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Intervista a Lorenzo D’Antonio: “Sfida sarà aumentare le iscrizioni nelle liste di attesa per trapianto”

di E. C.

19 GEN - Il coordinatore del Centro Regionale Trapianti (CRT) della Sardegna Lorenzo D’Antonio, commenta con Quotidiano Sanità i nuovi dati sull’attività di trapianto in Sardegna: “Quest’anno è andata abbastanza bene, siamo abbastanza soddisfatti, abbiamo numeri in deciso recupero rispetto al 2020. E su certi aspetti anche migliorativi rispetto al 2019. Questo perché nel 2021 abbiamo migliorato molto con le segnalazioni, abbiamo avuto 109 segnalazioni rispetto alle 80 del 2020 e alle 92 del 2019. Un ‘record’ potremo dire da quando è cominciata questa attività in Sardegna”.

“La segnalazione di un potenziale donatore – spiega il coordinatore -, ovvero di un soggetto che è in morte encefalica, è un dato importante perché segnala l’attenzione del sistema riguardo a questo settore della medicina, a questa tipologia di cura. Parte infatti tutto dalla segnalazione: nel momento in cui viene comunicata la morte cerebrale di una persona, si mette in moto tutto un meccanismo che può portare o meno al prelievo e al trapianto”.

“Altro dato positivo – prosegue il dirigente medico specialista - è il recupero sui trapianti, perché rispetto al 2020 abbiamo avuto il 27% di trapianti in più. Ciò tenuto conto dello ‘stress test’ con cui si potrebbe definire questo periodo per la nostra Sanità considerata la ben nota emergenza che stiamo attraversando. Aspetti che ci rendono ottimisti, perché comunque prendiamo questi dati come base per proiettarci al futuro, per quelli che possono essere i progetti, i programmi, gli obiettivi per il 2022, e siamo quindi moderatamente ottimisti sul fatto che c’è margine per poter migliorare”.

D’Antonio si sofferma poi sugli organi prelevati in Sardegna ma che sono stati costretti a cedere ad altri centri trapianti in altre regioni italiane. A tal proposito sottolinea: “C’è un certo numero di organi che non abbiamo potuto allocare nel nostro territorio perché non avevamo riceventi idonei, o non avevamo proprio i riceventi per gruppo. Questo cosa significa. Che la ‘criticità’ per noi in questo momento è quella di implementare le nostre liste di attesa. Perchè a fronte di questo sforzo che stiamo facendo, che il sistema sta facendo per intercettare e segnalare il più possibile i potenziali donatori, è altresì necessario in parallelo intercettare il più possibile anche i pazienti che sono affetti da insufficienze epatiche e renali per poter offrire loro l’opportunità di cura attraverso il trapianto”.

“Il fatto che quest’anno si sia sostanzialmente azzerata la lista da noi – continua a spiegare il coordinatore -, è un dato certamente eccezionale, ma non significa che io non abbia pazienti ai quali potrei comunque offrire una possibilità di cura con il trapianto. Significa semplicemente che il sistema in questo momento fa fatica ad inviare tutti i possibili candidati malati al centro trapianto. Quindi il lavoro che noi dobbiamo fare è quello di creare una rete tra tutte le medicine, le patologie, le nefrologie del territorio, in maniera tale che i colleghi medici, il sistema sanitario in generale, sia in grado di poter offrire al paziente anche questa tipologia di cura. Ma anche di far si che il processo determini l’iscrizione in lista, cercando magari di rendere, da parte del sistema, più rapido tutto l’iter che è necessario fare per iscrivere il paziente in lista. Ad esempio, sarebbe importante se potessimo effettuare un trapianto di rene prima che il paziente entra in dialisi e si trova ad essere più fragile. Si parla dei cosiddetti pazienti ‘pre-emptive’, ossia pazienti con una insufficienza renale cronica ma non ancora entrati in dialisi, nei quali è stato visto che intervenire prima della dialisi offre delle migliori chance di riuscita del trapianto stesso. La malattia è progressiva, è solo una questione di tempo. Eseguire pertanto il trapianto su questa tipologia di paziente ha un doppio vantaggio: il primo perché lo curi, il secondo perché il trapianto stesso ha migliori chance di riuscita da un punto di vista della salute del paziente e dell’organo”.

“L’impegno di questo anno deve essere dunque proprio improntato a questo – evidenzia il dirigente medico specialista -. A fronte degli ottimi risultati che abbiamo avuto come segnalazioni e ‘procurement’ di organi in senso lato, dobbiamo anche far in modo di poter utilizzare questi organi sui nostri pazienti sardi. Avere delle liste tali quindi per allocare tutti gli organi che sistema sanitario sardo riesce a procurare rappresenta un punto cruciale per l’attività donazione/trapianto della Sardegna e per consentire all’isola di fare il salto di qualità tale perchè possa diventare anche una regione modello da questo punto di vista, giacché non ci mancano le potenzialità e i numeri. In considerazione, inoltre, del nostro sistema sanitario regionale e quindi di tutti gli sforzi anche da un punto di vista economico, di risorse umane e finanziarie, che la Regione mette in campo per questo tipo di cura”.
 
Quotidiano Sanità ha posto al coordinatore del Centro regionale Trapianti anche altre domande:

Dott. D’antonio, ci sono stati casi di trapianti con pazienti  che hanno ricevuto organi da persone decedute e che sono risultate positive al Covid-19, ma asintomatiche?
“In Sardegna non abbiamo avuto casi di donatori Covid-19 positivi dei quali abbiamo poi utilizzato degli organi. E’ però cambiato oggi l’approccio verso questa tipologia di donatore, le conoscenze che abbiamo adesso si sono evolute. Da un punto di vista del sistema della rete nazionale ora noi valutiamo anche potenziali donatori Covid-19 positivi. Ovviamente sono dei potenziali donatori che non devono essere deceduti per Covid-19, ma sono dei pazienti che muoiono per emorragia cerebrale ad esempio, per una problematica comunque neurologica, e che risultano positivi al Covid-19. Su questa tipologia di donatori, la scienza ci consente di valutarli per certe tipologie di organo e trapianto, e tenuto conto sempre dei criteri di urgenza, su determinati riceventi abbiamo anche questa possibilità. In proposito, dagli esperti del centro nazionale trapianti è stato messo a punto un protocollo”.

L’attività prevista con la convenzione con il Piemonte per il trapianto del Polmone a pazienti sardi, a che punto è?
“La convenzione è stata stipulata nel febbraio 2021, ma per renderla operativa al 100% ci vorrà del tempo. Abbiamo pazienti sardi che sono iscritti in più liste di attesa di centri di trapianto di polmone in tutta Italia. Con questa convenzione il nostro SSR si preoccupa di tutta la fase pre trapianto e poi anche della fase post trapianto. Per il post trapianto infatti la nostra rete si sta organizzando per avere cura di questo tipo di paziente”.

E’ risaputo della carenza di personale. Il vostro Centro ne ha risentito?
“Anche il nostro centro trapianti ne ha risentito, perché ovviamente, anche in questo momento, alcuni nostri coordinatori sono risultati positivi se pur asintomatici, quindi comunque in quarantena. Poi abbiamo qualche altra situazione di altro genere. Siamo anche noi indubbiamente in una situazione di ‘stress test’. Devo dire tuttavia che la professionalità dei nostri coordinatori da un certo punto di vista ci tranquillizza. Dall’altro abbiamo comunque fatto presente del problema a chi è deputato all’organizzazione e alla cura del personale perchè pur consapevoli del momento particolarmente difficile e critico, che ci auguriamo prima o poi debba finire, vogliamo e abbiamo necessità di implementare i nostri numeri”.
 
Elisabetta Caredda

19 gennaio 2022
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