Senese (Smi): “Non è meglio che le sedi di queste Unità speciali siano separate dalla Continuità assistenziale ordinaria?”
17 MAR - Il Sindacato Medici Italiani si chiede se sia corretto che la sede delle Unità Speciali della Continuità assistenziale per il Coronavirus sia la stessa postazione della Continuità Assistenziale già presente sul territorio. Il dubbio dello Smi è che tale scelta potrebbe contribuire a creare un serbatoio con un potenziale pericoloso di super-diffusore di infezione da Covid-19. Da qui la domanda se non sarebbe più giusto e più sicuro diversificare le sedi sul territorio in modo da non creare sovrapposizioni di percorsi.
“I medici che ne faranno parte, su base volontaria, saranno muniti di tutti i Dpi previsti per tale tipologia di attività o si assisterà, come sempre accade, solo ad un moltiplicarsi di delibere aziendali, distrettuali e/o regionali senza che nulla di concreto venga fatto per la sicurezza degli operatori e della stessa utenza?", si chiede ancora
Giovanni Senese, Responsabile Nazionale per la Continuità Assistenziale del Sindacato, rimarcando che "a pochi giorni dalla nascita di tali Unità i medici di Continuità Assistenziale chiedono le garanzie di sicurezza che da sempre gli vengono solo promesse".
17 marzo 2020
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