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Dopo il caso Ancona, il caso Marche

23 MAR - Gentile Direttore,
poco più di due settimane fa avevo segnalato qui su QS il caso Ancona, relativo alla brusca impennata di casi in Provincia di Ancona. Dopo i dati pubblicati qui ieri, è evidente che ci troviamo di fronte ad un caso Marche. Ieri, infatti,  la Regione  Marche era al primo posto sia come saturazione dei posti letto di area critica (61%) che di quelli di area medica (65%).
 
I dati fanno ancora più impressione quando la loro analisi parte da una conoscenza di contesto della situazione regionale delle Marche.
 
Infatti, il calcolo della saturazione dei posti letto di terapia intensiva  viene fatto includendo nel denominatore anche posti letto senza personale o in ospedali che non mettono a disposizione posti letto di terapia intensiva per i pazienti Covid. Inoltre, nella saturazione dei posti letto di area medica non si tiene conto dei 151 pazienti che ieri erano ancora in Pronto Soccorso.  In sostanza nelle Marche non è possibile garantire cure intensive a tutti pazienti che ne hanno bisogno e non è possibile ricoverare tutti coloro che necessitano di cure ospedaliere.
 
Di questa drammatica situazione, di cui si spera la “mitigazione” con l’arrivo della primavera così come avvenne l’anno scorso, colpiscono due cose.
 
La prima cosa che colpisce è l’aggravamento rapidissimo della situazione delle Marche in rapporto alla evoluzione della pandemia nelle altre Regioni. Prima di Natale rispetto alle altre Regioni le Marche erano all’ottavo   posto come incidenza settimanale di nuovi casi, all’ottavo come incidenza mensile dei ricoveri in terapia intensiva, al sedicesimo come incidenza mensile dei ricoveri negli altri reparti  e al  diciottesimo come tasso di mortalità mensile.
 
Ieri nelle elaborazioni del dott. Paolo Spada della pagina Facebook di Pillole di Ottimismo queste posizioni erano diventate rispettivamente la  quarta (nuovi casi), la  prima (ricoveri di area critica), la quinta (altri ricoveri) e la settima (mortalità).
 
La seconda cosa che colpisce è l’assenza di qualunque tipo di interpretazione di questa evoluzione da parte della Regione Marche. Non esiste nessun commento tecnico regionale a questi dati e nessuna interpretazione “politica” da parte della nuova Giunta insediatasi a settembre.
 
Eppure sono diverse le scelte che questa nuova Giunta ha fatto per caratterizzare la sua azione:
1. Il lancio prima di Natale della Operazione Marche Sicure per lo screening di massa con test rapido;
 
2. La (ri)apertura del Covid Hospital di Civitanova Marche collocato grazie ad un progetto della precedente Giunta in una Fiera con 84 posti letto, di cui 42 intensivi e 42 semintensivi;
 
3. La scelta di attendere quanto più possibile per la collocazione in zona rossa delle Province più colpite pur in presenza di una rapida crescita dei tassi di incidenza di nuovi casi;
 
4. La comunicazione ai cittadini orientata alla massima rassicurazione (tre esempi: lo screening di massa presentato come una iniziativa senza precedenti a livello internazionale, l’annuncio di una possibile immunità di gregge a maggio 2021 grazie alla produzione “locale” di vaccini, l’uso sperimentale degli anticorpi monoclonali da poco avviato).
 
Purtroppo lo screening di massa ha avuto una bassa adesione e forse ha fatto passare una sensazione di falsa sicurezza nei partecipanti, il Covid Hospital (già cattiva idea in partenza) ha succhiato risorse agli altri ospedali visto che non ne aveva di proprie e l’effetto combinato del ritardo nella adozione delle misure restrittive e della propaganda sempre molto ottimistica sembra aver favorito la circolazione del virus.
 
A questo punto sarebbe normale chiedersi: ma qual è la comunicazione dovuta ai cittadini di una Regione nel corso di una pandemia? Come possono i cittadini esercitare il loro diritto alla informazione sulle (e alla condivisione delle) scelte di chi li governa? Di questi “fenomeni” qui sommariamente descritti le Cabine di Regia centrali sull’andamento della pandemia a livello regionale si debbono limitare a registrare gli effetti  o possono/debbono intercettarne le linee di tendenza e prendere se del caso provvedimenti?
 
Imparare dai nostri errori è quello che secondo Einstein (citatissimo a questo riguardo) ci distingue dalle amebe. E siccome in questa pandemia di errori ne sono stati fatti tanti sfruttiamo questo tesoro di opportunità. Anche se noi marchigiani di alcuni di questi errori e dei loro presumibili effetti ne avremmo fatto volentieri a meno.
 
Claudio Maria Maffei
Coordinatore scientifico Chronic-on

23 marzo 2021
© Riproduzione riservata

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