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Difterite, tetano, pertosse. In Puglia la rete del territorio sarà protagonista


Le indicazioni sulla vaccinazione anti-difterite, tetano e pertosse dell’adulto contenute nei documenti di riferimento nazionali e regionali necessitano di tradursi in azioni di successo sul territorio. Il tema al centro dell’incontro organizzato a Bari da Quotidiano Sanità, in collaborazione con la Regione Puglia, con l’obiettivo di coinvolgere tutte le figure professionali dei settori di competenza 

16 OTT - Le indicazioni sulla vaccinazione anti-difterite, tetano e pertosse dell’adulto contenute nei documenti di riferimento nazionali e regionali necessitano di tradursi in azioni di successo sul territorio. In particolare, il riferimento principale deve guardare con estrema attenzione ad alcuni target particolari come quello delle Donne in gravidanza e dei neo-genitori, dei Lavoratori (a cominciare dagli operatori sanitari), dei Pazienti che accedono al Pronto Soccorso nonché, più in generale, della Popolazione generale per i fondamentali richiami decennali.
 
Questi i temi al centro dell’incontro organizzato a Bari da Quotidiano Sanità, in collaborazione con la Regione Puglia, con l’obiettivo di coinvolgere tutte le figure professionali dei settori di competenza per i già citati target, per condividere i possibili percorsi di miglioramento dell’offerta vaccinale nella regione. Una sorta di “Pit-Stop” dedicato alla governance di questo particolare gruppo di vaccinazioni che è servito, sempre per usare un termine del gergo automobilistico a tracciare una “Road-Map”. All’incontro, sostenuto incondizionatamente da Sanofi Pasteur hanno partecipato, oltre a molti operatori del territorio, Vito Montanaro, Direttore Dipartimento Promozione della Salute, del Benessere e dello Sport per tutti Regione Puglia, Antonio Tommasi, Dirigente Servizio Promozione della Salute e Sicurezza nei Luoghi di lavoro, Rosa Prato, Commissione Regionale Vaccini, Cinzia Germinario, Osservatorio Epidemiologico Regione Puglia, Maria Chironna, Igiene Università di Bari, Giuseppe Loverro, Ginecologia Università di Bari,  Giuseppina Turco, Dip. Prevenzione Lecce, Luigi Vimercati, Med. Lavoro Università di Bari, Domenico Martinelli, Igiene Università di Foggia,  Ignazio Aprile, Fimmg, Vito Domenico Novielli, Federfarma, Cinzia Moret Iurilli, Simeu, Rosita Cipriani, Prev. Asl taranto
 
Quello delle vaccinazioni è un fronte molto importante per la Regione Puglia per il quale, come ha sottolineato Vito Montanaro, “stiamo cercando sul territorio, a tutti i livelli, partner etici alleati perché da soli è sostanzialmente impossibile, come organizzazione pubblica, perseguire in toto quanto chiesto dalle norme nazionali. Per questo sono necessarie alleanze con i medici di medicina generale, con le farmacie del territorio, con tutti quei partner che, per ragioni di carattere storico/professionale sono coinvolti e possono aiutarci ad aumentare le coperture vaccinali. Il problema è certamente e in primis organizzativo, ma anche culturale e di disseminazione di una maggiore sensibilità”.
 
A giudizio di Rosa Prato le vaccinazioni anti difterite, tetano e pertosse rappresentano delle vere e proprie sfide che dovranno vedere protagonisti tutti, nei prossimi mesi. “Quanto di bello e importante è stato scritto nei Piani nazionale e regionale devono tradursi in atti concreti sul territorio. Ma nulla potrà essere fatto senza le alleanze che sono state descritte precedentemente, con le farmacie certamente ma anche e soprattutto con gli specialisti. Abbiamo dei dati buoni per l’età pediatrica che come Regione supera il 92% ma abbiamo ancora qualche problema con gli adolescenti su cui viaggiamo intorno al 72% con conseguente necessita di strategie ad hoc. Per gli adulti abbiamo cominciato a lavorare con ARES Puglia che è depositaria del mandato istituzionale di disegnare i percorsi diagnostici terapeutici e a tal proposito è stato licenziato a Maggio il PDTA sul percorso nascita dove è stato inserito tutto il piano vaccinale delle donne in gravidanza oltre che per i nascituri.  Ma altra sfida che ci attende riguarda gli obblighi vaccinali degli operatori sanitari ed alla Commissione Vaccini spettava il compito di redigere, dopo la legge, i protocolli che indicano le vaccinazioni obbligatorie per le diverse mansioni operative con il coinvolgimento degli specialisti della Medicina del lavoro. Per raggiungere la popolazione generale, infine, è fondamentale la collaborazione della della medicina generale”.
 
Donne in gravidanza e vaccinazioni
Quello delle vaccinazioni DTPa, secondo Maria Chironna, “è un percorso tanto importante quanto in salita, perché caratterizzato da un target difficile da raggiungere. Abbiamo una copertura vaccinale a livello nazionale di poco più dell’1,5 %, con delle buone pratiche spot, e questo significa che c’è tanto da lavorare. In Europa parliamo del 35% in America del 60%, un’evidenza chiara secondo cui se la vaccinazione in gravidanza viene raccomandata e contestualmente offerta, la compliance aumenta e anche la copertura. Abbiamo quindi pensato ad un setting vaccinale differente per raggiungere queste donne, un laboratorio On site, cioè collocato presso le cliniche ginecologiche. Alcune indicazioni, molto interessanti, emergono da questa esperienza: per vaccinare le donne in gravidanza serve tempo. Hanno necessità di un counceling prima di arrivare, forse, alla vaccinazione.  Molte di loro sono “esitanti” e le incertezze sono legate alla paura di danneggiare il bambino agli eventi avversi, al profilo di sicurezza ed efficacia dei vaccini e, non ultima a un’errata percezione del rischio delle malattie infettive”. Di qui la necessità di fare comunicazione e cultura a 360 gradi, all’interno delle famiglie, da parte del personale sanitario, nelle prescrizioni del ginecologo. 
Sulla stessa linea e con un focus particolare sul ruolo fondamentale del ginecologo è intervenuto Giuseppe Loverro secondo cui in Italia non c’è sostanzialmente nulla in termini di strategie ad hoc per le donne in età fertile o in gravidanza per migliorare le vaccinazioni. Su questo fronte il ginecologo ha un ruolo fondamentale e deve assumersi la responsabilità di prescrivere e magari anche somministrare la vaccinazione perché solo così la donna può accettarla. La vaccinazione in gravidanza e argomento molto delicato e comunque non può avere un proprio percorso che non sia di sinergia e unione tra centro vaccinale, ambulatori, ginecologi privati. 
 
Vaccinazioni negli ambienti di lavoro, a cominciare da quelli sanitari
Un altro fronte molto importante è quello degli ambienti di lavoro, con particolare riferimento alle strutture sanitarie e, quindi, alle vaccinazioni degli operatori sanitari
La Regione Puglia era partita molto bene con una Legge Regionale, poi impugnata dal ministero per incompetenza da parte delle regioni a intervenire su una norma che prevede un intervento di sanità pubblica, si trova ora ad intervenire in maniera operativa dopo che è stata legittimata costituzionalmente. Su un tema come questo non ha dubbi Luigi Vimercati, secondo cui la vaccinazione degli operatori sanitari deve essere obbligatoria poiché sono tra i primi punti di contatto con cittadini, pazienti, soprattutto a rischio. Nella nostra esperienza presso il Policlinico di Bari” ha raccontato Vimercati ”quando un operatore si è rifiutato di farlo, nell’ambito di una precisa azione di sorveglianza sanitaria e in accordo con la direzione aziendale, è stato allontanato dalla sua mansione. Dobbiamo pertanto prenderci le nostre responsabilità e svolgere alla luce delle più recenti pubblicazioni scientifiche tutte le azioni possibili, nella convinzione che attività di sorveglianza sanitaria fatta in un certo modo portano a risultati positivi. Chiudendo il cerchio” ha concluso “con consolidate attività di offerta vaccinale direttamente nei reparti”. 
 
I richiami decennali
Il richiamo decennale, oltre ad essere importante per la vaccinazione a cui si riferisce, secondo Domenico Martinelli “è estremamente utile anche per richiamare le persone, soprattutto le più anziane, ad una valutazione sulla necessita di proporne altre.  In quest’ottica diventa importante consolidare una vera e propria sinergia tra chi deve ricordare e chi deve accogliere la “domanda” e, in questo, anche il ruolo del farmacista diventa per esempio fondamentale”. In ogni caso, ha quindi ribadito dal canto suo Ignazio Aprile “dovremmo essere molto più chiari e decisi: il paziente adulto deve vaccinarsi e non considerare questa azione di prevenzione come una semplice offerta, un’opzione da accogliere o meno a sua scelta.  Esiste un calendario vaccinale dell’adulto in cui dobbiamo credere, ed è importante dare anche al paziente uno strumento validato dove verificare se ha fatto o meno quanto doveva, per esempio un libretto vaccinale dell’adulto…”  
 
Le dinamiche del Pronto Soccorso
Anche il Pronto Soccorso, infine, è uno degli ambiti strategici dove la governance di alcune vaccinazioni può trovare soluzioni o, viceversa, impedimenti. I medici di urgenza sono sicuramente elementi cardine poiché spesso hanno a che fare con il rischio di infezioni da tetano. Ad oggi, ha sottolineato Cinzia Moret Iurilli abbiamo a disposizione solo il siero e non avere il vaccino è un limite perché bisogna demandare il tutto al centro di igiene per la vaccinazione, convincendo il paziente a recarvisi. Nelle dinamiche di urgenza questo tipo di gestione non è efficace perché il paziente alla fine, distratto magari dall’emergenza del momento, molto raramente giunge poi al servizio vaccinale. 
Il secondo problema fondamentale del Pronto Soccorso, ha quindi concluso Rosita Cipriani, “consiste nella difficoltà di conoscere i dati vaccinali del paziente che vi giunge e, quindi, non sapere come meglio operare o consigliare in tal senso. Una tessera sanitaria da cui sia possibile risalire allo storico vaccinale dell’adulto sarebbe molto importante e ci aiuterebbe in molte situazioni”. 

16 ottobre 2019
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