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QS Edizioni - mercoledì 16 ottobre 2024

Lettere al Direttore - Veneto

I vandali in pronto soccorso  

di Enzo Bozza
Gentile Direttore,
quando ero un giovane virgulto di belle speranze nel mio paese meridionale, notavo al passaggio dell’allora medico condotto, dottor Ranaldo, due reazioni dei vecchi del paese: togliersi il cappello con un leggero inchino e un deferente buongiorno e un rapido segno della croce quando il medico era già passato. Due aspetti che caratterizzavano un’epoca. Il saluto deferente e ossequioso per quella figura quasi sacerdotale riconosciuta al medico depositario della Scienza, ma anche la consapevolezza del destino fatale di ogni uomo. Il segno della Croce diceva chiaramente che, comunque, la salute era nelle mani di Dio.

I tempi cambiano e, con questi, anche gli uomini, oggi nessuno inchino e nessuna fede. I medici e la Medicina si comprano con la garanzia della buona qualità della merce, soddisfatti o rimborsati, oppure si ricorre alle mani e ai calci negli stinchi. E’ stato totalmente dimenticato il principio che regola la “quasi” scienza medica per il quale, è assicurato il massimo impegno dei mezzi ma non il risultato. Non è detto che si guarisca e la morte può essere un esito, nonostante l’impegno dei medici. Il Fato spetta a Dio, non agli uomini. Ma gli uomini sono quelli che possono aggredire e menare le mani in pronto soccorso, rivendicando un diritto che in realtà non esiste.

Come si è arrivati a tutto questo? Con due semplici passaggi di stato: la cultura della mercificazione della Medicina per la quale io pago e voglio la “merce”, amplificata dalla progressiva privatizzazione e il progressivo deterioramento del servizio pubblico, responsabili anche i medici che hanno perso la voglia e la capacità di comunicare con i pazienti. Il secondo aspetto è legato al fallimento di quel filtro territoriale che è la medicina di base, ormai incapace di intercettare tutta quella utenza che poi finisce per affollare i pronto soccorso italiani con numeri ingovernabili e fuori contesto.

Il Pronto Soccorso è un’area critica dove il sovraffollamento fa lavorare male e genera conflitti e giustizialismo da borgata coatta. Militarizziamo le sedi di Pronto Soccorso: ogni sede deve avere un posto di polizia per scongiurare gli atti di violenza, ma questa è una parziale soluzione al problema, non del tutto efficace. Si pensi alle pagine di Tacito quando a proposito del console Ottaviano Augusto, scrive delle sue due doti: potestas e auctoritas. Sembrano due concetti simili ma non lo sono: potestas è il potere del ruolo, il console che si muove rimanendo nelle leggi del Senato e del popolo di Roma. L’auctoritas è l’autorevolezza riconosciuta da tutti al console, la stima legata al suo saper fare e da queste due doti, il titolo di augustus da augure, la dimensione quasi divina di Ottaviano, una devozione quasi religiosa.

E’ necessario che il medico recuperi potestas e auctoritas. Non dico che debba essere “augustus” con relativo segno della croce, ma lo Stato deve tutelare il ruolo istituzionale del medico e difendere il suo lavoro, non solo con le armi ma con l’educazione scolastica e culturale che metta fine alla tracotanza di quelli che reclamano diritti con calci e pugni. Una società si costruisce con la Cultura, mai con le armi e i pugni. Lo diceva Tacito duemila anni fa.

Enzo Bozza
Medico di base per i Comuni di Vodo e Borca di Cadore (BL)
11 settembre 2024
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