vaccinate con Moderna e Pfizer, oppure in via di vaccinazione con i vaccini più performanti), temono di rientrare tra coloro che avranno in proposta AstraZeneca.
 
Tra questi, certamente, gli under 55, il limite di età sopra il quale è la stessa Aifa a non raccomandarne l'uso. E, questa la novità di stamattina (vedi parere del CTS di Aifa pubblicato solo oggi), anche coloro che di anni ne hanno più di 55 ma che, per loro fortuna, non hanno particolari acciacchi o malattie croniche che li rendano più “fragili” in caso di infezione da Coronavirus.
 
E a porsela non sono solo comuni cittadini ma anche alcuni scienziati che, giustamente, si chiedono perché mai dovremmo acquistare milioni di dosi di un vaccino che sembra “non” funzionare nel 40% dei casi quando sul mercato ve ne sono già altri due che “non” funzionano solo nel 5% dei casi?
 
Si dirà, “ormai li abbiamo opzionati e ci tocca acquistarli”. Ne siamo proprio sicuri? Mi chiedo e chiedo: al di là del contratto che l’Europa e noi abbiamo firmato con AstraZeneca, vi pare normale che l’acquisto resti vincolante anche dopo aver scoperto che la “macchina” che abbiamo opzionato non ha le performance attese?
 
Si dirà ancora: “Ma questo vaccino costa meno di 2 euro, contro i 12 e i 15, rispettivamente di Pfizer e Moderna”. A chi pone questa questione penso si possa tranquillamente rispondere: “Vaglielo tu a spiegare al cittadino cui sarà dato il vaccino meno performante che alla fine è una questione di prezzo”.
 
Mi si dirà, infine, che comunque per le persone giovani e per quelle non più tali ma in salute, la copertura al 60% dall'infezione è sempre meglio che niente anche perché costoro, in caso di contagio, rischiano molto meno delle persone anziane o con altre malattie pregresse.
 
Ma in ogni caso non mi stupirei che, giustamente, saranno in molti, al momento di firmare il loro consenso alla vaccinazione Covid, a dire di no quando gli si dirà che a loro è toccato il vaccino meno efficace, pretedendo, giustamente, di essere immunizzati con quello che funziona meglio.
 
Cesare Fassari
 
Post scriptum: oggi, 23 febbraio, il ministero della Salute ha diramato una circolare con la quale, recependo un nuovo parere del Comitato tecnico scientifico di Aifa, stabilisce che il vaccino AstraZeneca può essere offerto fino ai 65 anni (coorte 1956) compresi i soggetti con condizioni che possono aumentare il rischio di sviluppare forme severe di COVID-19 senza quella connotazione di gravità riportata per le persone definite estremamente vulnerabili”. Per la cronaca io sono della classe 1956 e, fortunatamente, non rientro tra le persone estremamente vulnerabili e quindi sarò vaccinato con AstraZeneca.
 
Post scriptum 2: ai primi di marzo sono stati resi noti nuovi dati che evidenziano l'efficacia del vaccino AstraZeneca pure negli over 80. Per questa fascia di età si rileva che una singola dose di vaccino ha un’efficacia di almeno l'80% nel prevenire le ospedalizzazioni, circa 3-4 settimane dopo la vaccinazione. Dimostrata anche una riduzione del 94% del tasso di ospedalizzazione per COVID-19 nella popolazione che ha ricevuto la prima dose di vaccino.
Sono senz'altro buone notizie e infatti il ministero della Salute ha deciso, sentito il Consiglio superiore di sanità, di estendere la vaccinazione con AstraZeneca a tutta la popolazione over 18, senza limiti di età, con esclusione delle sole persone estremamente vulnerabili per le quali si continuano a consigliare i vaccini mRna.
 
Bene. Resta il fatto che, al momento, i dati di efficacia generale di questo vaccino restano comunque molto più bassi di quelli a mRna.
 
Post scriptum 3. Buone notizie, di cui non posso che essere lieto e che in qualche modo ammorbiscono i giudizi e le perplessità espressi in questo articolo che nasce dall'analisi dei primi dati di efficiacia forniti su questo vaccino. Oggi (25 marzo) i risultati di un nuovo trial svolto negli Usa (dove il vaccino AstraZeneca non è ancora autorizzato) hanno evidenziato un'efficacia complessiva del 76% che sale all'85% per gli over 65 nonchè la conferma di nessuna evidenza pericolosa sula piano della sicurezza. Non posso che rallegrarmene... ma non potevate dircelo subito?
 
Post scriptum 4. Cari lettori, aggiungo ancora qualche nota a questo articolo ormai datato ma che continua a figurare tra i più letti ancora oggi.
Intanto confermo di aver concluso il mio ciclo vaccinale con AstraZeneca a fine maggio e che sia dopo la prima che la seconda dose non ho avuto particolari problemi.
Detto questo proprio oggi (9 giugno) si è riaperta la discussione su questo vaccino e in particolare sull’opportunità o meno di proporlo anche ai giovani come sta avvenendo in diverse regioni nei cosiddetti Open Day vaccinali.
Come sapete in Italia l'Aifa lo ha autorizzato per tutti gli over 18, inserendo però una raccomandazione “precauzionale” che consiglia di usarlo soprattutto per gli over 60.
A riaprire la discussione odierna è stato soprattutto il caso di una trombosi occorsa a una ragazza di 18 anni che si era vaccinata con AstraZeneca in un Open Day in Liguria.
Il nesso causale non è ancora dimostrato ma la preoccupazione c’è e lo stesso presidente del Css, nonché coordinatore del Comitato tecnico scientifico Franco Locatelli ha parlato di “un'attenzione suprema per cogliere tutti i segnali che possono allertare su eventuali effetti collaterali che portino a considerare dei cambiamenti di indicazione” per il vaccino anglo-svedese. 
 
Insomma il cammino del vaccino AstraZeneca sembra non trovare mai pace e ormai si dà quasi per scontato che per il futuro la UE non vi farà più ricorso pur essendone nel tempo state rivalutate le potenzialità di efficacia anche contro le varianti e in percentuali ben maggiori rispetto ai primi dati che hanno ispirato questo commento nell’ormai lontano 2 febbraio 2021.
2 febbraio 2021
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