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Diritto al riposo. Parlano i colleghi dell’infermiere a rischio sanzione

10 FEB - Gentile Direttore,
ci inseriamo nel dibattito scaturito dopo la lettera del Segretario territoriale del Nursind di Ancona Giuseppino Conti  sul procedimento disciplinare aperto dall’Azienda ospedaliera di Ancona, nei confronti di un infermiere della sala operatoria, per non essersi presentato al lavoro poche ore dopo avere lavorato per otto ore in un turno notturno.

Noi siamo gli infermieri di quel blocco operatorio e quell’infermiere è un nostro collega.
Siamo rimasti senza parole quando abbiamo saputo del procedimento disciplinare. Siamo sempre stati estremamente collaborativi fino a rinunciare, nei fatti, a molti nostri minimi diritti contrattuali. L’azienda conosce molto bene il sacrificio a cui ci sottopone e di cui, a fini di conoscenza, portiamo a conoscenza dei suoi lettori.

Gli orari di lavoro sono gestiti, senza entrare in particolari troppo dettagliati, sia per i turnisti che per i diurnisti con metodologie contabili che, in caso di qualunque assenza, fanno generare “debito orario”. Un giorno di malattia o di ferie, per fare un esempio, genera 33 minuti di orario da “rendere” all’azienda. Ecco che siamo costretti a fare ulteriori turni aggiuntivi o, comunque prestazioni di lavoro straordinario per recuperare l’orario solo contabilmente non svolto.

Quando la pronta disponibilità cade nel giorno festivo, nonostante le pronunce giurisprudenziali ben note ai suoi lettori, non ci viene concesso il riposo compensativo dovuto costringendoci a lavorare per due settimana continuative senza un giorno libero.

E’ difficile conciliare la vita privata con simili pressanti orari. Quando chiediamo un giorno di ferie non programmato la risposta ci viene comunicata solo il giorno prima nonostante l’ampio preavviso vanificando spesso la richiesta.

Tutto, nei nostri confronti, è rigido. Siamo l’unico personale a cui non viene riconosciuto un minimo di flessibilità di orario. Sui nostri diritti si pretende rigidità di applicazione, sui nostri doveri si pretende, invece, ampia flessibilità: equipe operatorie spesso sotto i minimi quantitativi, cambi sala su specialità chirurgiche non proprie (quindi con personale non sempre all’altezza), prolungamenti frequenti degli orari di lavoro oltre il programmato ecc.

Le nostre lamentele potrebbero continuare ma ci fermiamo qui. L’ottanta per cento di noi ha chiesto il trasferimento dalla sala operatoria a qualunque altra unità operativa dell’ospedale.

A fronte di questo disagio e di questo “clima organizzativo” ci saremmo attesi politiche aziendali mirate a migliorare lo stato di cose esistente. La realtà invece ci consegna il fatto di un nostro collega che, preavvertendo non si presenta dopo quattordici ore di lavoro, di cui otto notturne, al turno pomeridiano con l’azienda che risponde con un procedimento disciplinare.

Ci ha fatto molto piacere la solidarietà del dott. Oriano Mercante, Segretario regionale dell’Anaao-Assomed, in quanto anche i colleghi della dirigenza medica sono spesso sottoposti a condizioni lavorative spesso non più tollerabili.

Siamo amareggiati dell’apertura del procedimento disciplinare verso un nostro collega per avere soltanto chiesto di riposare dopo aver lavorato tutta la notte in un contesto delicato come una sala operatoria di una grande azienda ospedaliera.

Gli infermieri della sala operatoria dell’Azienda ospedaliera di Ancona

10 febbraio 2017
© Riproduzione riservata

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