Punti nascita sotto soglia in montagna. Vanno davvero tenuti aperti?
11 GIU -
Gentile Direttore,nel novembre 2018 la Giunta della Provincia Autonoma di Trento adottava “il percorso nascita territoriale e la rete dei punti nascita”, quale modello dell’area materno-infantile. Nell’agosto 2024, Lucia Maestri, consigliera provinciale del PD, sollevava dubbi sull’opportunità di mantenimento dei punti nascita periferici: “... pare che il ‘punto nascita’ di Cavalese sia destinato a sprofondare sotto la soglia dei cento parti all’anno”. Ai dubbi di Lucia Maestri, l’assessore alla salute Tonina, ha recentemente risposto: “Punti nascita, si va avanti”.
Per quanto le Regioni e/o le Province autonome abbiano autonomia nella scelta dei punti nascita da chiudere e/o mantenere aperti, è giusto interrogarsi rispetto alle motivazioni che dovrebbero orientare tali scelte.
Nel primo periodo del 2025, nel punto nascita dell’Ospedale di Cavalese ci sono stati 68 parti e 81 parti all’Ospedale di Cles. La proiezione su base annuale è di circa 160 parti a Cavalese e di circa 190 parti a Cles. Se la soglia stabilita è di 1.000 parti - in deroga 500 - c’è da chiedersi, nel mantenerli aperti, se la matematica sia un’opinione.
Secondo Agostino Depretis «… tutte le opinioni sono rispettabili ma l’aritmetica non è un’opinione» quando, come parlamentare, rifiutò di diventare ministro sostenendo che imposte fondamentali per l’erario, non potevano essere abolite senza nuove entrate fiscali.
Ricordiamo tale episodio perché riteniamo che non solo la logica ma anche l’etica e la coerenza dovrebbero orientare le scelte politiche.
Sui numeri si soffermano anche le Società scientifiche dell'area ostetrica e pediatrica sostenendo che i “punti nascita sotto soglia” non sono in grado di garantire la migliore esperienza clinica e l'organizzazione necessarie per prevenire, ed eventualmente affrontare, le situazioni a rischio che si potrebbero verificare sia per la madre che per il neonato.
Di rischio parlava anche la citata delibera del 2018: “… l’area materno infantile rappresenta oggettive condizioni di rischio intrinseco connesse ai servizi di assistenza alla gravidanza e al parto”.
Se risulta evidente che la scarsa casistica che coinvolge l’intera équipe di un punto nascita a bassa natalità, si ripercuote inevitabilmente sulla sicurezza della struttura e se la matematica non è un’opinione e i rischi sono reali, quale ragione politica fa sì che si ritenga “prioritario garantire l'attività” di un punto nascita sotto soglia?
Evidentemente vi sono altri aspetti che devono essere presi in considerazione. Ad esempio, le azioni di contrasto allo spopolamento delle aree montane rappresentano una delle priorità dell’azione del governo provinciale ed il mantenimento dei servizi, in particolare quelli sanitari, ne sono parte integrante.
Al riguardo, la Giunta provinciale, nel 2019, promuoveva gli “Stati generali della Montagna” al fine di “fare emergere temi, proposte e quesiti decisivi per costruire le politiche di intervento dal territorio per il territorio”.
La necessità del mantenimento in attività dei punti nascita quale fattore rilevante atto a garantire l’accesso ai servizi a chi vive nelle aree marginali di montagna non emergeva da tali approfondimenti, anche perché, come ricorda la Presidente trentina dell'Ordine delle Ostetriche, Serena Migno: “Sono tante le donne di quelle valli che decidono di partorire a Trento”.
Sull’importanza della presenza dei punti nascita, il Consiglio di Stato, in una sentenza, ha affermato che è necessaria “un’organizzazione finalizzata all’obiettivo di garantire ad ogni gestante ed ad ogni neonato il massimo della qualità delle cure e non necessariamente la vicinanza del punto nascita”. In Trentino il tasso di adesione al Percorso nascita è particolarmente elevato raggiungendo il 93% delle donne in gravidanza. La Provincia di Trento è al primo posto in Italia per la partecipazione a questo programma di assistenza alla gravidanza che, dalla chiusura dei punti nascita, non solo sarebbe in grado di preservare i professionisti dai rischi collegati al lavoro in situazioni di mancata sicurezza, ma comporterebbe anche un valore aggiunto andando ad incrementare, con gli stessi professionisti, le attività del Percorso nascita, arginando in parte la difficoltà di reperire personale qualificato.
Rispetto al richiamo all’importanza dell’organizzazione il sistema dei trasporti sanitari trentino, con due elicotteri di giorno e uno di notte, con anestesista rianimatore, infermiere e se necessario anche l’ostetrica, è in grado di garantire sempre, in ogni situazione, la migliore assistenza alle partorienti e ai neonati, con costi sostenibili.
Il binomio sicurezza e costi è chiaro nelle parole del dottor Pedrotti, decano della neonatologia trentina, quando, riferendosi ai punti nascita di Cles e Cavalese, afferma: “Purtroppo i politici guardano alle prossime elezioni e non al dopo. Occorre cercare la sicurezza del bambino, poi quando emerge l’aspetto economico relativo a questi punti nascita, credo sia uno scandalo vero e proprio”. Costi che, ricordiamo, quadruplicano partorendo a Cles/Cavalese rispetto a Rovereto/Trento.
“Esercitare la medicina in autonomia di giudizio e responsabilità di comportamento contrastando ogni indebito condizionamento che limiti la libertà e l'indipendenza della professione” è il giuramento che ogni medico fa ad inizio della propria attività professionale, giuramento finalizzato a non ledere quel diritto alla salute, costituzionalmente garantito, con buona pace della politica.
Dr. Fulvio Campolongo Presidente Associazione Nazionale Primari Ospedalieri A.N.P.O.- Provincia di Trento
11 giugno 2025
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