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Trento. Paoli (Smi): “Non si scarichino sul territorio i problemi del Pronto Soccorso”

“Come se coloro che sono oberati di iperburocrazia e di centinaia di contatti giornalieri, non trovino posto per fare ancora di più (leggasi guardie mediche e medici di famiglia)”, dichiara il commissario Sindacato Medici italiani (Smi) replicando alla denuncia del referente Anaao, Mjriam Sanò, sulle difficoltà del Ps dell’ospedale Santa Chiara e ricordando che i medici del territorio non dispongono "dei mezzi, delle tecnologie e della strumentazione/materiale sanitario che dispone il dipendente gratis”.

16 GEN - Notiamo, non senza disappunto, che c'è chi, tra i sindacati della dirigenza medica trentina, non trova di meglio, come principale soluzione per sgravare i pronto soccorsi ospedalieri da codici verdi e bianchi, di indirizzarli al territorio. Come se coloro che sono oberati di iperburocrazia e di centinaia di contatti giornalieri, non trovino posto per fare ancora di più.(leggasi guardie mediche e medici di famiglia)”. Così Nicola Paoli, commissario Sindacato Medici italiani (Smi), replica alla denuncia del referente Anaao, Mjriam Sanò, sulle difficoltà del Ps dell’ospedale Santa Chiara.

“Noi, per esempio - spiega Paoli -, non disponiamo dei mezzi, delle tecnologie e della strumentazione/materiale sanitario che dispone il dipendente gratis. D'altra parte, a fronte di 1500 posti vacanti nella medicina d'urgenza in Italia, all'Ospedale del S.Chiara di Trento c'erano anche, in tempi recenti, Dirigenti medici Specialisti in Chirurgia/Medicina d'urgenza che non sono stati utilizzati, appropriatamente, neppure ai codici bianchi e verdi, ma piuttosto ‘reindirizzati' su altri lavori quali l'attività nelle carceri o la vaccinazione negli hub di igiene e sanità pubblica. A coloro, cioè, che dovrebbero essere assegnatari, come dice l'esponente sindacale, di politraumi, urgenze neurologiche, neurochirurgiche, cardiochirurgiche e di chirurgia vascolare!”.

“Stendiamo poi un pietoso velo - prosegue il commissario dello Smi - sul passato, in altre Giunte provinciali, quando si era prospettato l'invio di reumatologi e infettivologi dirigenti medici, non giustificate normativamente, in pronto soccorso di ospedale periferico. Senza scordare che, ai tempi dell'ex assessore alla salute Andreolli si era, da parte pubblica, addirittura ipotizzato, a bordo delle ambulanze infermieri con telecamera in testa collegata con il Trentino emergenza di Trento. Perché solo in Trentino, di tutte le Regioni italiane, non esiste sul territorio il servizio di Emergenza sanitaria territoriale convenzionata/dipendente con sedi e punti di primo intervento di valle, azzerati nei primi anni duemila. Come non esiste l'indirizzo specifico in Emergenza sanitaria territoriale nella Scuola di Formazione specifica in Medicina Generale di Trento ma solo corsi di base.E neppure è stato mai indetto, negli ultimi 15 anni, un Corso per l'idoneità in Emergenza sanitaria territoriale che dà diritto ad avere un diploma, per i medici convenzionati, per lavorare a fianco di quelli ospedalieri”.

Paoli conclude ricordando che sono già stati sottoposti “l'anno scorso, alla APSS di Trento progetti vari per interessare la medicina generale all'interno dei campi dei codici bianchi e verdi di pertinenza ospedaliera. Un progetto è stato accettato a fine anno dal Comitato ex art.12 aziendale e stiamo implementandolo in accordo con il dr. Mariotti. Le notizie provenienti da Bezzecca in questi giorni , che hanno visto l'interessamento sia dell'Assessore Segnana che del dr. Ferro, depongono già per un interessamento specifico dei nostri medici del territorio sul Pronto soccorso dell'Ospedale di Arco, senza dimenticare Trento e le altre vallate resesi disponibili a suo tempo”.

Per Paoli “ci vorrebbe solo buona volontà e rispetto per le tutte le figure del territorio”.

16 gennaio 2023
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